L’Arcivescovo di Palermo insieme ai commercianti e ai residenti del centro storico per chiedere che la città “venga resa libera da ogni forma di oppressione”

La sequenza di furti, rapine, danneggiamenti e violenze nelle aree della movida trascina da diversi mesi la città di Palermo in una voragine che sembrava un ricordo del passato: “Sono qui per testimoniare la condivisione di una sofferenza, costruiamo insieme risposte concrete”

Una fiaccolata che ha unito residenti e commercianti di un’ampia fetta del centro storico (via Roma, via Maqueda, il mercato storico di Ballarò, via Vittorio Emanuele, piazza Bologni, l’asse di corso Tukory) per chiedere interventi concreti e immediati contro l’escalation di violenza che da diversi mesi si registra in questa come in diverse altre parti della città.  La fiaccolata è stata organizzata nella sera di giovedì 21 dicembre dalla prima circoscrizione e da alcuni commercianti come Maria Teresa Macchiarella, titolare del Gran Café Torino, che nel giro di un mese ha subito quattro furti con spaccata. Ad ascoltare le voci di chi chiede maggiori controlli alle istituzioni e politiche di gestione del territorio aderenti alle richieste di chi il territorio lo vive, la parrocchia di Sant’Antonino che ha promosso, coinvolgendo i parroci della zona, un’assemblea cittadina al termine della fiaccolata, “un momento di democrazia partecipata perché la città che viviamo è di tutti, nessuno escluso”, ha sottolineato don Enzo Volpe che opera tra Ballarò e l’Albergheria.

In testa al corteo e poi all’assemblea nella Chiesa di Sant’Antonino, l’Arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice che ha ascoltato le voci e le storie di chi vive quotidianamente una situazione di pericolo e lamenta l’assenza di interventi: l’Arcivescovo si è fatto interprete del disagio ed ha ascoltato le diverse proposte offerte dagli interventi in assemblea, proposte che saranno consegnate al Prefetto di Palermo e alla giunta comunale.

“La mia presenza in mezzo ai tanti commercianti e residenti che prendono parte a questa iniziativa è quella di chi vuole offrire il segno della condivisione di una sofferenza: se i nostri commercianti che traggono il sostentamento dal loro lavoro devono addirittura devono vegliare e trepidare di notte per controllare e custodire le loro attività, io non posso non essere presente insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà di Palermo, perché questa deve essere una città liberata da ogni forma di oppressione. E’ chiaro che anche le istituzioni devono assumersi le loro responsabilità, quanto sta accadendo in questi ultimi tempi è il sintomo di una città che ha bisogno di vedere affrontati i problemi a partire dalla concretezza della vita: perché sta accadendo tutto questo? La risposta a questa domanda e la costruzione delle possibili soluzioni spetta a tutti quanti, non possiamo solo offrire la nostra meraviglia, dobbiamo capire in profondità cosa sta accadendo a Palermo. Ciò che è accaduto in via Calvi (l’omicidio del giovane di 22 anni davanti a una discoteca, ndr) ci preoccupa e ci dice cose precise, a iniziare dalla deriva educativa e poi che forse c’è un malessere diffuso; resta in ogni caso una sfida che riguarda i nostri giovani, che cosa abbiamo consegnato loro in questi anni, quale visione di vita abbiamo testimoniato”.