398° FESTINO DI SANTA ROSALIA / La S. Messa celebrata a Palazzo delle Aquile: “Palermo ha bisogno di essere amata, con le parole e con i fatti”

L'Arcivescovo Corrado Lorefice al Sindaco e ai Consiglieri: "Amate questa città che siete chiamati a governare, abbiatene cura" / IL PROGRAMMA DEL 13 LUGLIO

E’ stata celebrata questa mattina nell’atrio di Palazzo delle Aquile la S. Messa presieduta dall’Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice alla presenza del Sindaco, Prof. Roberto Lagalla, dei Consiglieri comunali, delle Autorità civili e militari. Ha animato la celebrazione il Coro “S. Sebastiano” della Polizia Municipale di Palermo, diretto dal M° Serafina Sandovalli. A seguire, il tradizionale omaggio floreale dei Vigili del Fuoco alla statua di S. Rosalia, posta in cima al Palazzo delle Aquile, omaggio accompagnato dal suono dei tamburi.

OMELIA DELL’ARCIVESCOVO CORRADO

Nel 1981 i vescovi di Sicilia hanno deciso di scegliere come prima lettura della Messa propria di Santa Rosalia il Cantico dei Cantici, testo biblico che già alla fine del 1600 aveva proposto alla Congregazione dei riti e dunque al Papa, su richiesta del Senato di Palermo, il nostro concittadino, il Servo di Dio Giovanni Battista Sidoti.

Ed è proprio questa lettura del Cantico dei Cantici che stamattina ci colloca nel senso più profondo e vero della Festa della nostra Santuzza, di questa meravigliosa Donna, di questa bella nostra Concittadina, di questa autentica e radicale seguace di Gesù, di questa fulgida discepola di Cristo. Rosalia infatti ha risposto con appassionata radicalità alla chiamata del suo Maestro e Signore, all’Amato della sua vita. In lei prevale la stessa struggente ricerca dell’amore che troviamo in questo testo biblico, la passione per l’amato, ricercato con tutta sé stessa, il meglio di sé stessa: la sua più intima essenza, dove si gioca la relazione con l’Altro, con la Fonte dell’amore, con Dio, “perché Dio è Amore” – come afferma 1Gv 4,8 – e la relazione con gli altri. Dalla sua interiorità, dalla sua coscienza, da dove si libra il canto della vita che ogni uomo e ogni donna interpreta con tutta la mente, con tutto il cuore, con tutte le proprie forze.

Oggi il dialogo di amore e di vita tra Santa Rosalia e il suo Signore diventa anche il dialogo di amore e di vita tra Rosalia e tutti noi. Tra la Santuzza e la sua città, e qui, in questa Casa comunale, con quanti sono chiamati a governarla, cioè ad amarla con passione, dedizione totale e fedeltà. A prendersi cura con amore dell’amata. Diventa il nostro cantico d’amore per Palermo.

Signor Sindaco, Lei e quanti – speriamo al più presto – la collaboreranno nella diaconia della città, siete stati deputati a questo: ad amarla, a prendervi cura di questa città. Il nuovo “Senato di Palermo” è costretto per amore, solo per amore, a scegliere anche oggi come allora il Cantico dei cantici, il Canto dell’amore:

Ora parla il mio diletto e mi dice:
«Alzati, amica mia,
mia bella, e vieni!  Perché, ecco, l’inverno è passato,
è cessata la pioggia, se n’è andata;

 i fiori sono apparsi nei campi,
il tempo del canto è tornato
e la voce della tortora ancora si fa sentire
nella nostra campagna.
Il fico ha messo fuori i primi frutti
e le viti fiorite spandono fragranza.
Alzati, amica mia,
mia bella, e vieni!».

Non ci può essere altra pagina che può e deve essere luce e guida in questo frangente della storia della città della Santuzza. L’Amore! Amare significa andare verso l’altro, uscire da sé stessi incontro all’altro. Spendersi per l’altro. Palermo ci ha amati. Ci ha generati, allevati con cura e amore. Noi tutti siamo il “diletto” di Palermo. Ma Palermo, proprio per questo, è la nostra amata. Follemente amata!

Palermo ha bisogno di essere amata. Con le parole e con i fatti. Palermo si può solo amare. Amare anche le sue ferite, assumerle, portarle nella propria carne. Per sanarle. Per guarirle. Per ritornare a cantare!

Palermo è una città che si deve rialzare, una città che ha bisogno di una nuova primavera, che si lasci alle spalle il rigido inverno che la travolge. Amare le sue case, i suoi quartieri, le sue periferie urbane ed esistenziali, le sue strade, le sue piazze, i suoi monumenti, le sue botteghe, i suoi cimiteri. Amare i suoi figli e le sue figlie perché abitino case dignitose, percorrano strade pulite, godano della bellezza dei suoi beni artistici, culturali e ambientali, si realizzino attraverso un lavoro certo, possano dare degna sepoltura ai loro morti, accolgano con fraterna amicizia quanti vi approdano. Una città aperta e accogliente, degna della sua storia e della sua cultura, della sua collocazione geografica al cuore del Mediterraneo, che metta a frutto il sangue dei suoi martiri, una città dove la cultura della legalità, della giustizia, della non violenza e della solidarietà abbiano stabile dimora. Una città libera da ogni ingerenza e da ogni sopruso mafioso. Da ogni collusione ed esercizio di potere abusatore mortifero.

Signor Sindaco, il giorno in cui ho incontrato anche lei tra i candidati a sindaco della città le ho mostrato questo anello nuziale che mi è stato consegnato il giorno della mia consacrazione sponsale con la chiesa di Palermo, con questa città. Anche Lei e suoi collaboratori siete chiamati ad un atto di consacrazione d’amore. Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa, Puglisi per questa città cercano soci d’amore. La Santuzza vi sia di esempio, accompagni la vostra diaconia, sia ancora corifea, insieme a tutti i martiri della giustizia e della fede, tra voi e con noi tutti, del canto di liberazione e di esultanza che ancora una volta la nostra amata Palermo deve elevare:

«Alzati, amica mia,
mia bella, e vieni!
[… ] mostrami il tuo viso,
fammi sentire la tua voce,
perché la tua voce è soave,
il tuo viso è leggiadro».