«Con i Magi anche noi scrutiamo con stupore ogni segno e ogni volto, così da riconoscere il Bambino che Dio ci ha donato»

Epifania del Signore, nella Chiesa Cattedrale celebrata la Messa dei Popoli presieduta dall'Arcivescovo Mons. Corrado Lorefice. Il messaggio delle comunità straniere cristiane presenti in città

Sono state 11 le lingue impiegate per la Celebrazione della Messa dei Popoli che l’Arcivescovo di Palermo, Mons. Corrado Lorefice, ha presieduto nella Chiesa Cattedrale nella solennità dell’Epifania del Signore: i rappresentanti delle comunità straniere cristiane di Palermo – ghanesi, filippini, nigeriani, tamil, cingalesi, mauriziani e polacchi – hanno infatti rinnovato, attraverso la celebrazione e una lettera indirizzata all’Arcivescovo, la volontà di vivere in armonia nello stesso territorio accogliendo la Pace offerta da Gesù che è il Dio-con-noi.

«Incamminiamoci anche noi verso Betlemme – ha esortato l’Arcivescovo di Palermo nella sua omelia – riconosciamo che il Neonato di Maria, annunziato dagli angeli, riconosciuto dai pastori, è il Dio dei piccoli e dei puri di cuore. In quel bambino c’è il Dio di ogni lontano, di ogni ricercatore capace di seguire il moto della luce interiore, della luce gentile, di quanti anelano al Sommo bene, a conoscere il vero volto di Dio, di quanti sono capaci di intraprendere da ogni provenienza geografica ed esistenziale cammini e percorsi interiori, dei desideranti la vera gioia, la convivialità umana e la pace. Questo minuscolo cucciolo d’uomo venga oggi riconosciuto anche da noi da questa assemblea multietnica radunata dai quattro angoli della terra come il Messia di Dio Sommo e Misericordioso, Amico ed Amante di ogni uomo e di ogni donna, Padre Magnanime e Paziente, l’Umile Accogliente, che tutti avvolge e riunisce nel suo abbraccio trasfigurante. Con i magi anche noi guardiamo nella stessa direzione, fissiamo il cielo, insieme, attenti, scrutiamo con stupore ogni segno e ogni volto, così da riconoscere, adorare, e accogliere il Bambino che Dio ci ha donato per parlare definitivamente a noi come amici, per suggellare definitivamente la sua alleanza di pace con l’intera famiglia umana. Riconosciamolo insieme, dopo averlo cercato e trovato, perché vengano altri ad adorarlo, tutti. Aiutiamo altri a cercarlo e ad adorarlo. Aiutiamo altri a proteggere i loro sogni umani più veri e più belli da tutti gli Erodi della storia.

Nessuno continui a depistarci, nessuno a manipolarci – ha proseguito con forza Mons. Corrado Lorefice – nessuno ci privi della “gioia grandissima” a cui ci chiama la Parola fattasi carme a Betlemme. Nessun ricercatore di potere, orgoglioso nel cuore, idolatra del denaro, nessun politicante di mestiere corrotto e colluso, predatore di bambini e di donne, di disabili e di anziani, nessun imprenditore di devastanti allucinogeni, illusore e manipolatore delle nuove generazioni; nessun oppressore e respingitore di poveri e di stranieri; nessun calpestatore dei senza voce e senza volto e dei diritti umani; nessun guerrafondaio e commerciante di armi; nessun sfruttatore dei paesi più poveri; nessun affiliato a famiglie e a organizzazioni mafiose, nessun usurpatore e traditore del nome santo e del cuore mite di Dio.

Sulla via di Dio che si rivela nella potente piccolezza e nella irresistibile mitezza del Bambino Gesù, ritorniamo nelle nostre abitazioni, nelle nostre case, nei nostri paesi, al nostro quotidiano, ai nostri impegni e condividiamo con ogni uomo e donna di buona volontà Colui che tutti attende per rendere divina la nostra vita, per ricolmarla di luce e di pace.  Per radunarci nella convivialità fraterna dell’unica casa comune impreziosita dalla meravigliosa ricchezza di ogni lingua e cultura. Raggiungiamo tutti con la certezza che ci viene da Betlemme visitata oggi dai magi che tutti gli uomini e le donne nostri compagni di viaggio sono chiamati “a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo”».

