Pace, il grido dell’Arcivescovo di Palermo: “Siamo tutt’altro che neutrali: siamo impegnati, siamo schierati, siamo partigiani. Siamo i partigiani artigiani della pace a difesa della casa comune da vivere non come campo di battaglia ma come giardino ospitale e armonioso”

La Marcia “Pace in tutte le terre” promossa dall’Arcidiocesi e da numerose realtà nella solennità dell’Epifania del Signore è stata il segno concreto dell’incontro, del dialogo e della preghiera, “strumenti per la costruzione della pace e del confronto”

Nel giorno della solennità dell’Epifania del Signore, una vasta realtà composta da cercatori di pace, comunità, movimenti e associazioni di diversa ispirazione, si è ritrovata anche a Palermo per marciare e testimoniare insieme il proprio desiderio di pace per tutti i popoli. La manifestazione è stata promossa dall’Arcidiocesi di Palermo in tutte le sue componenti, da rappresentanti della società civile e dalle diverse comunità culturali presenti sul nostro territorio che ne esprimono le sofferenze ma anche le speranze in un futuro migliore, incarnate dalla presenza di tanti giovani e bambini alla marcia. La Marcia “Pace in tutte le terre” si è snodata da piazza Verdi, davanti al Teatro Massimo, lungo le vie Cavour e Roma fino a raggiungere la Basilica di San Domenico dove è stata celebrata una Liturgia per la pace nel mondo, per i profughi e le vittime di ogni guerra.

Le parole forti, vibranti, dell’Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice hanno aperto la Marcia:

 

MARCIA DELLA PACE, Palermo, 6 gennaio 2024

Discorso

Mons. Corrado Lorefice – Arcivescovo di Palermo

L’inizio del 2024 appare segnato da un incupimento profondo dello scenario planetario, attraversato da ulteriori venti di guerra. Ai conflitti che da decenni interessano diversi Paesi del continente asiatico e di quello africano (dall’Etiopia allo Yemen, dal Sudan al Congo), si sono aggiunti prima la terribile guerra in Ucraina e ora la destabilizzazione del Medio Oriente, dove la guerra pare spargersi giorno per giorno come un veleno. La guerra: questa passione distruttiva che l’uomo non riesce a cancellare dalla storia.  Lo sappiamo. La guerra è una follia: una scissione mortale tra l’eros, che dovrebbe farci gustare la gioia dei legami nella casa e nella città, e thanatos, la morte che continuamente distrugge gioie e amori, crescita e creatività.  Si uccide – questa è la follia – nel delirio di avere più ricchezza, più potere: ma non si può avere più vita e più vitalità distruggendo la vita!

L’umanità uscita dal tempo della crisi pandemica sembra – incredibile! – non aver imparato la lezione del Covid. Abbiamo già dimenticato che siamo tutti fragili, che solo l’essere uniti ci fa gustare il succo più autentico della vita. Papa Francesco, d’altronde, lo ha profeticamente annunciato con le parole luminose dell’Enciclica Fratelli tutti.

Sento per questo oggi l’urgenza di levare la mia voce! Per dare voce al dolore che strazia uomini donne e bambini, al dolore di chi muore e di chi piange, al dolore delle tante madri che piangono la morte dei figli (ogni ucciso ha una madre!) a motivo delle decisioni prese dai tanti Erode che si illudono di essere eterni, di essere padroni della vita. Nel vangelo di Luca si legge che gli angeli a Betlemme cantano: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (2,14), è un messaggio potente, rivoluzionario (forse, come diceva p. Turoldo, «l’unico tema rivoluzionario fra tutti. […] la pace stessa è la rivoluzione, la più autentica di tutte le rivoluzioni» [Pace e Rivoluzione]).

«Gloria a Dio nel più alto dei cieli»

La gloria appartiene solo a Dio. Chi cerca sulla terra «la propria gloria» (Gv 7,18), praticando l’orrore del fratricidio, chi vuole far pesare sull’altro la propria presenza e la propria forza è a servizio del «principe di questo mondo» (Gv 12,36; 16,11) e perde di vista sia il senso della propria umanità sia il senso della propria fede, qualunque essa sia. Perché dobbiamo dire ad alta voce che è anche la religione senza fede, trasformata in idolatria, che muove il delirio di onnipotenza e anima l’intelligenza di chi lavora per la propria gloria, innalzando muri e progettando devastanti strategie per annientare chi non è più riconosciuto come volto, come persona, come fratello.

Marciamo insieme, stasera, perché condividiamo la consapevolezza, la certezza, di essere su questa terra eirenopoioi (Mt 5,9), per ‘fare pace’, per ricevere la pace che è il dono del Dio fatto bambino. Siamo qui per ricordarci dei bambini e di tutti quelli che come loro attendono un abbraccio, una carezza, un gesto di cura. È da loro che bisogna ripartire, ritrovare lo sguardo da e dal bambino. Per assomigliare a quei bambini che Gesù ama e accarezza (cfr Mc 10,5-17). La sclerosi del cuore dei potenti della Terra risponde oggi al loro anelito con le bombe e i carri armati. Li massacra e li affama. Si tratta di una strada senza uscita.

