“Mai come in questo tempo siamo stretti tra l’inequità e l’iniquità. Mai come in questo tempo deve essere forte l’impegno nel realizzare una casa comune dove ogni essere umano possa godere, in armonia e in fratellanza, dei beni destinati a tutti”

L’intervento dell’Arcivescovo di Palermo alla giornata di studio su “Cause e implicazioni alimentari del fenomeno migratorio” promossa dall’Università di Palermo, dal Dipartimento Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali e da Cir Migrare (10 ottobre, Aula Magna “Gian Pietro Ballatore”)

«Le esperienze vissute in prima persona in due luoghi cruciali per la geopolitica, Damasco e il Nord Kivu in Congo, nel 2015, mi hanno aiutato a comprendere il messaggio chiaro e netto di Papa Francesco quando, nell’Enciclica Laudato Si’ parla nel quinto capitolo non di iniquità ma di inequità, della “inequità planetaria”: ciò vuol dire che nel mondo c’è qualche cosa che non corrisponde a quello che è il desiderio più profondo di ogni essere umano, quello di poter godere dei beni che sono destinati a tutti (quello della destinazione universale dei beni – un principio umano – è uno dei concetti della Dottrina sociale della Chiesa. Ma se è vero che l’inequità è generata dall’iniquità (generata sempre dal cuore degli uomini), è anche vero che l’inequità genera iniquità. Spesso mi dicono di essere un fissato quando prendo posizione nei confronti delle migrazioni, anche alzando la voce; ma io, che frequento l’Africa dal 1990, ho toccato con mano cosa significa l’inequità che genera iniquità, perché quando noi presidiamo il Mediterraneo (un ruolo scelto dall’Europa, scelto anche dall’Italia),  quando noi sovvenzioniamo i respingimenti che andranno a portare nei lager uomini che scappano dalla fame e dalla guerra, allora questa si chiama iniquità che viene generata dall’inequità, con l’ipocrisa dell’Occidente. Non voglio far politica ma quello che devo dire, lo dico sempre. Ecco perché è importante avere fondamento scientifico per contribuire all’ecologia antropologica. Oggi non possiamo vincere la sfida ecologica se non ritorniamo a un’antropologia che abbia di mira realmente la rifondazione delle nostre categorie mentali affinché possa essere realizzato un mondo casa di tutti, dove ognuno abbia accesso a quelli che sono gli elementi essenziali, per poter essere persona umana attraverso una convivenza nella casa comune che non sia segnata né da iniquità né da inequità; una casa comune dove tutti possano vivere da fratelli e da sorelle. D’altra parte oggi Papa Francesco è quasi l’unica voce (pensate ancora alla Laudato Si’ ma anche alla Fratelli Tutti) che si leva anche nei confronti di altre chiese che in questo momento rischiano di benedire la guerra; la nostra è una casa che dobbiamo abitare non come se fossimo l’ultima generazione e questo cambiamento ecologico dipende anche da tutti noi».

Tra gli interventi in programma, quelli di Don Vito Impellizzeri, docente di Teologia Fondamentale presso la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia San Giovanni Evangelista (“Date loro voi stessi da mangiare – La distribuzione dei pani e dei pesci tra miracolo, ideologia, ideale, stile di fraternità”) e di Luigi Pasotti, Dirigente Responsabile Servizio Informativo Agrometeorologico della Regione Siciliana (“La sfida dell’adattamento ai cambiamenti climatici per l’agricoltura Subtropicale”)