Migranti, tra richieste di umanità e “sbarchi selettivi”. L’Arcivescovo di Palermo: “Siamo responsabili delle vite sulle navi Ong”

Intervista all'arcivescovo di Palermo: "il Mediterraneo di oggi è la Sagunto citata da Pappalardo" / LA NOTA DEL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE CEI / L’INTERVENTO DI PAPA FRANCESCO

Mentre nel porto di Catania si sperimenta la direttiva sugli “sbarchi selettivi”, dura presa di posizione dell’Arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice che, intervistato da Repubblica, aggiorna il richiamo a sagunto del cardinale Salvatore Pappalardo. Ecco il testo dell’intervista, seguito dalla nota della CEI e dall’intervento di Papa Francesco.

 

Intervista all’arcivescovo di Palermo: “il Mediterraneo di oggi è la Sagunto citata da Pappalardo” (di Giada Lo Porto / La Repubblica, 6 novembre 2022)

 

“Mentre a Roma si discute Sagunto viene espugnata”, tuona l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice evocando l’omelia del cardinale Salvatore Pappalardo, e riferendosi al braccio di ferro tra il governo e le navi Ong in attesa di un porto. La citazione riporta agli anni bui del piombo mafioso, quando il generale Carlo Alberto dalla Chiesa fu ucciso nella sua auto con la moglie Emanuela Setti Carraro. Poche ore dopo, Pappalardo scrisse un’omelia entrata nella storia civile del Paese.

Quella frase fu usata contro uno Stato senza forza morale, perché ha scelto di legarla alla vicenda Ong?

“Perché sono successore di un vescovo che l’ha tuonata dal pulpito in un momento tragico, quello dei fiumi di sangue causati dalla mafia. Mi sembra attualissima: c’è un’Europa che dimentica di avere precise responsabilità e un’Italia che si volta dall’altra parte. La legge del mare dice altro, se qualcuno è in pericolo dobbiamo salvarlo. Mentre si continua a perdere tempo ci sono uomini, donne, bambini, in balia del meteo. Questa è mancanza di civiltà”.

Stiamo ripiombando in anni bui?

“Il mio cuore è ferito per la direzione che questo Paese sta prendendo. Il governo discute inutilmente sul fatto che le imbarcazioni battano questa o quell’altra bandiera. Su quelle navi ci sono vite di cui siamo responsabili, perché fanno parte dell’unica famiglia umana. Dobbiamo smetterla con la teoria dei “nostri o loro”. La dobbiamo smettere di essere i soliti Calimero. Per questo ho voluto fortemente utilizzare quelle parole. Se ieri Sagunto era Palermo, oggi è il Mediterraneo. E bisogna dirlo perché l’attuale situazione fa paura”.

Di cosa ha paura?

“Temo che si faccia propaganda politica a basso prezzo sulla pelle della povera gente, come è già successo in passato. C’è una visione molto gretta, si continua a dire che queste persone sono quelle che ci impoveriscono e che rubano il nostro lavoro. La storia si ripete. Fatti che abbiamo già visto stanno di nuovo accadendo sotto i nostri occhi”.

Si riferisce alla campagna anti-migranti dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini?

“Anche. E poi una serie di domande si affastellano nella mia mente. Domande che vorrei porre a tutti: sappiamo in Libia che ci sono i lager? Sappiamo che stiamo foraggiando le cosiddette vedette libiche che hanno l’ordine di sparare alle imbarcazioni? Siamo consapevoli, noi occidentali, di adeguarci sempre più a una mentalità che poco ha a che vedere con il concetto di umanità? “.

Il suo è un atto d’accusa anche all’indifferenza dell’uomo comune?

“Sì, perché queste persone scappano da ciò che noi occidentali abbiamo ipocritamente creato nei loro Paesi: guerra, fame e cambiamenti climatici. Però quando vengono qui sono loro i nemici, gli usurpatori. È una visione terrificante”.

Lars Castellucci, vicepresidente della Commissione Interni del Bundestag, di Meloni ha detto: “Deve decidere se vuole essere un primo ministro o una provocatrice”. Lei cosa pensa?

“Che dobbiamo smettere di perderci nelle provocazioni. In mare ci sono i nostri figli, la nostra gente. Ritroviamoci nelle cose essenziali, torniamo a essere umani, compassionevoli. Basta ascoltare chi vuole indurire il nostro cuore”.

Qual è secondo lei la soluzione?

