Con l’intervento di Papa Francesco si è conclusa a Trieste la 50ª Settimana Sociale dei Cattolici in Italia. Nel capoluogo del Friuli Venezia Giulia si sono riuniti oltre mille delegati provenienti da Diocesi, associazioni, movimenti e numerose altre realtà definite “Buone pratiche” per riflettere e confrontarsi su un tema cruciale: “Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro”. Le giornate di lavoro e di incontri sono state aperte dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella accolto dal Card. Matteo Zuppi, Presidente della CEI, che ha portato il suo saluto nel corso della cerimonia inaugurale. “Non vogliamo accontentarci di facili lamentele sulla crisi della democrazia e sulla scarsa partecipazione al voto. Ci impegniamo per risposte positive, consapevoli, condivise, possibili”.
Papa Francesco ha fatto una sorta di “punto della strada”, affermando che nel mondo di oggi la democrazia non gode di buona salute. Come riporta Mimmo Muolo dalle colonne di Avvenire (7 luglio 2024), «Possiamo immaginare – afferma Francesco – la crisi della democrazia come un cuore ferito, infartuato”. Ma allo stesso tempo Francesco rilancia: “Appassioniamoci al bene comune”, affinché attraverso la partecipazione “la democrazia assomigli a un cuore risanato”. E quindi la sua proposta di “organizzare la speranza”. “La pace e i progetti di buona politica possono rinascere dal basso – sottolinea -. Perché non rilanciare, sostenere e moltiplicare gli sforzi per una formazione sociale e politica che parta dai giovani? Perché non condividere la ricchezza dell’insegnamento sociale della Chiesa? Possiamo prevedere luoghi di confronto e di dialogo e favorire sinergie per il bene comune”. Il fulcro del discorso di Papa Bergoglio alla 50.ma Settimana sociale dei cattolici italiani è proprio qua. Francesco arriva al Centro Congressi in perfetto orario, poco dopo le otto e dopo un volo di due ore in elicottero da Roma. Accolto e salutato dalle autorità civili e dal cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, oltre che dal segretario generale, Giuseppe Baturi, e dal presidente delle Settimane sociali, Luigi Renna, oltre che dal vescovo di Trieste, Enrico Trevisi. Non tarda ad entrare in argomento il Pontefice. E per prima cosa stila la diagnosi della democrazia. “La crisi della democrazia è come un cuore ferito – sottolinea -. Ciò che limita la partecipazione è sotto i nostri occhi. Se la corruzione e l’illegalità mostrano un cuore “infartuato”, devono preoccupare anche le diverse forme di esclusione sociale. Ogni volta che qualcuno è emarginato, tutto il corpo sociale soffre. La cultura dello scarto disegna una città dove non c’è posto per i poveri, i nascituri, le persone fragili, i malati, i bambini, le donne, i giovani. Il potere diventa autoreferenziale, incapace di ascolto e di servizio alle persone”.
Secondo il Papa, che cita anche Aldo Moro e Giorgio La Pira, il perno della democrazia è la partecipazione. “E la partecipazione non si improvvisa: si impara da ragazzi, da giovani, e va “allenata”, anche al senso critico rispetto alle tentazioni ideologiche e populistiche”. Per cui “‘Un politico che non ha il fiuto del popolo è un teorico”. Occorre dunque promuovere “un dialogo fecondo con la comunità civile e con le istituzioni politiche perché, illuminandoci a vicenda e liberandoci dalle scorie dell’ideologia, possiamo avviare una riflessione comune in special modo sui temi legati alla vita umana e alla dignità della persona”. Fa quindi riferimento ai principi di solidarietà e di sussidiarietà, il Pontefice. “Infatti un popolo si tiene insieme per i legami che lo costituiscono, e i legami si rafforzano quando ciascuno è valorizzato».
Per l’Arcivescovo di Palermo, Mons. Corrado Lorefice, “come cristiani non possiamo non essere coinvolti nel processo di accompagnamento della democrazia, oggi più che mai; ci siamo ritrovati attorno a una cifra, quella secondo la quale i cristiani sono dentro il mondo e non possono non averne cura impegnandosi anche ad accompagnare tutti i processi che permettono il senso comunitario della vita perché il bene sia realmente di tutti e per tutti e perché crescano sempre di più il senso della giustizia e della partecipazione. Anche nella nostra diocesi ci impegniamo a valorizzare i messaggi e i contenuti di queste giornate a Trieste: penso alla nostra Isola, penso alla nostra chiesa locale con tutto quello che questo significa a partire dalla loro collocazione nel cuore del Mediterraneo. Processi di giustizia, processi di pace, processi di cura oggi possono realmente contribuire a cambiare il volto della città umana e – aggiungerei – della casa comune che è la Terra”.
Le intense giornate della 50ª Settimana Sociale sono state divise in due parti: la mattina dedicata ai delegati, tra cui un terzo donne e un terzo giovani, coinvolti non solo nell’ascolto, ma anche in esperienze pratiche di partecipazione e il pomeriggio la presenza di “Villaggi delle buone pratiche” nelle strade della città, dove sono state presentate esperienze da tutta Italia in diversi ambiti, come scuola, sport e carcere. Le piazze tematiche, 16 in totale, hanno permesso a tutti di esprimersi in un contesto pubblico, con discussioni moderate da giovani, seguite da spazi di confronto.
L’ Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro dell’Arcidiocesi di Palermo ha realizzato negli ultimi mesi un percorso di preparazione alla 50ª Settimana Sociale per offrire un contributo concreto e – soprattutto – propositivo ai lavori: si sono susseguiti incontri con gruppi di giovani, donne, associazioni di categoria del mondo del lavoro, amministratori locali e associazioni per discutere su diversi temi e ambiti della partecipazione evidenziando i “benefici” e le “fatiche” della democrazia. Per Luisa Capitummino, Direttore dell’Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro, “è necessario impegnarsi per essere artigiani di democrazia e testimoni di partecipazione: come ha sottolineato Papa Francesco, la democrazia richiede sempre il passaggio dal parteggiare al partecipare, dal fare il tifo al dialogare”. A Trieste. Nello stand dell’Arcidiocesi di Palermo, anche una delegazione della Cooperativa “La Panormitana”, realtà operativa della Caritas Diocesana, che ha portato la testimonianza del proprio impegno attraverso i percorsi di inclusione e promozione realizzati negli ultimi anni.
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