Nella Solennità dell’Annunciazione del Signore, Russia e Ucraina consacrate al Cuore Immacolato di Maria

L'Arcivescovo Corrado dice "Indigniamoci dinanzi a ogni forma di male e di violenza. Dinanzi a questa ennesima nefasta guerra" e cita le parole del Cardinal Lercaro: «La Chiesa non può essere neutrale di fronte al male, da qualunque parte pervenga, la sua via non è la neutralità, ma la profezia»

Nella Solennità dell’Annunciazione del Signore, Papa Francesco ha consacrato nella Basilica Vaticana il mondo intero, e in particolare la Russia e l’Ucraina, al Cuore Immacolato di Maria. Nella Chiesa Cattedrale di Palermo l’Arcivescovo Mons. Corrado Lorefice ha presieduto una Celebrazione Eucaristica alla quale sono stati invitati tutti i presbiteri e i rappresentanti degli ordini religiosi maschili e femminili presenti nell’Arcidiocesi. Al termine della celebrazione l’Arcivescovo ha recitato il testo dell’apposita preghiera preparata dal Sommo Pontefice.

Omelia

L’Annunciazione a Maria manifesta la dismisura, l’eccesso dell’amore di Dio. Maria è la ‘super graziata’, la ricolmata di grazia. Lei ne prende consapevolezza, fino a riconoscere che Dio ha considerato la sua pochezza, la sua bassezza, come dirà a casa della cugina Elisabetta: «Ha guardato l’umiltà della sua serva» (Lc 1,49).

L’angelo che irrompe in quella piccola casa di Nazareth, di quel villaggio sperduto della terra della contaminazione che è la Galilea, dice prima di tutto la pura grazia di un Dio che raggiunge le case dove abitano uomini e donne ordinari, non i palazzi dei grandi delle capitali di questo mondo.

Nella lettera agli Efesini si legge che Dio Padre in Gesù «ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella
carità» (1,4). La grazia oltrepassa i cieli e irrompe nel divenire del tempo, dentro il pulviscolo dei secondi che scansionano la giornata umana, e si posa su un fragile fiore di campo quale è la vita di un uomo e di una donna.

Un Dio che si incarna nel grembo di una donna, che entra nella casa comune degli uomini, che scende sempre, che abbatte le distanze. Come era sceso a passeggiare nel giardino paradisiaco, pensato e creato dalla mente e dalla parola creatrice di Dio per la gioia dell’umanità di ogni tempo.

Eppure in quel giardino prevalsero il sospetto e l’orgoglio. La brama riuscì a sminuire la grandezza della creaturalità, la bellezza della relazione tra la creatura e il Creatore. Sospetto e concorrenza prevalsero sulla fiducia. Non più l’eccomi dell’incontro bensì il diniego del nascondimento. Il giardino fecondo si trasformò in arido e impervio suolo da vangare nella fatica e nel sudore. Il ritorno del cosmo nel caos. Dalla pace paradisiaca alla violenza fratricida.

Con l’annunciazione Dio ritorna a camminare tra gli uomini, nella terra. L’annunciazione ci racconta la caparbietà di Dio, del suo amore redentivo. Il Dio che continua a credere nel cosmo, che non si rassegna al caos. L’eccomi di Maria e di Gesù sono l’inizio della nuova creazione. Entrambi offrono se stessi, il loro corpo: «Un corpo invece mi hai preparato. Allora io ho detto: Ecco io vengo per fare, o Dio, la tua volontà» (Eb 10,5.7.9; ). «Nel rotolo del libro su di me è scritto di fare la tua volontà» (dal Sal 39).

L’eccomi di Maria e di Gesù continui nel nostro eccomi. Uniamoci al loro eccomi. Ogni eccomi – di quanti abbiamo ricevuto un corpo – contribuisce alla sconfitta del male. Pronunciamo il nostro eccomi. Mettiamoci a disposizione di Dio. «Non ci avete mai pensato che se qualcuno di voi, quando qualcuno di voi, dice “eccomi”, “ci sono”, “ci sono per te”, nasce la vita, nasce una speranza. Perché dire “ci sono”, “ci sono per te” è il contrario del “tirarsi indietro”, del fregarsene, del non prendersi una responsabilità, tutti atteggiamenti che generano morte, è il coraggio di rispondere: “ci sono, eccomi”. Anche il mondo che ci sta attorno, anche la chiesa, anche la società sarebbero diverse se tutti ogni giorno dicessimo: “Ci sono, prendo la mia responsabilità”» (Don Angelo Casati).

