“Io sono qui per ascoltarti”. Queste parole, emblematiche dell’approccio relazionale di padre Pino Puglisi, hanno dato il titolo al Convegno, promosso dall’Ufficio di Pastorale per la scuola dell’Arcidiocesi di Palermo, sulla pedagogia di Padre Pino Puglisi. L’evento si inserisce nei lavori del “Quarto Cantiere di Betania” del Cammino sinodale diocesano, dedicato all’educazione e costituisce un’ulteriore azione della Chiesa palermitana volta a dare riscontro all’appello che Papa Francesco ha lanciato al mondo, nel settembre del 2019, per un “Patto educativo globale” (Global Compact on Education).
Nella capacità di ascolto di don Pino Puglisi, uomo tanto semplice quanto straordinario, il segreto del suo successo di educatore. Un carisma pedagogico eccezionale il suo, che si esprimeva in una particolare sensibilità empatica, tale da segnare per la vita i suoi studenti e quanti lo hanno incontrato non solo nelle realtà ecclesiali, in uno dei tanti ambiti del suo impegno sacerdotale, ma anche semplicemente in situazioni occasionali che si rivelavano opportunità speciali. A Palermo, in qualunque contesto ci si trovi a parlare di padre Puglisi, c’è sempre qualcuno che conserva impresso un ricordo, che ha un aneddoto da raccontare, che può testimoniare di un incontro indimenticabile. Padre Puglisi era davvero un insegnante, uno di quelli che ti lasciano il segno e te lo porti a vita. Ma che cosa connotava essenzialmente il suo essere insegnante?
Col Convegno che si è svolto il 19 aprile si è voluto provare a focalizzare la specificità dello stile educativo puglisiano, a partire dalla consapevolezza che non si tratta di un modello teorico. Sebbene infatti il tema sia stato affrontato all’interno del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Palermo che ha offerto il patrocinio, non si è voluto dare prevalentemente un taglio accademico. Ciò non esclude, come ha tenuto a sottolineare l’Arcivescovo Corrado Lorefice nel suo intervento conclusivo, l’importanza di sondare le premesse teoriche della pedagogia di “don Pino”. Il sacerdote era infatti un appassionato lettore di autori come, tra gli altri, Carl Rogers e Viktor Frankl i quali hanno contribuito a dare una svolta all’approccio psicoterapeutico, ponendo al centro la persona e indagandone la dimensione più profonda, in modo tale da sottrarre alla pratica clinica oggettivante chi soffre un disagio psicologico. Certamente stimolato dalle sue attente letture nell’ambito da lui prediletto delle scienze umanistiche, a connotare il suo accostarsi ai giovani era tuttavia la passione per loro. Il suo segreto stava in ciò che ormai abbiamo tutti chiaro: non c’è azione educativa senza amore per l’educando. Stima, valorizzazione, riconoscimento dell’unicità della propria persona: questo era quanto veniva percepito da chi entrava in contatto con padre Puglisi. La sua capacità di ascolto, probabilmente affinata alla luce delle teorie sul counseling psicoterapeutico che aveva appreso attraverso le sue letture, andava aldilà di una “pratica”, costituendo piuttosto un’esperienza relazionale che segnava lo stesso Puglisi. In questo la sua eccezionalità. Davvero questo straordinario educatore entrava in una relazione coinvolgente che induceva al rispetto. Egli per primo, infatti, comunicava profondo rispetto verso l’interlocutore, tanto da farsi carico della sua difficoltà, non nel senso che se ne lasciasse “contagiare”, ma in quanto si calava in situazione per tradurre in prassi operativa la sua risposta al bisogno educativo che emergeva non solo dai bambini e dai giovani, ma anche dagli adulti. L’incontro con le frotte di ragazzini che abitavano a Brancaccio lo spingeva a spendersi in soluzioni immediate attraverso la creazione di spazi di gioco, la realizzazione di scuole efficienti, la garanzia strutturale di un futuro per loro degno attraverso il contrasto alla mafia, la piovra che fagocitava loro e l’intero quartiere.
