SEI ANNI AL SERVIZIO DELLA CHIESA DI PALERMO, UNA “CHIESA SINODALE E PROSSIMA, LA CHIESA CHE STIAMO COSTRUENDO”

L'omelia dell'Arcivescovo Mons. Corrado Lorefice nel VI anniversario di Ordinazione Episcopale e ingresso in Diocesi. Il messaggio del Vicario Generale Mons. Giuseppe Oliveri. Nel corso della Celebrazione Eucaristica è stato conferito il ministero dell’Accolitato a Marco Visconti, alunno del Seminario Arcivescovile di Palermo “San Mamiliano”.

Omelia di S.E. Rev.ma Mons. Corrado Lorefice, Arcivescovo Metropolita di Palermo 

Dal contesto della storia del tempo, così come emerge dalla pagina evangelica proclamata (Lc 3,1-6), la Parola non avviene (v. 2: egheneto), non accade, non prende corpo, non si invera sul palcoscenico della grande storia, nei distratti e indaffarati mega spazi dei palazzi del potere politico e del tempio del culto religioso.

Il sibilo della Parola di Dio diviene (cfr. Gv 1,14: “la parola carne  è diventata [egheneto]), per altra via. Attraverso l’umile voce che ha scelto di bypassare il luogo del culto e i palazzi del potere per abitare, nell’eremo (en te eremo), nel piccolo deserto della Giudea.

Una storia che ci rimanda alla nostra amata Chiesa Palermitana custode del luogo, della voce e del corpo della donna-sorella-patrona che porta il nome di Rosalia. “In quel tempo la parola di Dio venne su Rosalia, figlia di Sinibaldo, nell’eremo di Monte Pellegrino”.

Un’icona della nostra Chiesa che anche oggi il Signore vuole condurre nel deserto. Il Signore ci richiede – è ancor più chiaro dopo questi sei anni di grazia e di fatica, di gioie e di afflizioni trascorsi insieme  –  di percorrere insieme la via del ritorno a Lui. Ci chiama e ci attira nel deserto, proponendoci di camminare insieme, sinodalmente. Il processo sinodale che stiamo vivendo è l’opportunità – prima di ogni altro sostanziale significato – di una Chiesa che ha l’audacia di farsi convocare nell’eremo, di abitare insieme la solitudine,  lì dove ‘avviene’ la Parola di Dio. Di apprendere l’arte dell’ascolto comunitario di Dio, ancor più se vogliamo imparare ad ascoltare le sorelle e i fratelli, gli uomini e le donne di buona volontà, questo nostro tempo.

Nel deserto si diventa discepoli, ascoltatori; nel deserto si conosce  il vero desiderio del Salvatore. Nel deserto si vagliano i desideri per custodire il vero grande desiderio di Dio da alimentare nel cuore, per trovare la forza di vivere. Nei cuori dissetati dall’acqua rigeneratrice della Parola di Dio, finalmente sgomberati da ogni falsa sicurezza e supponenza, [i cuori] che hanno abbassato le alture dell’ipocrisia – e a volte anche dell’idolatria religiosa – e spianato le  voragini delle brame mondane.

Nel deserto si diventa amici di Dio. Si apprende ciò che ha a cuore Dio: che ogni uomo e ogni donna vedano la sua salvezza. Dio è SalvatoreOgni uomo vedrà la salvezza di Dio!” (Lc 3,6). Egli  condivide dal di dentro la nostra condizione umana, prende su di sé le nostre sofferenze, persino le nostre tortuosità, il nostro peccato, segno e dimostrazione della finitudine che mina costantemente la grandezza iscritta nella nostra somiglianza divina,  il nostro essere stati pensati e creati a immagine di Dio.

Nel deserto Giovanni consente alla Parola di Dio di abitare in lui. Così che, assimilata e custodita, attraverso la sua voce, dal deserto, si potesse propagare ovunque, nelle città, nelle case, nelle strade, nei palazzi del potere e nei luoghi di culto, oltre i confini stessi d’Israele, ovunque, presso ogni lingua popolo e nazione.

Solo se si proviene dalla palestra dell’ascolto e dell’attesa si può percorrere “tutta la regione del Giordano” (Lc 3,3), si può essere compagni di quanti nella loro concreta vita, alle periferie della vita stessa, attendono la visita salvifica di Dio. Una Chiesa accolita, “compagna di viaggio” (keleutos: «sentiero»), Chiesa che cammina insieme accompagnandosi ai sentieri umani. Chiesa che pronuncia non parole umane con stile mondano ma solo le parole della Scrittura, la Parola rigeneratrice e salvifica di Dio. Una Chiesa prossima trasfigurata dalla vicinanza a Cristo.

Come il carissimo Marco che oggi riceve il ministero dell’accolitato. Un accolito rimane prossimo all’altare, aiuta i presbiteri e i diaconi quando la comunità cristiana si raduna per celebrare il sacramento del corpo di Cristo che è l’Eucaristia. Inoltre, l’accolito,  va ad incontrare a casa le membra ammalate e più fragili del corpo di Cristo che è la Chiesa dopo che l’Eucaristia al termine della Fractio panis viene inviata (Ite missa est).