Indigniamoci dinanzi a ogni forma di male e di violenza. Dinanzi a questa ennesima nefasta guerra. «La Chiesa non può essere neutrale di fronte al male, da qualunque parte pervenga, la sua via non è la neutralità, ma la profezia» (Card. G. Lercaro, Omelia, 1 gennaio 1968). Diamo voce alla profezia dell’eccomi, perché sia eco dell’eccomi di Dio al mondo. Ogni eccomi sostiene la certa speranza che non prevarrà il male nel mondo amato da Dio, che non dominerà l’odio e la violenza generati dalla brama e dal delirio di onnipotenza che si annida nei cuori di tanti.

Nell’eccomi di Maria, il nostro eccomi. La vittoria della grazia, del bene, dell’armonia, della pace. L’eccomi è il canto dei redenti, di chi danza con il cuore in festa per l’inizio dei cieli nuovi e della terra nuova deflagrato nel grembo della vergine di Nazareth, la Madre che rimane salda anche sotto la croce. Il canto dei costruttori di pace, dei non violenti, dei puri di cuore e dei piccoli di Dio.

Coinvolgiamoci fattivamente nell’atto di affidamento dell’umanità e specialmente della Russia e dell’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria voluto dal S. Padre. Pronunciamo davanti a Dio, qui ed ora, il nostro fiat, il nostro eccomi.

ATTO DI CONSACRAZIONE AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

 25 MARZO 2022

O Maria, Madre di Dio e Madre nostra, noi, in quest’ora di tribolazione, ricorriamo a te. Tu sei Madre, ci ami e ci conosci: niente ti è nascosto di quanto abbiamo a cuore. Madre di misericordia, tante volte abbiamo sperimentato la tua provvidente tenerezza, la tua presenza che riporta la pace, perché tu sempre ci guidi a Gesù, Principe della pace.

Ma noi abbiamo smarrito la via della pace. Abbiamo dimenticato la lezione delle tragedie del secolo scorso, il sacrificio di milioni di caduti nelle guerre mondiali. Abbiamo disatteso gli impegni presi come Comunità delle Nazioni e stiamo tradendo i sogni di pace dei popoli e le speranze dei giovani. Ci siamo ammalati di avidità, ci siamo rinchiusi in interessi nazionalisti, ci siamo lasciati inaridire dall’indifferenza e paralizzare dall’egoismo. Abbiamo preferito ignorare Dio, convivere con le nostre falsità, alimentare l’aggressività, sopprimere vite e accumulare armi, dimenticandoci che siamo custodi del nostro prossimo e della stessa casa comune. Abbiamo dilaniato con la guerra il giardino della Terra, abbiamo ferito con il peccato il cuore del Padre nostro, che ci vuole fratelli e sorelle. Siamo diventati indifferenti a tutti e a tutto, fuorché a noi stessi. E con vergogna diciamo: perdonaci, Signore!

Nella miseria del peccato, nelle nostre fatiche e fragilità, nel mistero d’iniquità del male e della guerra, tu, Madre santa, ci ricordi che Dio non ci abbandona, ma continua a guardarci con amore, desideroso di perdonarci e rialzarci. È Lui che ci ha donato te e ha posto nel tuo Cuore immacolato un rifugio per la Chiesa e per l’umanità. Per bontà divina sei con noi e anche nei tornanti più angusti della storia ci conduci con tenerezza.

Ricorriamo dunque a te, bussiamo alla porta del tuo Cuore noi, i tuoi cari figli che in ogni tempo non ti stanchi di visitare e invitare alla conversione. In quest’ora buia vieni a soccorrerci e consolarci. Ripeti a ciascuno di noi: “Non sono forse qui io, che sono tua Madre?” Tu sai come sciogliere i grovigli del nostro cuore e i nodi del nostro tempo. Riponiamo la nostra fiducia in te. Siamo certi che tu, specialmente nel momento della prova, non disprezzi le nostre suppliche e vieni in nostro aiuto.

