“Il Vangelo e la strada, viaggio tra le città invisibili”. In tram, a piedi, tra la gente: il Vescovo Corrado lungo le strade del quartiere CEP – San Giovanni Apostolo

"Qui ci sono tante storie di sofferenza, tanti sogni non ancora realizzati, tante realtà negate; ma c’è anche il profumo del Crisma, ci sono i segni del Messia, di colui che prende su di sé le sofferenze degli altri"

«Quando io celebro l’Eucaristia spesso mi commuovo perché capisco che l’Eucaristia, attraverso il rito, mi dà l’opportunità di stare alla presenza del Signore; è una presenza che si consegna sempre nella carne umana: io devo riconoscere lui che mi parla e devo riconoscere il suo corpo in quel pezzo di pane e devo riconoscere la sua Parola in quelle pagine della Bibbia che vengono proclamate. Mi commuovo, perché so che ascolto lui e so che addirittura lui consegna il suo corpo a me e alla fraternità con la quale sto celebrando l’Eucaristia; mi commuovo perché lo riconosco presente. E chi riconosco? Il Vangelo, la bella notizia della mia vita. Tutti voi, oggi qui al CEP, avete usato il termine “sogno”, ma è la stessa cosa, Vangelo e sogno sono sinonimi: questo territorio ha bisogno di “sogni”, di “belle notizie”. Per me la bella notizia non è una dottrina ma la carne di Gesù che mi ricorda che siamo tutti uniti in Cristo. Tornando alla commozione, io oggi mi sono commosso perché oggi io non sono venuto a fare la predica su Gesù ma perché l’ho incontrato nella sua Parola e nella sua carne: in quei volti che ho incrociato, in quelle mani che ho stretto, in quelle case che mi hanno ospitato; io oggi non ho fatto una buona azione ma ho continuato a incontrare lo stesso Gesù che incontro quando celebro l’Eucaristia e ascolto la sua Parola. E poi, se non c’è la strada non c’è Vangelo – non c’è Evangelo (εὐ in greco significa “bello”) – perché noi non possiamo annunciare una notizia bella, non possiamo dire che i sogni si realizzano; e Vangelo non è mai astratto, mai come in questo caso il Vangelo è la strada».

Così il Vescovo Corrado a conclusione dell’incontro con la gente del quartiere CEP – San Giovanni Apostolo.

Il libro “Il Vagelo e la strada” continua a segnare l’itinerario di un cammino, a piedi, tra le periferie della città di Palermo, continua a rivelarsi un’occasione preziosa per vivere un percorso di discernimento comunitario e sinodale tra le strade e la gente della nostra città a partire dall’Enciclica Fratelli Tutti di Papa Francesco. Dopo il quartiere di Danisinni, il quartiere Brancaccio,  Conte Federico e Sperone, dopo il mercato storico di Ballarò e le strade del quartiere Albergheria, anche il quartiere CEP – San Giovanni Apostolo ha realizzato un incontro lungo la strada per costruire insieme nuovi percorsi.

Anche questo incontro si è articolato attraverso tre momenti:

  • L’INCONTRO, Mons. Corrado, a piedi tra le vie del quartiere raggiunto a bordo del tram, ha incontrato in alcune case le famiglie che stanno vivendo situazioni di particolare disagio e ha incontrato e parlato con chi vive e lavora al CEP.
  • L’ASCOLTO, presso il campetto di calcio della parrocchia dove sono intervenuti alcuni testimoni di impegno (don Salvatore Petralia, parroco della parrocchia San Giovanni Apostolo, Antonietta Fazio, responsabile dell’Associazione Culturale “San Giovanni Apostolo Onlus”, Giusto Catania, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo Statale “Giuliana Saladino”, don Sergio Ciresi, responsabile della Caritas Diocesana di Palermo.
  • LA RIFLESSIONE, attraverso l’interevnto di Anna Staropoli.

Il Vangelo e la strada offre tre contributi originali: il primo, di Mons. Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo, propone la ricezione creativa del magistero di Francesco della Fratelli Tutti e l’elaborazione di una riflessione teologico pastorale contestualizzata, cioè fedele all’incarnazione. Il secondo, di Anna Staropoli, è un “canto” del riscatto degli scartati e dei vulnerabili, uno spartito pensato e scritto con la pedagogia del sogno di Papa Francesco. Il terzo, di Vito Impellizzeri, pone come nuovo passo la necessità e la voglia di assumersi teologicamente la corresponsabilità del cambiamento, la novità di pensare a uno stile cristiano con cui viverlo e con cui legarlo alla storia del Regno di Dio tra noi.

Come suggerisce l’immagine della copertina, la Vucciria di Renato Guttuso (1974), la prospettiva di fondo di tutto il testo è il Vangelo incarnato in una città, Palermo, che somiglia a Gerico, la città di Zaccheo che vuole vedere e ospitare Gesù. In questa città, come del resto in ogni città, la strada può diventare un’occasione favorevole per vedere e interpretare ferite, bisogni, richieste, un’occasione per entrare nelle case della gente, per ascoltare e parlare, per offrire uno sguardo lì dove quasi nessuno guarda.