La Reliquia del Beato Giuseppe Puglisi è stata accompagnata dall’Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice a San Giovanni Rotondo in occasione della “Festa del Perdono del Gargano” presso il Santuario di Padre Pio a San Giovanni Rotondo.
L’accoglienza della Reliquia, a cura della comunità dei Frati Minori Cappuccini, è avvenuta nella tarda serata di lunedì 30 giugno: insieme all’Arcivescovo di Palermo era presente Mons. Franco Moscone, Arcivescovo di Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo. Alle 23 la processione verso la Chiesetta Antica di Santa Maria delle Grazie e il rito di apertura della Porta Santa.
Martedì 1 luglio, “Festa del Perdono del Gargano”, nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie, la Celebrazione Eucaristica presieduta da Mons, Corrado Lorefice.
OMELIA ARCIVESCOVO
Santuario Santa Maria delle Grazie, S. Giovanni Rotondo
Festa del Perdono del Gargano
1 luglio 2025
Carissime Sorelle, carissimi, Fratelli in Cristo,
è motivo di grande gioia celebrare con voi l’Eucaristia qui a S. Giovanni Rotondo, per la Festa del Perdono del Gargano, in questo Santuario “Santa Maria delle Grazie”, nel giorno della sua dedicazione. In particolare con te, carissimo P. Franco, Angelo e Araldo della nobile e feconda Chiesa di Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo, e con voi carissimi Frati Minori Cappuccini, fratelli di Padre Pio da Pietrelcina, il Santo del Gargano, e con gli altri membri della grande Famiglia Francescana. Saluto affettuosamente, questa santa Assemblea, nella sua variegata composizione e, in particolare, i Servitori delle Istituzioni civili e militari.
Una figlia spirituale di P. Pio, Vittorina Ventrella, scriveva: «A lui [padre Pio] devo la trasformazione dell’anima mia, a lui devo se ho provato la santa gioia di confessioni fatte bene, se ho versato lacrime di sincero pentimento nella mistica chiesetta del convento, vera oasi di pace e di celeste felicità spirituale […]».
Parole che ci aiutano a meglio gustare la Parola di Dio che abbiamo ascoltato, convenuti anche noi, stamane, in questa «mistica chiesetta».
Mi soffermo sulla pagina del Vangelo (Lc 19,1-10). Zaccheo, significa “puro”, “giusto”, ma è capo dei pubblicani e ricco, non amato dalla gente per la sua collaborazione con i coloni romani. Il suo nome stride con i suoi comportamenti, con la sia vita. Però Luca, anzitutto, lo presenta come uomo: «Ed ecco un uomo» (v. 2). Nonostante i suoi comportamenti, il suo vissuto morale, rimane sempre un uomo. Gesù conserva la fiducia nell’umanità di Zaccheo e così lo raggiunge e tocca nel cuore, nell’intimo, da dove inizia il cambiamento, il riconoscimento del suo disordine umano e morale, la conversione. Infatti, è la sua umanità, il suo essere più profondo, che cerca di vedere Gesù. Non lo cerca perchè è ricco o per la sua posizione sociale.
È il desiderio che lo muove dal profondo, che lo mette in cammino. «Cercava di vedere Gesù, chi fosse (tís estin)» (v. 3). Il desiderio lo istrada verso Colui che che è la Via, verso Colui che viene incontro, che attraversa la città e la percorre per incrociare sguardi, volti umani reali, concreti. Nel loro travaglio interiore. Gesù non si ferma al giudizio esteriore, non incapsula Zaccheo nella maschera del peccatore. Non gli sbatte in faccia l’incongruenza del nome che porta: puro, giusto. Cosa che farà la folla dei benpensanti mormorando perché «andato ad alloggiare (καταλῦσαι) da un peccatore» (v. 7). Gesù gli manifesta solamente la volontà di incontralo, di “alloggiare” a casa sua. Gli narra – gli rivela – che il desiderio di stare con lui è il desiderio stesso che ha Dio: «Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato (ἐξηγήσατο)» (Gv 1,18). Precedentemente, Luca aveva messo sulle labbra di Gesù: «Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano» (Lc 5,32). Due desideri – quello di Zaccheo e quello di Dio – che coincidono.
Gesù è l’Incontro. È «venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto» (v.10). In lui Dio sopraggiunge per un suo bisogno irresistibile, per esigenza ‘estatica’, per il fuoco d’amore traboccante che è; perché gli manca l’uomo, perché ciascuno di noi gli manca; io gli manco! Tutta la nostra speranza è in questo Dio che viene e verrà a cercarci. Gesù è realizzazione, compimento del desiderio dell’uomo e del desiderio di Dio. Desiderio di vita. Di relazione. Di vita in abbondanza, di relazione piena. Di vita eterna, di relazione indissolubile. Incontro che libera dallo strapotere del peccato. Dal ‘divisore’. Dalla morte, dagli inferi. Presenza che chiama «dalle tenebre alla sua ammirabile luce» (1Pt 2,9)
Zaccheo, trasportato dal desiderio, viene fuori dalla folla, esce allo scoperto, libero dagli stereotipi del comune sentire. È se stesso, così com’è: piccolo, smarrito, illuso dalla richezza e ingannato dalla corsa agli onori e all’ascesa sociale, ma desideroso. Con intelligenza corre avanti, sfrutta l’altezza di un albero avendo calcolato il passaggio di Gesù. Coraggioso, creativo, forte. Affronta il rischio e la derisione.