Così hai fatto a Cana di Galilea, quando hai affrettato l’ora dell’intervento di Gesù e hai introdotto il suo primo segno nel mondo. Quando la festa si era tramutata in tristezza gli hai detto: «Non hanno vino» (Gv 2,3). Ripetilo ancora a Dio, o Madre, perché oggi abbiamo esaurito il vino della speranza, si è dileguata la gioia, si è annacquata la fraternità. Abbiamo smarrito l’umanità, abbiamo sciupato la pace. Siamo diventati capaci di ogni violenza e distruzione. Abbiamo urgente bisogno del tuo intervento materno.

Accogli dunque, o Madre, questa nostra supplica.

Tu, stella del mare, non lasciarci naufragare nella tempesta della guerra.

Tu, arca della nuova alleanza, ispira progetti e vie di riconciliazione.

Tu, “terra del Cielo”, riporta la concordia di Dio nel mondo.

Estingui l’odio, placa la vendetta, insegnaci il perdono.

Liberaci dalla guerra, preserva il mondo dalla minaccia nucleare.

Regina del Rosario, ridesta in noi il bisogno di pregare e di amare.

Regina della famiglia umana, mostra ai popoli la via della fraternità.

Regina della pace, ottieni al mondo la pace.

Il tuo pianto, o Madre, smuova i nostri cuori induriti. Le lacrime che per noi hai versato facciano rifiorire questa valle che il nostro odio ha prosciugato. E mentre il rumore delle armi non tace, la tua preghiera ci disponga alla pace. Le tue mani materne accarezzino quanti soffrono e fuggono sotto il peso delle bombe. Il tuo abbraccio materno consoli quanti sono costretti a lasciare le loro case e il loro Paese. Il tuo Cuore addolorato ci muova a compassione e ci sospinga ad aprire le porte e a prenderci cura dell’umanità ferita e scartata.

Santa Madre di Dio, mentre stavi sotto la croce, Gesù, vedendo il discepolo accanto a te, ti ha detto: «Ecco tuo figlio» (Gv 19,26): così ti ha affidato ciascuno di noi. Poi al discepolo, a ognuno di noi, ha detto: «Ecco tua madre» (v. 27). Madre, desideriamo adesso accoglierti nella nostra vita e nella nostra storia. In quest’ora l’umanità, sfinita e stravolta, sta sotto la croce con te. E ha bisogno di affidarsi a te, di consacrarsi a Cristo attraverso di te. Il popolo ucraino e il popolo russo, che ti venerano con amore, ricorrono a te, mentre il tuo Cuore palpita per loro e per tutti i popoli falcidiati dalla guerra, dalla fame, dall’ingiustizia e dalla miseria.

Noi, dunque, Madre di Dio e nostra, solennemente affidiamo e consacriamo al tuo Cuore immacolato noi stessi, la Chiesa e l’umanità intera, in modo speciale la Russia e l’Ucraina. Accogli questo nostro atto che compiamo con fiducia e amore, fa’ che cessi la guerra, provvedi al mondo la pace. Il sì scaturito dal tuo Cuore aprì le porte della storia al Principe della pace; confidiamo che ancora, per mezzo del tuo Cuore, la pace verrà. A te dunque consacriamo l’avvenire dell’intera famiglia umana, le necessità e le attese dei popoli, le angosce e le speranze del mondo.

Attraverso di te si riversi sulla Terra la divina Misericordia e il dolce battito della pace torni a scandire le nostre giornate. Donna del sì, su cui è disceso lo Spirito Santo, riporta tra noi l’armonia di Dio. Disseta l’aridità del nostro cuore, tu che “sei di speranza fontana vivace”. Hai tessuto l’umanità a Gesù, fa’ di noi degli artigiani di comunione. Hai camminato sulle nostre strade, guidaci sui sentieri della pace. Amen.