“Le due regine”: i ricordi del Cardinale Salvatore Pappalardo, tra Elisabetta II e Madre Teresa di Calcutta

L'articolo, pubblicato sul Giornale di Sicilia il 28 ottobre del 1980 è oggi riportato in "Sul cammino della verità", Ed. Pitti

LE DUE REGINE

Card. Salvatore Pappalardo

Ho avuto la ventura di accostare in Palermo, nel corso di una medesima settimana, due regine, vere entrambe, ma di quanto diversa estrazione e dimensione!

Elisabetta II d’Inghilterra, semplice nella sua regalità, amabile ed umana nel tratto, distinta e puntuale nel fascino del suo comportamento. L’averla accompagnata nella visita alla Cappella Palatina l’esserle stato accanto in conversazione durante il pranzo a Palazzo Ganci, vedendola interessata ai tanti aspetti della nostra storia, del nostro costume, degli attuali problemi e della vita del popolo, furono per me motivo di intensa riflessione.

Ecco – mi dicevo – l’erede di una grande dinastia che ha rappresentato per secoli il massimo della potenza politica ed economica degli stati del mondo e che è stata anche protagonista di grandi rivolgimenti religiosi, i cui effetti ancora oggi perdurano… L’attuale Inghilterra, certamente ridimensionata nello scacchiere internazionale, vede sempre la sua Regina come simbolo di un grande passato e garanzia di stabilità nel suo non facile presente.

A lei l’augurio di poter contribuire, col suo servizio regale, al bene della sua nazione ad un ordine mondiale più sereno ed orientato alla stabile pace.

La seconda regina è di tutt’altra indole presentazione: Madre Teresa di Calcutta, fondatrice delle Missionarie della Carità, fragile e piccola creatura, una sovrana anch’essa nel regno spirituale dell’umiltà e della carità.

La onorano debitamente, riconoscendo l’alto valore del suo messaggio d’amore e della sua opera umanitaria e cristiana, uomini di Stato, Governi e consensi internazionali; anche i Sommi Pontefici hanno avuto per lei, donna debole e forte ad un tempo, segni di particolare venerazione e affetto.

La presenza di Madre Teresa in Palermo si ricollega sempre al suo mondo preferito, che è quello dei poveri, dei bisognosi, degli afflitti, per i quali operano già le sue figlie. Con impegno che vede completamente dimentiche di se stesse, sia nella loro Casa di accoglienza alla Magione, sia nel servizio domiciliare ai vecchi ed ai malati nel fatiscente quartiere.

Madre Teresa mi ha messo a parte dell’ampiezza dei suoi programmi e della sensibilità del suo cuore: servirebbe alle Suore un locale più adatto o meglio adatto o meglio adattato, per assistere le già numerose decine di bisognosi che vivono con esse, sostenuti dall’esclusivo caritatevole aiuto dei palermitani; vorrebbe disporre, come in altre grandi città, di un idoneo locale possibilmente nei pressi della Stazione, per accogliervi di notte i tanti sbandati che dormono all’addiaccio, rifocillandoli in qualche modo nel corpo, ma adoperandosi anche a far brillare una luce di speranza nel loro spirito spesso tanto ottenebrato. Risponderà la città di Palermo a questo appella? Sinceramente me lo auguro.

Proprio perché impegnata dovunque in iniziative ed in opere di sostegno e di aiuto alla vita. Madre Teresa può denunziare con forza – e lo ha fatto anche a Palermo – una realtà più tristi e nefaste del nostro tempo: la soppressione della vita mediante l’aborto. Il nascituro – ella ha ricordato – è chiamato da Dio all’esistenza con un atto di amore; ha quindi diritto a vivere; ogni vita umana sottintende un valore trascendente ed eterno; è l’egoismo l’infausta radice di ogni violenza ed in modo speciale perpetrata ai danni di meri innocenti… Ho parlato di due regine! A livelli diversi e con diverso impegno personale servono entrambi al bene comune della società. La vita deve essere per tutti un servizio, un ministero. Per il cristiano il servizio è addirittura, un atto regale: «servire è regnare» mentre la vera regalità deve essere sempre un servizio alla comunità. Ed è in questo bene comune che, pur essendoci tra gli uomini tanta distinzione di ruoli, non c’è.

(Giornale di Sicilia – 28.10.1980 – ed. Pitti Sul cammino della verità pag. 250)

Grazie alla Prof.ssa Maria Saccone