“Il governo deve indicare subito un porto sicuro di sbarco. È la cosa più urgente. Parlo con lei e sento la pioggia battente fuori. Mi dica, come si può avere l’anima in pace pensando a cosa stanno vivendo i nostri fratelli in mare?”.

 

LA NOTA DEL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE CEI SUI FENOMENI MIGRATORI:

“Un attacco alla democrazia” lo sbarco “selettivo”. Il j’accuse arriva da monsignor Gian Carlo Perego, presidente della Commissione Cei che si occupa di immigrazione nonché presidente della fondazione Migrantes che riflette con preoccupazione su quanto sta avvenendo al largo delle acque di Catania con tre navi Ong in acque italiane. “Anziché modificare il regolamento di Dublino e impegnare tutte le nazioni europee in una solidarietà come si era avviato con i 21 Paesi Ue, c’è il rischio che si ritorni ai nazionalismi e l’Italia in questo caso corre il rischio di restare sola ad affrontare la situazione, essendo al confine, mentre per noi è molto importante un coinvolgimento di tutti i Paesi europei”, dice Perego all’Adnkronos. Che chiede al governo di soccorrere tutti: “È molto importante mettere al centro i soccorsi in mare e lavorare come si era iniziato nel modificare il regolamento di Dublino, nella responsabilità di tutti nell’accoglienza. È molto importante che anche il nostro governo lavori in questa direzione e non dia segnali contrari”.

 

L’INTERVENTO DI PAPA FRANCESCO: “Salvare vite ma Ue non lasci Italia sola”

(ANSA / 6.11.22) “La vita va salvata, il Mediterraneo è un cimitero, forse è il cimitero più grande” ma “l’Italia, questo governo, non può fare nulla senza l’accordo con l’Europa, la responsabilità è europea”, “ogni governo dell’Unione europea deve mettersi d’accordo su quanti migranti può ricevere” e “l’Unione europea deve prendere in mano una politica di collaborazione e di aiuto, non può lasciare a Cipro, alla Grecia, all’Italia e alla Spagna la responsabilità di tutti i migranti che arrivano alle spiagge”. Lo ha detto il Papa, nella conferenza stampa con i giornalisti al seguito, parlando della situazione di queste ore nel Mediterraneo.

 

(ASKANEWS / 6.11.22)) “La vita va salvata in mare ed i migranti vanno accolti e integrati. Ma lo sforzo non può ricadere solo sulle spalle di alcuni paesi come l’Italia”. Lo ha detto Papa Francesco nel corso della ormai tradizionale conferenza stampa sull’aereo che lo ha riportato in Italia dal Bahrein. “Sui migranti il principio è quello che vanno accolti accompagnati, promossi e integrati. Se non si possono fare questi passi non è positivo. Ogni governo della Ue deve mettersi d’accordo su quanti migranti può ricevere. – ha poi detto Francesco – Al momento sono quattro i Paesi che li accolgono: Cipro, Grecia, Italia e Spagna”. Facendo riferimento al blocco dei porti, Francesco ha poi aggiunto che “la vita va salvata in mare. E il mediterraneo è un cimitero”. Per quanto riguarda, invece, le politiche a livello continentale, Francesco ha detto che questa “va concordata tra i Paesi, e l’Unione europea deve prendere in mano una politica di collaborazione e di aiuto. Non può lasciare a Cipro, Grecia Italia e Spagna l’accoglienza di tutti i migranti che arrivano sulle spiagge”. “La politica dei Paesi per ora è stata di salvare le vittime e questo governo ha la stessa politica. – ha aggiunto il Papa – Non lo conosco ma ha fatto sbarcare bambini e donne, ho sentito nelle ultime ora, o almeno l’intenzione c’era. Ma l’Italia e questo governo, o anche un governo di sinistra, non possono fare nulla senza l’accordo a livello europeo e la responsabilità europea. Inoltre voglio ricordare che una donna statista, Angela Merkel, ha detto che il problema dei migranti va risolto in Africa. Ma se noi continuiamo a pensare che l’Africa vada sfruttata è logico che avremo i migranti. Serve invece un piano di sviluppo dell’Africa, dove alcuni Paesi non sono padroni del proprio sottosuolo e si continua ad avere nei loro confronti un atteggiamento da potenze colonialiste. Lo sfruttamento della gente è terribile. Se vogliamo risolvere i problemi dei migranti, – ha concluso – risolviamo i problemi dell’Africa”.