Questa è la Chiesa, sinodale e prossima, che ci stiamo sforzando di costruire nello Spirito, in questi anni. Una Chiesa prossima a Cristo e agli uomini e alle donne di questo nostro territorio, in questo complesso ma promettente tempo.

Faccio mie per voi le parole di Paolo Apostolo: «Dio mi è testimone del vivo desiderio che nutro per tutti voi nell’amore di Cristo Gesù» (Fil 1,8), della gratitudine che provo nel cuore per ciascuno di voi, per questa amata Chiesa palermitana. Continuiamo a volerci bene. Cresciamo nel volerci bene. Facciamoci sempre più compaginare dallo Spirito Santo. Per essere sempre più Chiesa sinodale e accolita. Umile serva della salvezza di Dio, nella prova e nella gioia della compagnia degli uomini.  Salda nel gaudio dell’adempimento della missione del Vangelo.

Desidero far miei i versi che Dietrich Bonhoeffer scrisse nell’Avvento del 1944. Sono parte di una lettera alla fidanzata Maria. Oggi diventano versi che innalzo a voi, a questa mia amata sposa la santa Chiesa palermitana che senza mio merito mi è stata affidata sei anni or sono:

“Da forze buone, miracolosamente accolti, / qualunque cosa accada, /attendiamo confidenti. /Dio è con noi alla sera e al mattino, /e stanne certa, / in ogni nuovo giorno”.

All’inizio della Celebrazione Eucaristica il Vicario Generale Mons. Giuseppe Oliveri, a nome dei Vicari Episcopali, del Presbiterio, dei Diaconi, dei Religiosi e delle Religiose e di tutto il popolo di Dio della Chiesa di Palermo, ha offerto un messaggio di saluto e di ringraziamento a Dio per il dono del Vescovo Corrado alla comunità ecclesiale, assicurando alla Sua persona la preghiera di ringraziamento per il dono del servizio generoso e instancabile di Padre e Pastore che offre amorevolmente ogni giorno con gioia e speranza: 

“Carissimi fratelli e sorelle, ci siamo riuniti, ancora una volta in questa Cattedrale, come popolo orante per rendere grazie al Signore nella celebrazione dell’Eucarestia. L’occasione, lo sappiamo bene, è data dal ricordo dell’ordinazione episcopale – e dall’inizio del servizio in questa santa Chiesa palermitana – del nostro Vescovo Corrado, che proprio sei anni or sono veniva unto e consacrato perché, accogliendo il mandato del Santo Padre Francesco, guidasse e pascesse il gregge che il Buon Pastore stesso gli affidava. Per questo, carissimo padre Vescovo, oggi rendiamo grazie a Dio: per il dono del suo episcopato e per la predilezione che il Signore ha avuto nei nostri confronti, inviandola in mezzo a noi. Oltre che al Signore, però, il ringraziamento è rivolto a lei personalmente per il grande amore e la debordante generosità pastorale che la vede sempre sulla breccia, senza tregua, senza risparmiarsi, sempre vigile e attento che nessuna delle pecore venga rapita. Un impegno che ci evoca le parole del Salmo 121 che canta la custodia che dio Stesso ha per il suo popolo: “Non lascerò vacillare il tuo piede, non si addormenterà il tuo custode. Non si addormenterà, non prenderà sonno il custode d’Israele” (vv. 3-4). Un impegno che in questi sei anni si è caratterizzato per la spiccata attenzione anche nei confronti della vita sociale con le sue annose e difficili questioni (penso alla prossimità ai senzatetto, ai disoccupati, agli immigrati), partecipe delle diverse vicende, talvolta purtroppo anche dolorose, che hanno toccato in questi anni la comunità degli uomini; e qui penso soprattutto alla con-passione con cui ci ha accompagnato nei momenti più difficili della pandemia. Per tutto questo, caro Don Corrado, la vogliamo ringraziare. Se è vero che il servizio del Vescovo è quello di essere maestro nella fede, strumento di Dio per la santificazione del suo popolo e primo dei suoi servitori, è pur vero che con la sua vita deve mostrarsi prossimo alla sua gente… e questa prossimità noi la percepiamo e per questo il suo popolo le vuole ben! Vogliamo che lei sappia che è per tutti noi un riferimento certo che ci aiuta a crescere con il conforto e il vigore della sua testimonianza. Le giunga, pertanto, l’augurio più caro e grato dei Presbiteri, come anche dei Diaconi, dei consacrati e delle consacrate e di tutto il santo popolo di Dio nella Chiesa palermitana. Augurio che si fa preghiera al Signore perché le conceda di continuare a guidarci con la forza della verità e la sollecitudine della carità. L’accompagni nel suo servizio la Beata Vergine Maria, insieme a santa Rosalia nostra Patrone, al Beato Martire Pino Puglisi e a tutti i Santi e le Sante della Chiesa palermitana che con fiducia invochiamo perché intercedano per noi presso il Padre. Auguri, padre!”