Chi pensa che l’assurda guerra  della Russia in Ucraina possa concludersi con vinti e vincitori; chi sostiene logiche di opposizione, di dominio; chi misura la forza di un popolo dal potenziale atomico di distruzione; chi ritiene che l’attacco ignobile ai civili inermi da parte di Hamas sia un passo utile e giustificato; chi sostiene che la via intrapresa da Israele, quella di una guerra senza quartiere che massacra i civili – donne e bambini inermi – e sembra puntare all’estinzione stessa del popolo palestinese, abbia una qualche ragione storica e politica; chi ritiene di risolvere il fenomeno migratorio con la negazione della dignità umana, i lager e i respingimenti: ecco, tutti costoro sono fuori dalla logica di Dio perché si sono posti fuori dalla logica dell’umano. Bestemmiano i nomi di Dio.

 «Pace in terra agli uomini…».

Siamo chiamati oggi a levare in alto le bandiere dell’E-vangelo della pace, a compiere gesti fattivi di distensione, a fare pressione sulle autorità politiche, in primo luogo quelle dell’Europa, perché si inverta la rotta, ci sia una sospensione dei combattimenti, la diplomazia, animata da nuovi profeti di pace, prevalga e la con-cordia regni nella Casa comune.

La terra deve essere bagnata dal sudore e non dal sangue. Solo la pace fa fiorire i nostri prati, rende limpido il nostro cielo, fa sentire il verso delle allodole, il sorriso dei bimbi, il canto degli innamorati, le dolci nenie delle mamme, il racconto degli anziani. Ecco la nostra unica speranza, il nostro destino ultimo: la pace!

Proprio come cittadini europei, come cittadini italiani, sentiamo che sono questi i valori inscritti nel nostro dna, quello in cui anche la nostra Costituzione ha inciso il ripudio della guerra, come ci ha ricordato pochi giorni fa, nel suo ispirato discorso di fine anno, il Presidente della Repubblica – nostro concittadino – Sergio Mattarella, che ha indicato chiaramente nella pace non un sinonimo ma l’esatto contrario della neutralità, che rischia di diventare indifferenza. Al fratello Piersanti, testimone credibile di questi alti valori, vada oggi il nostro grato ricordo.

Ecco, tutti noi qui stasera, siamo tutt’altro che neutrali: siamo impegnati, siamo schierati, siamo partigiani. Siamo i partigiani artigiani della pace a difesa di quella Madre Terra che Francesco d’Assisi ci invitava a contemplare e ad abitare come casa comune e non come campo di battaglia, come giardino ospitale e armonioso e non come desolata landa di ululati solitari.

Ecco, gli spettri dell’idolatria e dell’autolatria ci hanno disabituati a benedire e ci hanno abituati a maledire, a maledirci. Ognuno di noi può invertire questa rotta e scegliere la strada della benedizione. Abbiamo bisogno stasera di un sussulto di protagonismo umano ed evangelico. Gridiamo con la voce dei senza voce, di coloro cui viene tolta in modo crudele e violento la voglia di vivere, di gustare la vita e l’amore.

Sorelle e fratelli, siamo qui per darci la mano, per sperare anche quando sembra non ci sia più speranza. Questo il nostro compito. Questo il compito di ognuno di noi per costruire un presente umano e rendere possibile un futuro per coloro che verranno.

È l’Epifania. Sia vinto ogni Erode. E la stella conduca ogni uomo, ogni donna, ogni popolo, verso il Re della pace.

       

       

   

Hanno promosso la Marcia “Pace in tutte le terre”:

Arcidiocesi di Palermo (Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro, Ufficio pastorale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso, Ufficio per la Pastorale della Famiglia, Ufficio per la Pastorale della Salute, Ufficio per la Pastorale delle Migrazioni, Ufficio per la Pastorale della Scuola, Ufficio Catechistico, Ufficio per la Pastorale dello Sport, Tempo libero e turismo, Ufficio per le Comunicazioni Sociali-Ufficio Stampa, Servizio di Pastorale Giovanile, Servizio di Pastorale Disabili, Caritas Diocesana, Consulta delle Aggregazioni Laicali), Comunità di Sant’Egidio, Rinnovamento nello Spirito Santo, Erripa A. Grandi, Centro Padre Nostro, ACLI, Movimento dei Focolari, Azione Cattolica, Le Rose Bianche, Casa Ancora, Circolo Laudato Si’, Casa Ancora, Laboratorio Zen Insieme, Addiopizzo, SOS Ballarò, Albergheria e Capo Insieme, AGESCI Zona Eleuterio, MASCI Palermo1 – G. Pipitone, A.G.E. G. Pitrè, Centro Diaconale Valdese La Noce, Presidio Donne per la Pace, Padri Domenicani, Consulta delle Culture del Comune di Palermo, CISL Palermo e Trapani, Comunità palestinese