Desiderio desideravi. Si industria non solo per poter vedere Gesù ma perché si avveri il desiderio di essere visto da lui. E così, colui che cercava di vedere Gesù, scopre di essere visto, raggiunto dallo sguardo e conosciuto da Gesù stesso: «Gesù alzò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo…”» (v. 5). «Lo sguardo di Gesù non condanna, non fulmina. Accoglie» (A. Louf).
Ora ritorna ad essere Uomo. Puro. Giusto. Figlio e fratello perdonato! Non più schiavo di se stesso, della sua piccolezza, del denaro, della posizione sociale, del potere. È rinato, rigenerato. Puro di cuore. Fieramente piccolo. Distaccato e generoso. Restituisce e distribuisce. È, soprattutto, capace di gioire, come i bambini: «pieno di gioia» (v. 6).
S. Pio, seguace esemplare del Poverello di Assisi, qui, in questa chiesa di S. Maria delle Grazie, ha speso la vita nel desiderio profondo di partecipare il più pienamente possibile alle sofferenze e all’amore di Cristo. E, come affermò Papa Giovanni Paolo II il 3 maggio 1999 ai pellegrini convenuti a piazza S. Pietro l’indomani della Beatificazione di P. Pio, «Gesù Cristo è l’unico Salvatore del mondo. In Lui, nella pienezza dei tempi, la misericordia di Dio si è fatta carne, per donare la salvezza all’umanità, mortalmente ferita dal peccato. “Dalle sue piaghe siete stati guariti” (1Pt 2,25), ripete a tutti il Beato Padre, con le parole dell’apostolo Pietro, lui, che quelle piaghe le ha avute impresse nel suo corpo». Immedesimato in Cristo. Alter Christus. Come Cristo. Per fare incontrare tanti con Cristo. S. Pio, come il Beato Martire Giuseppe Puglisi, totalmente «per Cristo a tempo pieno», consapevoli che «Dio ama sempre tramite qualcuno» (Giuseppe Puglisi). Accogliere. Raggiungere. Ospitare. Cercare. Incontrare.
Questa chiesa di S. Maria delle Grazie, questo Santuario di Padre Pio, la città di San Giovanni Rotondo, come Gerico, come il Sicomoro, come la casa dove entra Cristo e trasforma i peccatori in giusti, gli idolatri in figli di Dio, i nemici in fratelli, i violenti in pacificatori.
P. Pio, un umile ‘sicomoro’, enorme albero solido capace di reggere il peso delle ferite spirituali e fisiche degli uomini e delle donne che qui, ancor oggi, continua ad accogliere. «Egli è stato pane spezzato per gli uomini affamati del perdono di Dio Padre» (Giovanni Paolo II, Udienza, 3 maggio 1999).
Al Santuario del Gargano si viene per ricevere sollievo e perdono. Per ritrovare la nostra postura umana e la nostra identità di figli di Dio, la chiamata alla fraternità e a prendersi cura degli altri. A fare proprie per alleviarle le sofferenze degli altri. A dare risposte al dolore degli uomini e delle donne. A spezzarsi e versarsi per altri. Soprattutto per i malati e i poveri, sacramento di Cristo (cfr Mt 25,30-46).
Curare, alleviare, mai ferire, mai colpire. Perdono, non odio. Pace, non guerra. Comunione, non divisione. Unità non fazioni. Ora. Soprattutto in questi anni drammatici di guerre irrazionali e disumane.
Carissime, Carissimi, facciamo nostre le parole del Santo Papa polacco, anche lui venuto pellegrino da sacerdote in questo Santuario, dove incontrò Padre Pio: «In questo nostro tempo, in cui ancora ci si illude di risolvere i conflitti con la violenza e la sopraffazione, e si cede non di rado alla tentazione di abusare della forza delle armi, Padre Pio ripete ciò che ebbe a dire una volta: “Che orrore la guerra! In ogni uomo colpito nella carne c’è Gesù che soffre”. Non deve poi passare inosservato il fatto che entrambe le sue opere – la Casa Sollievo della Sofferenza e i Gruppi di preghiera – siano state da lui concepite nell’anno 1940, mentre in Europa si profilava la catastrofe della seconda guerra mondiale. Egli non rimase inerte, ma, dal suo convento sperduto sul Gargano, rispose con la preghiera e con le opere di misericordia, con la carità verso Dio e verso il prossimo. E oggi, dal Cielo, ripete a tutti che questa è l’autentica via della pace» (Udienza, 3 maggio 1999). Così sia!