Il Convegno dedicato alla pedagogia di padre Puglisi ha dato voce a esponenti del mondo educativo impegnati a vario titolo a fronteggiare le gravi deficienze sociali che si registrano nel territorio di Palermo. L’educazione, ci testimonia lo stile di padre Puglisi, è impegno che coinvolge tutte le età, ed essenzialmente consiste in un’azione generativa finalizzata alla cura della vita. Dai numerosi e qualificati interventi è emersa la consapevolezza della necessità di fare rete tra le varie agenzie istituzionali e di volontariato, laiche ed ecclesiali presenti nel territorio, di riconoscersi e darsi sostegno reciproco, di fronte ad un’urgenza generazionale che non tollera più ritardi e inefficienze. La responsabilità maggiore è certamente in capo alla politica, a chi ha il compito di dare risposte concrete, di amministrare il territorio a partire dall’ascolto del grido di aiuto che giunge da tante parti; come l’appello ineludibile del papà di Giulio Zavatteri, morto di crack, un veleno che circola a profusione per i vicoli di Palermo, rubando i nostri giovani alla vita. Giulio aveva bisogno di aiuto e non lo ha ricevuto perché a Palermo manca un drop in, un centro di assistenza a bassa soglia, che possa dare immediato aiuto alle vittime della droga. Non si può procrastinare la concreta risposta alla richiesta del papà di Giulio di realizzare la “Casa di Giulio” per dare possibilità di salvezza a giovani in difficoltà come suo figlio.
Giulio è morto il 15 settembre del 2022. La coincidenza di data col martirio di padre Puglisi, 15 settembre 1993, è stata sottolineata dal nostro Don Corrado; coincidenza che ci appare come un’indicazione chiara: il “segno” della pedagogia di padre Pino Puglisi consiste nel tradurre in risposta concreta il bisogno educativo, come egli ha fatto, nella fedeltà al Vangelo testimoniata nella sua carne, offerta senza risparmiarsi, perché fosse garantito il diritto di crescere e vivere in modo bello e sano.
Il Convegno a lui dedicato rimarrà un mero incontro finalizzato allo scambio di riflessioni e testimonianze se tutti coloro che vi hanno partecipato non si adopereranno per mettere in atto l’ascolto attivo, alla maniera di Padre Puglisi, mosso dall’amore per i fragili ai quali dare risposte concrete per una vita buona e degna.
Stefania Macaluso, Responsabile dell’Ufficio per la Pastorale scolastica Arcidiocesi di Palermo
SALUTI
Francesca Piazza, Direttrice Dipartimento di Scienze Umanistiche UniPa
INTRODUZIONE
Irene Marcellino, Ufficio diocesano Pastorale per la Scuola
COMUNICAZIONI
- Il “cantiere dell’educazione” nella e per la città: Francesco Lombardo, V. Pres. Fondazione San Giuseppe dei Falegnami
- La pedagogia puglisiana: Rosaria Cascio, Testimone di Padre Pino Puglisi
- Generatività sociale e responsabilità educativa: Fabio Mazzocchio, Docente di Filosofia Morale UniPa
TESTIMONIANZE
- Dalla memoria all’impegno: Ida Gagliano, Centro Padre Nostro, Brancaccio
- La politica a servizio del bisogno educativo: Antonella Tirrito, Assessore comunale Emergenza abitativa ed educativa
- Pensare e costruire la città che educa: Lino D’Andrea, esponente del Movimento Educativo Palermo
- Un’alleanza per l’emergenza educativa: Luca Gatani, Dirigente USR Sicilia
- Appello per la “Casa di Giulio”: Francesco Zavatteri
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Sinodalità educativa, “Per educare un bambino serve un intero villaggio”: Mons. Corrado Lorefice Arcivescovo di Palermo