Nel trentennale delle stragi mafiose del 1992 l’olio prodotto dagli olivi dedicati ai caduti diventerà Olio santo per la Messa Crismale

Nel “Giardino della Memoria” di Capaci la cerimonia di consegna ai Vescovi da parte della Polizia di Stato. Mons. Corrado Lorefice: “Un mandato carico di significati”

Nel cratere prodotto dall’esplosione del 23 maggio del 1992 adesso c’è un oliveto arricchito da altre essenze: è il “Giardino della Memoria” dedicato non solo alle vittime della strage di Capaci ma a tutte le vittime per mano mafiosa. Il Giardino ha ospitato una delle tappe più significative del percorso di memoria e impegno in vista del XXX anniversario delle stragi di Capaci e di Via d’Amelio. Nel corso di una solenne cerimonia, il Questore della provincia di Palermo, Leopoldo Laricchia, e la signora Tina Martinez Montinaro (vedova dell’agente Antonino Montinaro e presidente dell’associazione “Quarto Savona 15”)  hanno consegnato nelle mani degli Arcivescovi delle Diocesi di Palermo e Monreale, del Vescovo di Cefalù e dell’Eparca di Piana degli Albanesi, l’olio ricavato dalla molitura delle olive generate da alberi piantati proprio nel “Giardino della Memoria”.

L’olio, che in seguito sarà consegnato ai Questori dell’isola, che a loro volta lo distribuiranno ai Vescovi delle altre Diocesi siciliane, verrà consacrato nella Santa Messa Crismale del Giovedì Santo per essere utilizzato come Olio santo dalla Chiesa siciliana nel corso dell’anno liturgico.

«Questo segno, quello rappresentato dall’olio prodotto dagli olivi piantati nel Giardino della Memoria di Capaci – ha sottolineato l’Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice – mi ha subito colpito da quando il Questore di Palermo Leopoldo Laricchia me ne ha parlato: per noi cristiani è un segno che va alla radice della nostra identità, perché noi portiamo nel dna del termine “cristiano” proprio questa valenza più tipica dell’olio, che oltre ad essere un elemento essenziale della vita e della mensa è il segno di un invio, di una missione che viene affidata. Voglio quindi sottolineare come questo segno che oggi viene posto nelle mani di noi Vescovi per trasferirlo nelle nostre comunità è un segno che brucia e che pesa, perché è il segno di una missione che viene data e che viene accolta. Come è accaduto a Gesù di Nazareth che ha iniziato la sua missione di uomo in mezzo alla gente, “compartecipe” delle sofferenze dell’umanità, con un mandato che odorava del profumo della sua consacrazione con olio santo. Ecco perché ho avvertito subito tutta la portata e tutta la responsabilità di questo segno che viene oggi affidato a noi Vescovi. Questo olio che verrà unito all’olio che verrà consacrato il Giovedì Santo, ci chiederà di essere in grado di proseguire nell’esempio offerto da coloro che sono caduti qui a Capaci, l’esempio di “compartecipazione” delle sofferenze degli altri: mi vengono in mente le bellissime parole del filosofo di origine ebrea Emmanuel Lévinas che ci regala un’interpretazione del tutto particolare della figura del Messia nell’Antico Testamento (soprattutto nei Profeti): “Il Messia è colui che prende su di sé le sofferenze degli altri”. L’augurio che desidero rivolgere alle nostre comunità che riceveranno l’olio di questi olivi di Capaci è proprio questo: se il Messia è colui che prende le sofferenze degli altri di su di sé (per partecipare a un cammino di riscatto), allora il Messia è ciascun uomo e ciascuna donna in grado di prendere sulle proprie spalle le sofferenze degli altri, le sofferenze della terra in cui si vive. Questo ci hanno testimoniato coloro che hanno perso la vita qui a Capaci».

Proprio dagli olivi di Capaci è iniziato un percorso di rinascita, curato dalla Questura di Palermo e dall’Associazione “Quarto Savona 15”, che ha dato luogo a una piccola produzione di olio, grazie al prezioso contributo offerto dai giovani studenti dell’Istituto Superiore “Majorana” e da minori detenuti presso l’Istituto Penale per Minorenni “Malaspina” nell’ambito di un progetto, denominato “Laboratorio Giardino della Memoria”. L’olio di Capaci, metafora di continuità tra i caduti del tragico attentato mafioso e questi giovani, è stato prodotto grazie alla collaborazione della Coldiretti e dell’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della provincia di Palermo.

Il Questore di Palermo, ringraziando i Vescovi presenti alla cerimonia di consegna, ha sottolineato l’alto valore simbolico dell’iniziativa abbracciata dalla Conferenza Episcopale della Sicilia, ricordando come San Giovanni Paolo II, il 9 maggio 1993 dalla Valle dei Templi, si rivolse ai mafiosi con fermezza invitandoli alla conversione e come lo stesso fece, il 15 settembre 2018, Papa Francesco nel quartiere Brancaccio. “Nessun feroce criminale può millantare il favore di Dio – sottolinea un comunicato della Questura di Palermo -. Oggi con questa iniziativa la Chiesa Siciliana, nel trentennale delle stragi di Capaci e Via D’Amelio, manda a tutti i cittadini, fedeli e non, un importante messaggio: dal sangue degli uomini dello Stato uccisi dai criminali di cosa nostra perché facevano il loro dovere, dal frutto della terra bagnata dal sangue dei giusti viene l’olio che verrà consacrato per amministrare i Sacramenti, segno della grazia di Dio. Un potente simbolo di riscatto e resurrezione, sociale e morale, compiuti dalla meravigliosa terra siciliana in questi trent’anni”.