“Come è bella la santa Chiesa che vive, spera, crede, ama qui a Palermo, ma come è bella stasera in questa cattedrale di Cristo, Messia povero e dei poveri. Come è bello sentire ancora la sua fedeltà, lui che ancora una volta sopraggiunge, viene, nel tempio vivo che è la sua Chiesa, così bella, così ricca, oggi splendente per la grazia dei carismi che, sotto i nostri occhi, la arricchiscono, la abbelliscono: i carismi meravigliosi della vita consacrata”.
Così l’Arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice durante l’omelia pronunciata nella chiesa della “Cittadella del Povero e della Speranza” della Missione Speranza e Carità in occasione della XXVII Giornata mondiale della Vita consacrata vissuta nella Festa della Presentazione del Signore. Durante la Celebrazione eucaristica i consacrati e le consacrate hanno rinnovato la loro professione. La scelta di vivere questo momento in uno dei luoghi donati da fratel Biagio Conte alla Chiesa e alla città di Palermo non è stata casuale:
“Ci ritroviamo in questa casa di preghiera per tutti i popoli voluta dal nostro amatissimo fratel Biagio Conte – ha proseguito l’Arcivescovo – per innalzare un sentito rendimento di lode a Dio: dalla terra sale al datore di ogni bene perfetto il rendimento di grazie della Chiesa per il dono della vita consacrata. Carissime, carissimi, ognuno di voi, ciascuna di voi, rivolge il proprio grazie a Dio per il dono specifico e unico ricevuto ma lo fa con uno sguardo che abbraccia la Chiesa e il mondo intero. In questa Chiesa oggi noi respiriamo l’intera famiglia umana che è desiderosa di essere incontrata da colui che la ricolma di luce e di bene, di amore e di pace, di giustizia e di solidarietà. Quanto è gravido di memoria lo sguardo del vostro cuore in questo momento: date, eventi, incontri, tutte pietre miliari di una vita segnata dalla presenza del Signore, dall’incontro con lui, dalla gioia di appartenere alla Chiesa, dalla grazia del carisma che, a motivo del dono che vi è stato fatto, ha sempre segnato, sospinto, la vostra scelta radicale al servizio di Cristo sposo e del popolo santo di Dio, al servizio dei piccoli, dei poveri, dell’esaltante esperienza della cura delle piaghe degli uomini e della formazione di coscienze umane, cristiane. Uomini e donne adulti, cristiane e cristiani adulti, capaci di assumere la responsabilità della costruzione della città degli uomini. Oggi voi siete qui carichi di tanta memoria dell’incontro con il Signore che vi ha chiamati. Desideriamo lodare il Signore, dare voce alla Chiesa intera che apprezza e trova nella vostra vita consacrata un esempio, uno stimolo, una grande consolazione. Quanta grazia riversata nella Chiesa da parte del Signore, quanta bellezza che Dio stesso ha diffuso per mezzo dello Spirito Santo nel mondo attraverso la vostra vita di consacrazione. Dio santo e misericordioso è sotto i nostri occhi, nei vostri occhi, nel vostro sguardo, continua a irradiare luce e consolazione, salvezza e cura sull’umanità amata da Cristo fino all’effusione del suo sangue. Anche oggi il nostro fratel Biagio ci spinge: è ancora fresca la memoria di questi giorni ricolmi della grazia della testimonianza di Biagio Conte amante della Chiesa, dell’umanità e noi oggi ci siamo ritrovati qui anche per questo. Vogliamo esprimere di nuovo questa scelta di andare incontro a Gesù con una dedizione totale e gioiosa così come lui ce l’ha testimoniata. Noi stiamo celebrando la festa dell’incontro del Signore con noi e, attraverso noi, con l’umanità intera, con tutti i popoli. E’ lui che continua a prendere l’iniziativa di entrare nella nostra vita, tempio da lui visitato e riempito. Simeone e Anna oggi ci danno voce, ci rappresentano, noi tutti esultiamo perché il Signore ci incontra ancora attraverso quel tempio non costruito da mano d’uomo che è il suo corpo donato, crocifisso e risorto; egli è il nuovo tempio di Dio fatto carne nell’umiltà e nella dolcezza di un bambino. In questa celebrazione siamo chiamati a una comunione più profonda