L’Arcivescovo li ha accolti allargando le braccia sul sagrato della Cattedrale e ha ascoltato le loro storie e le richieste che fino a questo momento non sono state raccolte da chi avrebbe dovuto farlo: i lavoratori di Covisian e Almaviva hanno manifestato nei giorni scorsi davanti alla Cattedrale per protestare contro il comportamento di Ita (la compagna aerea ex Alitalia) nella vertenza sui call center. “Eccellenza, la strada è sempre più in salita, affidiamo a lei la nostra sofferenza perché dal prossimo 1° maggio in 543 potremmo rimanere senza lavoro, al momento siamo senza risposte”. La vertenza riguarda 221 operatori di Covisian e 322 di Almaviva in cassa integrazione. I lavoratori hanno consegnato all’Arcivescovo una lettera nella quale spiegano che il loro lavoro “è stato strappato non perché non ce ne sia abbastanza o perché non sappiamo farlo ma per ragioni a noi estranee”. Mons. Lorefice ha immediatamente offerto vicinanza e solidarietà: “Chiediamo ci sia sempre il pane quotidiano ma anche il pane della Parola di Dio che in questo momento ci sostiene e dà forza”.
La nuova compagnia aerea Ita, controllata dallo Stato, la scorsa settimana aveva disertato il tavolo convocato dal governo, dando notizia di 150 assunzioni per chiamata diretta finalizzate a internalizzare il servizio. Come dicevamo, sono 543 i lavoratori a rischio licenziamento. La vertenza riguarda 221 operatori di Covisian, che dal 1° maggio potrebbero essere messi alla porta, e 322 di Almaviva in cassa integrazione. Ita Airways ha reagito spiegando che non è stata presente al tavolo ministeriale perché si considera “parte lesa” a seguito della “rottura unilaterale” da parte di Covisian del contratto di fornitura del call center e ritiene responsabile esclusivamente l’azienda “che non ha dato seguito né al contratto sottoscritto con Ita né all’intesa sulla clausola sociale relativa ai dipendenti Almaviva”.
L’Arcivescovo continuerà a seguire l’evoluzione della vicenda.