“Viviamo un tempo sterile, incapace di custodire la vita, il futuro della casa comune; un tempo pieno di brutte notizie. Possiamo, dobbiamo accogliere la buona notizia che arriva da Maria”

Nella Solennità dell'Immacolata Concezione, le parole dell'Arcivescovo Mons. Corrado Lorefice / OMELIA ARCIVESCOVO

Solennità dell’Immacolata Concezione

Chiesa Cattedrale,  8 dicembre 2023

Omelia Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice

 

 

 

 

Carissime, Carissimi,

continuiamo a far risuonare e a gustare come cibo sostanziale di vita la parola di Dio contenuta nelle pagine della Scrittura che sono state appena proclamate e in particolare la pagina evangelica.

Di Elisabetta tutti pensavano e dicevano che “era sterile” (cfr Lc 1,36). Sterile. Una parola che ‘prende’, oggi più che mai. Questo momento storico, il tempo che stiamo vivendo – soprattutto da questa parte del mondo che ci pone nella penisola e nell’isola che prolunga il continente europeo nel Mare Mediterraneo –, lo sentiamo così: sterile. E non solamente per il calo demografico che travolge la nostra Europa che invecchia sempre più.

Un tempo sterile, il nostro. Questo tempo che viviamo, questo “cambiamento d’epoca” Papa Francesco), lo percepiamo decisamente sterile. “Il tempo della sterilità”. Un tempo liquido e paradossalmente sterile. Infecondo. Che non sa produrre liquido amniotico. Incapace di custodire la vita, il futuro della vita della casa comune. Un tempo regressivo. Di relazioni infrante.

Un tempo senza attesa. Un tempo senza e-vangelo, senza buona/bella notizia. Prolifico di fake news, di notizie spazzatura, di notizie brutte, che suscitano fragilità psicologica e paura, insicurezza, aggressività sociale, soprattutto tra i giovani, ma anche un sentimento di disorientamento e desolazione tra gli anziani: «Ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto» (Gn 3,10).

Un tempo che batte in velocità ogni notizia buona. Abituato solamente a notizie che registrano venti di sventura: catastrofi, guerre, violenza urbana e casalinga, venti devastanti che si abbattono sulla giornata umana, a Palermo come a Padova, a Kiev come a Gaza.

Ma oggi risuona una bella notizia, un e-vangelo. Sempre, nelle case dove i cristiani si radunano, dove si raduna la Chiesa, come oggi in questa meraviglioso tempio, risuona la Bella Notizia. In ogni tempo, anche in questo cambiamento d’epoca. L’annuncio a Maria è il duc in altum anche in e per questo travagliato tempo. Per noi. Ministri ordinati e laici, per i servitori delle istituzioni civili e militari, i membri delle comunità di vita consacrata e delle associazioni laicali.

C’è un ad-ventus, un arrivo, una venuta. Arriva ciò che gli uomini e le donne da soli non possono darsi. L’annunciazione dell’angelo a Maria, Vergine immacolata, apre il mondo, questo nostro mondo immerso nel travaglio della storia, lo feconda e gli imprime una vitalità ‘estatica’.

È l’asse della storia nuova, libera dall’inganno e dalla menzogna dell’onnipotenza dell’uomo, della pretesa di farsi «come Dio» (Gn 3,5). L’ inganno sempre in agguato in ogni tempo e in ogni luogo, che fa precipitare nell’involuzione la storia umana. Ciò che muove il serpente, il seduttore, è una macchinazione, una pianificazione subdola, menzognera e divisiva: che l’uomo rinneghi di essere creatura dialogica per ergersi a creatore, a detentore di potere.

Ciò che muove Dio è un “disegno d’amore” (Ef 1,6), di vita, di comunione. Il mondo giardino di una casa fraterna. Dio riassesta la storia in Maria creatura colmata di grazia, riempita di Dio, amata da sempre e per sempre. Questa è la vera identità degli uomini e delle donne: coloro che hanno «trovato grazia presso Dio» (Lc 1,30), che sono ricolmati dell’amore di Dio, come l’Immacolata, sebbene lei, in forma del tutto singolare, sia stata concepita senza macchia di peccato. La presenza di Dio, grazie al “sì” di Maria, abita nella carne umana, si fa carne e vuole continuare ad incarnarsi in ogni vita, in ogni volto umano che dice come lei e con lei sì a questo “disegno d’amore”.

Ora la storia si riordina su un altro asse, esce da sé stessa, riflette una nuova luce quella del Figlio che solo Dio Padre ci poteva dare attraverso la Vergine-Madre, Maria Immacolata.

L’angelo propone le tre parole assolute: gioia, fine di ogni paura, e vita: “gioisci”, “non temere”, “ecco sopraggiunge la vita”. Una giovane vergine e una sterile anziana danno alla luce un figlio. Esplode e viene accolta la vita. Nulla è impossibile a Dio.

In Maria si realizza “il disegno d’amore della volontà di Dio”: essere anche noi, nel Figlio nato dal grembo immacolato e verginale della Figlia di Sion, suoi figli, figli del Padre celeste. La vocazione umana è un disegno d’amore, un progetto di vita e non di potere, di morte e di odio. Un progetto di figliolanza e di fraternità. Non una seducente e menzognera pianificazione per schiavizzare e propagare relazioni mortifere dove nessuno è più compagno di strada ma antagonista di ciascuno, da cui guardarsi. Maria dicendosi “serva del Signore” riconosce e rivendica l’unica grandezza che è quella di Dio.

La buona notizia che ci arriva oggi contemplando Maria, l’Immacolata Madre del Signore Gesù, è che la nostra storia è gravida di futuro buono per il mondo, gravida di luce perché il Signore è con noi. Dio è sempre più vicino, vicino come il respiro, vicino come il cuore. La storia di Maria è anche la mia, la nostra storia. Ancora oggi l’angelo di Dio è inviato nella tua casa, nelle nostre case, nelle nostre città e annuncia: “rallegrati, sei pieno, sei piena, di grazia! Dio è dentro di te e ti colma la vita di vita”.

Non ci resta che rispondere, tutti, qui ed ora: «Avvenga per me secondo la tua parola».