con la sua umanità offerta al Padre e agli uomini. In questa celebrazione siamo avvinti, pervasi, da Gesù: lasciamoci trascinare nella sua luce e nella sua vita, è questa la chiamata che deve attraversare tutto l’arco della nostra esistenza, il nostro atteggiamento deve essere un riflesso della Madre del Signore e di Giuseppe, uomo giusto. Maria è lì a contemplare questo mistero; Giuseppe è lì, nella ricerca totale del volere di Dio. In ogni nostra azione, nella totalità del nostro essere (corpo, anima, sentimenti, pensieri, relazioni), tutto deve essere una continua offerta. Il popolo santo che vi ama richiede questo. Tutta la vostra vita, tutti i vostri sentimenti, tutte le vostre azioni, tutte le vostre relazioni, soprattutto fraterne, tutto in voi deve dire l’offerta di Gesù al Padre. E’ anche questo, care consacrate, il significato della vostra donazione verginale in questo mondo che ha bisogno di riscoprire che il corpo è il tempio che ci fa incontrare con Dio e con gli uomini, che il corpo è fatto per segnare le nostre relazioni nell’unica cifra che ci ha consegnato il Signore Gesù: amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi. Per questo noi nel nostro corpo testimoniamo che Dio va amato con tutto il nostro essere, con tutte le nostre forze, con tutto il nostro cuore. A voi, cari consacrati, questa liturgia dell’incontro consegna la figura di Simeone: i suoi occhi contemplano il Messia bambino, le sue braccia lo accolgono, la sua bocca lo benedice. Carissimi consacrati, contemplate, benedite e accogliete ricordandovi che “qualunque cosa avete fatto a uno di questi piccoli l’avete fatto a me”. Anche in questo consiste la testimonianza e l’eredità di Biagio Conte che fino in fondo si è fatto piccolo per attuare questa parola, per poter raggiungere tutti i piccoli; lo ha fatto perché è stato capace di contemplazione, perché ha scelto che la sua vita fosse una benedizione, e per questo il suo cuore si è allargato. A tutte voi, care consacrate, questa liturgia dell’incontro consegna la figura di Anna, icona di chi spera e attende, della perseveranza nella speranza, del cuore indiviso e resiliente fino – mi permettete – all’età tarda, quando il calice della vita è ebbro di gioia. Che nessuna di voi disperda, anche nella tarda età, la bellezza della resilienza, della resistenza, dell’orgoglio di una vita consegnata totalmente al Signore nella radicalità. Come è stato all’inizio, oggi ognuno di voi è richiamato a quell’inizio, quando noi abbiamo preso tra le nostre braccia il Signore della vita che è sopraggiunto come luce che si vuole diffondere lì dove lui steso ci conduce, nella bellezza e nella ricchezza della peculiarità dei carismi di ciascuno. Al Signore che ci viene incontro in questa liturgia di luce chiediamo che ogni nostro gesto, ogni nostra parola, ogni nostra zione sia riflesso dello splendore di Cristo che abita in noi: a lui appartengano sempre più i nostri desideri più veri e più belli, la vita stessa che gli abbiamo consegnato nel giorno della professione religiosa, la nostra risposta a mettere a disposizione dell’edificazione del suo Regno i nostri sentimenti e la nostra stessa vita, il nostro tempo, i doni dello spirito, l’esperienza e le competenze acquisite. Ci dia il Signore di vivere con rinnovato entusiasmo la vita fraterna per discernere, con i fratelli e le sorelle che la Provvidenza ci ha messo accanto, i segni della salvezza e della speranza nel travaglio della storia; e ci dia di parlare a tutti con il linguaggio di ciascuno. Ecco perché noi volgiamo incentivare e contribuire a una Chiesa ancor più sinodale e missionaria, una Chiesa fraterna, una Chiesa di comunione, di corresponsabilità, una Chiesa che conosce i battezzati che partecipano al desiderio del Signore che tutti siano uno perché il mondo creda che Lui è l’inviato di Dio per l’intera famiglia umana. Voi, carissimi consacrati e carissime consacrate, portate questa responsabilità, quella di essere animatori e testimoni del Regno veniente di Dio”.