Sabato 22 marzo 2025 in Cattedrale, alla presenza dell’Arcivescovo Mons. Corrado Lorefice, si è svolto il pranzo di S. Giuseppe con sorelle e fratelli bisognosi. Il pranzo è stato organizzato dalla Cattedrale con la collaborazione e il contributo di alcune donne professioniste e imprenditrici della città, dell’Associazione LeAli e della Protezione civile regionale che ha fornito tavoli, sedie e supporto logistico. Il pranzo con i poveri prima del covid era diventato un appuntamento atteso ripetuto negli anni. Ora torna a ripetersi e la Cattedrale, da luogo dove si celebra l’Eucaristia, memoriale della morte e risurrezione del Signore, segno massimo dell’amore per l’umanità, si trasforma in mensa per i prediletti del Signore ai quali far sperimentare l’amore della Chiesa. Non si è trattato di un pranzo “rivolto ai poveri”, ma di un momento in cui proprio i poveri sono al centro dell’attenzione della comunità cristiana.
A tavola hanno trovato posto 200 persone: tra queste, quelle assistite dalla Cattedrale, dalla Caritas diocesana, dalla Missione Speranza e Carità, dai Frati Cappuccini della piazza omonima e dall’Associazione LeAli. Il gruppo di donne professioniste, i volontari dell’Associazione LeAli e parrocchiani della Caritas e del gruppo famiglia della Cattedrale hanno servito i pasti ai tavoli. “In un momento di difficoltà economica di tanti fratelli e sorelle che sono assistiti costantemente durante l’anno con derrate alimentari e aiuti economici per svariate necessità, tra cui bollette ed affitti, far sentire la vicinanza della Chiesa – dichiara il parroco della Cattedrale Mons. Filippo Sarullo – è doveroso oltreché un gesto di carità concreta che risponde all’appello del Vangelo ‘tutto quello che avete fatto ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me’ (Matteo, 25,41). Sentirli nostri fratelli è un invito di Gesù al quale non possiamo non rispondere che con la vera e autentica carità. È pure significativo che a tavola si sono seduti insieme cristiani, musulmani, clochard, profughi, nomadi, mendicanti e con intere famiglie palermitane, per festeggiare insieme San Giuseppe, uomo giusto e saggio, di esempio per tutti. Tra coloro che sono stati accolti anche chi soffre non per mancanza di denaro ma di solitudine”.
Papa Francesco, nella Bolla di indizione del Giubileo che stiamo vivendo, a proposito dei poveri scrive: «Non possiamo distogliere lo sguardo da situazioni tanto drammatiche, che si riscontrano ormai ovunque, non soltanto in determinate aree del mondo. Incontriamo persone povere o impoverite ogni giorno e a volte possono essere nostre vicine di casa. Spesso non hanno un’abitazione, né il cibo adeguato per la giornata. Soffrono l’esclusione e l’indifferenza di tanti». L’incontro che sabato ci apprestiamo a vivere – continua il parroco – vuole essere un segno di quella attenzione che quotidianamente prestiamo a questi nostri fratelli. E che il pranzo si tenga dentro la Cattedrale ricalca ciò che era frequente nelle prime comunità cristiane e che accompagnava la riunione delle comunità fin dai tempi apostolici. Narra san Giovanni Crisostomo: «Nelle chiese c’era un’usanza ammirevole: i fedeli, riunitisi, una volta ascoltata la Parola di Dio, partecipavano tutti alle preghiere di rito e poi ai santi misteri. Alla fine della riunione, invece di tornare subito a casa, i ricchi, che si erano preoccupati di portare provviste in abbondanza, invitavano i poveri e tutti si sedevano a una stessa tavola, apparecchiata nella chiesa stessa e tutti senza distinzione mangiavano e bevevano le stesse cose. Si comprende come la tavola comune, la santità del luogo, la carità fraterna che si manifestava dappertutto diventavano per ognuno fonte inesauribile di gioia e di virtù».
Il parroco, ringraziando quanti hanno offerto tempo, mani e cuore alla realizzazione dell’evento, si augura che insieme alle porte della Cattedrale, possano aprirsi, in questo anno giubilare, dedicato alla speranza, anche le porte di tanti cuori. In particolare, di tutte quelle persone che oggi si occupano di chi ha bisogno e sabato saranno in Cattedrale per fare esperienza di condivisione del proprio tempo con e per gli altri e con coloro che dalla società sono ritenuti ultimi, ma dal Signore amati e prediletti.