Alle parole dell’Arcivescovo di Palermo hanno fatto seguito quelle pronunziate, a nome di tutte le comunità presenti nella Chiesa Cattedrale, dalla filippina Yolanda Cayanan:  «Carissimo Padre, la saluto a nome di tutti gli immigrati nella Diocesi da lei guidata, siamo circa 25.000 (pari al 4% della popolazione), provenienti da ben 132 Paesi. Di questi, il 56% siamo cristiani e tra essi 2.240 persone siamo cattolici. Io sono filippina, a Palermo i filippini siamo circa 1.800. Sono arrivata a Palermo per motivi economici perché nel mio paese c’è molta povertà e disparità di reddito. Pur avendo una laurea, qui a Palermo, ho accettato di svolgere un lavoro di colf per poter vivere ed aiutare la mia famiglia. Aiutare la famiglia è un forte valore che fa parte della nostra cultura filippina. Anch’io come molti immigrati ho conosciuto ingiustizie e difficoltà perché i migranti, ancora, siamo guardati con occhi diversi. È difficile vedere il volto di Gesù anche nel volto di un immigrato. La mia chiesa madre, dove sono stata battezzata, mi ha formata alla fede cristiana cattolica che continuo a vivere qui in questa Chiesa di Palermo che mi ha accolta, facendomi sentire a casa; questa fede, che ho portato nella mia valigia, mi guida e mi dà speranza. La nostra presenza è ancora oggetto di marginalità nella società e spesso anche nella Chiesa viviamo questo sentirci ai margini. Vorremmo avere una presenza maggiore di cappellani etnici e desidereremmo che la nostra presenza nelle parrocchie fosse maggiormente valorizzata, considerandoci collaboratori di Gesù nella nuova evangelizzazione. È un’esperienza, questa, che io ed altri immigrati viviamo all’interno della famiglia di Arcobaleno di popoli. Noi filippini da poco abbiamo celebrato i 500 anni della nostra evangelizzazione. Purtroppo, però, ci sono ancora molti che abbandonano le fede cattolica a causa delle sette religiose provenienti anche dalle Filippine; queste sette religiose fanno molti adepti. Molto spesso ci sentiamo come pecore senza pastore! I migranti non siamo, né ci sentiamo inferiori agli altri cristiani, nati in questa Chiesa. Siamo tutti alla sequela dell’Unico Cristo Signore, suoi discepoli ed apostoli, pertanto chiediamo di essere trattati come protagonisti del cammino di questa Chiesa dove viviamo da parecchi anni, specialmente nelle strutture collegiali e nell’inserimento in esse. Quello che ci sta a cuore è che il Regno di Dio si estenda anche su questo lembo di terra. Carissimo Padre, La ringraziamo per tutte quelle volte che ha difeso e si è fatto voce di chi non ha voce, insieme al nostro caro Papa Francesco, in particolare per il mondo della mobilità umana. Maria, la Mamma Celeste che tanto amiamo, continui ad accompagnarci in questo cammino per divenire, sempre più, un solo popolo di Dio, una sola famiglia umana. Eccellenza carissima, ancora grazie per quello che fa e farà per tutti e per noi migranti. Conti su noi ad occhi chiusi. Dio la benedica e Maria, Madre della Chiesa, la custodisca nel suo ministero di pastore e guida della Chiesa Palermitana».

« Il nostro ritrovarci in Cattedrale per celebrare l’Epifania – dicono Mario Affronti e padre Sergio Natoli omi dell’Ufficio diocesano Migrantes – vuole essere una preghiera che si innalza a Dio con la voce di tutti i popoli presenti nella nostra città, perché quanti sono costretti a fuggire dalla loro patria, dai Paesi asiatici, africani e dell’America latina a causa di piccole e grandi guerre, a causa delle discriminazioni economiche e degli effetti devastanti del clima, possano avere una casa, un lavoro e la possibilità di vivere un’esistenza dignitosa e pacifica. Interessarci dei migranti è interessarci di noi stessi perché viviamo tutti sulla medesima terra, siamo parte della medesima “famiglia umana”. Papa Francesco ci ricorda che “I fedeli cattolici sono chiamati a impegnarsi, ciascuno a partire dalla comunità in cui vive, affinché la Chiesa diventi sempre più inclusiva”. La presenza dei migranti e dei rifugiati nella nostra terra è un invito a recuperare alcune dimensioni essenziali della nostra esistenza cristiana e della nostra umanità senza contrapporre i migranti agli italiani. Non è in gioco solo la causa dei migranti; non è solo di loro che si tratta, ma di tutti noi, del presente e del futuro della famiglia umana».

Secondo gli ultimi dati ufficiali disponibili (31.12.2020, fonte: sito Comune di Palermo), a Palermo risiedono 25.445 stranieri (pari al 4% della popolazione), provenienti da ben 132 Paesi diversi, anche se i primi cinque Paesi (Bangladesh, Sri Lanka, Romania, Ghana e Filippine), da soli, coprono quasi i due terzi del totale degli stranieri. La comunità più numerosa è quella del Bangladesh, con 5.341 residenti, pari al 21% del totale degli stranieri. Al numero complessivo di stranieri residenti l’ufficio Migrantes somma una percentuale del 10% relativa a tutti coloro che sono privi del permesso di soggiorno.