“Giuseppe: sposo, lavoratore, padre responsabile della sua discendenza e anche partecipe della vita del villaggio che abitava. Un progetto di vita fortificato dalla sua fede in Dio”

Solennità di San Giuseppe, chiesa di San Giuseppe dei Teatini: tra i fedeli, i rappresentanti dell'Ufficio Diocesano per la Pastorale Sociale e del Lavoro, i responsabili del Progetto Policolo e le delegazioni delle numerose realtà artigiane / OMELIA ARCIVESCOVO

Di seguito il testo dell’omelia pronunciata dall’Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice in occasione della solennità di San Giuseppe, patrono della Chiesa universale e degli artigiani. Questa mattina l’Arcivescovo ha presieduto la solenne Celebrazione Eucaristica nella chiesa di San Giuseppe dei Teatini: con lui, tra i fedeli, i rappresentanti dell’Ufficio diocesano per la Pastorale Sociale e del Lavoro, i rappresentanti di CNA Sicilia, Casartigiani, Confartigianato e Claai e i responsabili del Progetto Policoro che hanno celebrato la “giornata dei lavoratori” per sottolineare l’importanza dei tradizionali mestieri del saper fare che rappresentano un patrimonio – anche identitario – irrinunciabile sotto il profilo economico, sociale e culturale.

 

 

Solennità di San Giuseppe, Sposo della Beata Vergine Maria

Chiesa di S. Giuseppe ai Teatini

19 marzo 2024

Omelia

Giuseppe, in questa pagina dell’Evangelista Matteo, è un figlio di Dio, perché discendenza di Abramo, membro di una lunga storia di generazione di vita che dice la cura paterna di Dio per il suo popolo: la fedeltà di Dio si estende di generazione in generazione (cfr Lc 1,50).

Ma di lui – di Giuseppe – il testo evangelico non dice, a differenza di tutti i suoi padri, che a sua volta Giuseppe “generò”. Egli è solo “generato”. Eppure la sua vita non è votata alla sterilità.

Egli diventa padre secondo il disegno del cuore di Dio. “Patris corde”. Vive con cuore di padre. Non si spezza la catena della discendenza in lui. Anzi per suo tramite Dio la porta a compimento. È lui che custodisce e accompagna il mistero dell’incarnazione; si fa strumento docile dell’irruzione di Dio in mezzo al suo popolo: la sua promessa sposa, da lui amata, anche nel travaglio dell’accoglienza dello stravolgimento del suo progetto di vita, sarà grembo, fecondato dallo Spirto, della realizzazione della promessa Isaiana: “Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi” (Mt 1,23; Is 7,14). Non agisce di impulso e riesce a coniugare il proprio diritto con il rispetto del sacrario della coscienza dell’altro, dall’altra che ha disposto della sua vita perché si compissero in lei le parole del messaggero divino, l’Angelo Gabriele, e prendesse carne il Verbo della vita, il Figlio di Dio. Papa Francesco nella Lettera Apostolica Patris corde ha scritto: “La sua risposta [di Giuseppe] fu immediata: «Quando si destò dal sonno, fece come gli aveva ordinato l’angelo» (Mt 1,24). Con l’obbedienza egli superò il suo dramma e salvò Maria” (n. 3). Contribuì anche lui in maniera decisiva alla realizzazione del disegno di Dio.

Il suo progetto di vita, spinto dalla fede in Dio, era essere sposo, lavoratore, padre responsabile della sua discendenza ma anche partecipe della vita del villaggio che abitava: amare una donna, sposarla, custodire con il suo onesto lavoro di artigiano, di piccolo imprenditore, la sua famiglia, la sua discendenza. Amare ed essere amato dalla sua sposa. Amare ed essere amato dai suoi figli per consegnarli alla vita, loro pure generatori di vita e di amore, artigiani di bene e di un senso comunitario e solidale della vita. Gioiosi e orgogliosi come lui, come Giuseppe, – umanamente realizzati! – per la creatività del loro lavoro competente e onesto. Adoratori solo di Dio, non asserviti all’“idolo denaro” che schiavizza l’uomo, spegne nel cuore l’amore, semina indifferenza, divisione e spietata concorrenza; che fa considerare gli altri, soprattutto se diversi da noi, nemici e invasori e non fratelli e compagni; che arma le mani e sparge distruzione e morte, opera respingimenti, innalza barriere, scatena guerre. Costruttori, come Giuseppe, del villaggio umano, della Casa comune. Seminatori di giustizia, ricchi di intelligenza interiore, irrorati da un cuore che intercetta la sofferenza degli altri e la fa sua.

Con la fedeltà agli impegni umani, familiari, professionali si contribuisce alla realizzazione del progetto salvifico di Dio per l’umanità.  La fede ci libera dal ripiegamento in noi stessi, da una comprensione della vita volta solamente alla ricerca del proprio benessere o peggio ancora del profitto ad ogni costo. Le nostre città subiscono drammaticamente le conseguenze di tale nefasta logica. La fede invece allarga gli orizzonti e ci rende collaboratori di Dio. Bene-fattori della Casa comune, la città e il pianeta che abitiamo.

Questo era il sogno umano di Giuseppe, che Dio non infrange ma apre al suo più grande progetto salvifico. Giuseppe è un uomo di fede, obbediente a Dio, che sogna di realizzare il sogno di Dio iscritto nel Nome che è al di sopra di ogni altro nome: Emmanuele, Dio-con-noi, giammai contro di noi. Dio che esalta la libertà dell’uomo e non la limita. Dio che vuole portare a compimento il suo progetto iniziale sull’intera umanità: la convivialità fraterna vissuta nella Casa comune, nella Terra giardino paradisiaco con al centro l’albero della vita (cfr Gn 2,9), irrorato da sorgenti che zampillano acqua per la vita eterna.

Il figlio nato da Maria e che Giuseppe chiamerà Gesù, Dio salva, è colui che libera il suo popolo facendo germogliare l’albero della Croce. Colui che incide, per mezzo del dono pasquale dello Spirito, la legge dell’amore nel cuore degli uomini. Colui che irrora in noi l’energia di risurrezione che è l’amore di Dio effuso nei cuori per mezzo dello Spirito (cfr Rm 5,5).

La fede in Gesù, il Verbo di Dio incarnato nel seno di Maria, custodito da Giuseppe con amore di padre, torturato, crocifisso, sepolto e risorto, non farà avanzare l’iniquità nella Casa comune, perché custodirà l’amore nei cuori di molti (cfr Mt 24,12). In noi e in quanti con noi nel mondo intero, dietro a Gesù, portiamo avanti il sogno di Dio sull’umanità: la vita in abbondanza (cfr Gv 10,10).

L’Anno Giubilare Teatino e l’Anno Giubilare Rosaliano ci confermino nella fede della Chiesa, sulle orme di S. Giuseppe, di S. Gaetano di Thiene e degli altri Santi fondatori dell’Ordine dei Chierici regolari, e di S. Rosalia.

La Vergine Maria, la credente per eccellenza, ci aiuti a fare quello che Gesù suo Figlio ci dirà. Sempre pronti a eseguire la volontà di Dio, unica fonte della vera libertà di noi umani e del futuro del mondo.