Papa Francesco: “l’Europa assicuri un’accoglienza equa, i migranti non invadono”. Da Marsiglia la riflessione del nostro Arcivescovo per la Giornata del Migrante e del Rifugiato

In chiusura delle Rencontres Méditerranéennes, Mons. Corrado Lorefice ci invita a valutare il fenomeno migratorio "fuori dalla logica dell'emergenza"

Papa Francesco a Marsiglia davanti ai delegati Vescovi e giovani delle cinque sponde del Mediterraneo e del Presidente Francese Macron, nel suo discorso di chiusura de Les Rencontres Méditerranéennes Med 23 ha detto tra l’altro:

“I migranti vanno accoltiprotetti o accompagnati, promossi e integrati. Se non si arriva fino alla fine, il migrante finisce nell’orbita della società. Accolto, accompagnato, promosso e integrato: questo è lo stile. È vero che non è facile avere questo stile o integrare persone non attese, però il criterio principale non può essere il mantenimento del proprio benessere, bensì la salvaguardia della dignità umana. Coloro che si rifugiano da noi non vanno visti come un peso da portare: se li consideriamo fratelli, ci appariranno soprattutto come doni. Domani si celebrerà la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Lasciamoci toccare dalla storia di tanti nostri fratelli e sorelle in difficoltà, che hanno il diritto sia di emigrare sia di non emigrare, e non chiudiamoci nell’indifferenza. La storia ci interpella a un sussulto di coscienza per prevenire il naufragio di civiltà. Il futuro, infatti, non sarà nella chiusura, che è un ritorno al passato, un’inversione di marcia nel cammino della storia. Contro la terribile piaga dello sfruttamento di esseri umani, la soluzione non è respingere, ma assicurare, secondo le possibilità di ciascuno, un ampio numero di ingressi legali e regolari, sostenibili grazie a un’accoglienza equa da parte del continente europeo, nel contesto di una collaborazione con i Paesi d’origine. Dire “basta”, invece, è chiudere gli occhi; tentare ora di “salvare sé stessi” si tramuterà in tragedia domani, quando le future generazioni ci ringrazieranno se avremo saputo creare le condizioni per un’imprescindibile integrazione, mentre ci incolperanno se avremo favorito soltanto sterili assimilazioni. L’integrazione, anche dei migranti, è faticosa, ma lungimirante: prepara il futuro che, volenti o nolenti, sarà insieme o non sarà; l’assimilazione, che non tiene conto delle differenze e resta rigida nei propri paradigmi, fa invece prevalere l’idea sulla realtà e compromette l’avvenire, aumentando le distanze e provocando la ghettizzazione, che fa divampare ostilità e insofferenze. Abbiamo bisogno di fraternità come del pane. La stessa parola “fratello”, nella sua derivazione indoeuropea, rivela una radice legata alla nutrizione e al sostentamento. Sosterremo noi stessi solo nutrendo di speranza i più deboli, accogliendoli come fratelli. «Non dimenticate l’ospitalità» (Eb 13,2), ci dice la Scrittura. E nell’Antico Testamento si ripete: la vedova, l’orfano e lo straniero. I tre doveri della carità: assistere la vedova, assistere l’orfano e assistere lo straniero, il migrante”.

L’incontro di Marsiglia a cui ho partecipato, è stato di grande ricchezza per il confronto franco e la gioia dell’amicizia, arricchita dalle diversità culturali e religiose, e soprattutto per le riflessioni condivise nei ‘tavoli sinodali’ che hanno visto impegnati vescovi, giovani e teologi.

La Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che celebriamo ci aiuti a uscire dalla fuorviante comprensione del fenomeno migratorio come ‘emergenza’. Come scrivevo nella Lettera aperta dopo la Celebrazione del 30° dell’uccisione del Beato Giuseppe Puglisi, quasi a volergli prestare la voce: “Ci sono solo migliaia di donne, di uomini, di bambini, strangolati da guerre nefaste, dallo stravolgimento climatico e dallo sfruttamento economico di matrice occidentale, che partono verso l’Europa in cerca di accoglienza, di solidarietà e di lavoro. Essi arrivano sulle nostre coste anche da soli, anche senza l’appoggio criminale dei commercianti di morte e ben al di là dei salvataggi delle ONG, spesso falsamente additate come fattori di spinta alle partenze. I dati di questi giorni lo confermano. Ciò non accade da ieri, ma da più di vent’anni. Non è un fenomeno sorprendente e ingovernabile, bensì un grande fenomeno planetario”.

La celebrazione della Giornata Mondiale dia a tutti una maggiore consapevolezza della portata umanitaria ed epocale che racchiude questo esodo di uomini e di donne, e, soprattutto, ci contagi lo sguardo di Dio che chiede alle nostre comunità di collocare lo sguardo all’altezza dello sguardo dei migranti e dei rifugiati. Per rimanere umani e per essere autenticamente cristiani, degni del nome di Cristo, il Messia che libera prendendo e condividendo le sofferenze degli uomini e delle donne, figli e figlie amate il Lui da Dio Padre.

Intensifichiamo la preghiera perché possiamo custodire cuori capaci d’amare e relazioni fraterne. Perché la casa comune non sia travolta dagli odi e dalle guerre, ma maturi, come ha detto oggi il Papa a Marsiglia, “un pensiero vitale, aperto e conciliante: un pensiero comunitario”.

 

(foto Famiglia Cristiana)