Veglia di Pentecoste
Chiesa Cattedrale, 7 giugno 2025
Omelia Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice
Nel Vangelo che abbiamo ascoltato Gesù leva un forte grido: «Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: “Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me”». È un grido con il quale Gesù lancia un appello a noi. È come il grido di un amico per un altro amico in pericolo, come il grido di Papa Leone per l’umanità, per la pace, per scongiurare la guerra, per custodire l’unità nel mondo, nella Chiesa, il grido per qualche cosa di cui ciascuno ha bisogno, di cui ha bisogno la Casa comune che abitiamo. Gesù parla di ciascuno di noi, a ciascuno di noi, perché tutti noi abbiamo urgenza di essere dissetati; tutti noi portiamo un desiderio intenso, un gemito di vita, un gemito di autenticità, di vera libertà, di rapporto umano autentico. «Chi ha sete venga a me, e beva chi crede in me». Gesù ci dice di andare a lui. Egli è capace di saziare questa nostra sete e ci invita a lui come al centro della storia, come Colui che può dare un significato ad ogni vicenda umana, che custodisce il vero senso della vita, che dà la pienezza della vita a noi e a tutte le cose che noi speriamo di bello, di buono di vero.
In questa Veglia, cinquanta giorni dopo la resurrezione di Gesù dai morti – è questo il senso etimologico del termine Pentecoste – l’evento salvifico della Pasqua raggiunge il suo culmine, la sua compiutezza, grazie all’irruzione dello Spirito Santo. Su di noi, per noi, per il mondo intero, per tutti i popoli. Il dono del Risorto.
La Pentecoste è la straordinaria potenza della risurrezione di Gesù che invade e permea tutta la vita e la storia, il Soffio vitale dell’Amore di Dio che debella il potere della morte e trasfigura la terra e la storia umana. Il giorno in cui Dio rivela per tutti i popoli il suo volto, come canta il Sal 103,29-30: «Se nascondi il tuo volto, vengono meno, togli loro il respiro, muoiono e ritornano nella loro polvere. Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra».
Con le parole sgorgate dal cuore di Silvano del Monte Athos, in questa Santa Veglia, anche noi allora esclamiamo: «Popoli tutti, terra tutta, gridiamo al Signore! La nostra preghiera troverà ascolto… Serena e dolce è la vita degli uomini sulla terra se trascorre nel santo timore di Dio. Oggi invece gli uomini vivono secondo volontà e ragione umane, hanno abbandonato i santi comandamenti e confidano di trovare felicità altrove che nel Signore. Non sanno che solo il Signore è la nostra vera gioia e che solo nel Signore l’uomo trova la felicità. Come il sole ravviva i fiori del campo, come il vento li culla, così il Signore riscalda l’anima, così le infonde vita. Il Signore ci ha fatto dono di ogni cosa perché potessimo glorificarlo. Ma il mondo questo non lo capisce».
Il dono dello Spirito che in questa notte il Santo effonde su di noi, come allora ai discepoli radunati con Maria, ci dia lo stesso entusiasmo che fu proprio dei discepoli della prima ora, per ripartire, sorretti dalla speranza che non delude, nell’annuncio gioioso del Vangelo e nell’’invocazione incessante della pace per questo nostro tempo travolto da nefasti scenari di guerra. E in particolare in Terra Santa e in Ucraina. Quanta distruzione di interi territori, quanto sterminio di intere popolazioni, di bambini e di anziani inermi. A quanta sofferenza stiamo assistendo – tra assuefazione e indignazione – ogni giorno. Quanta disumanità a motivo dell’odio, del delirio di onnipotenza che avanza nei cuori induriti dei ‘grandi’ del mondo, dell’orgoglioso spirito di conquista e di ritorsione. Vera bestemmia del Nome santo di Dio: il Misericordioso e il Compassionevole (Bibbia e Corano), l’Amante della vita, il sovrabbondante nell’Amore; la Pace (Corano), l’Amore (Nuovo Testamento).
Carissime, carissimi, facciamo nostre le parole di don Giuseppe Dossetti nell’accoglienza alla Liturgia di Pentecoste del 1972: «Il Signore ci consente ancora di celebrare quest’anno, tutti insieme, la Santa Pentecoste, per rafforzare in noi la fede, la speranza, la carità; per confermarci nell’unità e nella Pace. Voglia Egli, nella Sua bontà e per l’intercessione della comune preghiera, concedere a quanti siamo qui riuniti e a tutti coloro che ci sono fratelli nella fede, di potere corrispondere al dono di Dio concorrendo ad effondere sugli altri, il senso della gioia dello Spirito, della Pace e dell’unità. Grande é per questo la responsabilità dei cristiani che dallo stesso Spirito sono condotti alla comprensione del Mistero Pasquale della Morte e della Risurrezione del Signore – e alla comprensione del Mistero della Sua Ascensione, della Sua glorificazione e del Dono dello Spirito Santo! Come davvero essi debbono essere capaci di riverberare su tutti coloro che avvicinano, e anche sui più lontani e coloro che non vedono, ma per le vie di comunicazione profonde dello Spirito, il dono di quella Pace che il mondo non può dare e che solo lo Spirito di Dio può dare, perché Egli è questo Amore e questa Pace eterna!» (G. Dossetti, Accoglienza, Solennità di Pentecoste, 21.5 1972).
A Maria, che ha concepito Gesù per opera dello Spirito santo e si è poi fatta guidare dalla sua azione interiore, chiediamo di aiutarci a invocare ogni giorno della nostra vita il dono del Soffio vitale, santificatore e pacificatore. Vieni, Spirito santo: «Donaci quell’amore che spegne l’odio donaci la gioia che vince la tristezza donaci la pace che schiaccia la guerra, donaci una benevolenza capace di perdono, donaci una bontà che spenga il male, donaci la fedeltà ai propositi di pace, donaci la mitezza che fa cadere le armi, donaci il dominio di sé che non conosce la vendetta». (C. M. Martini, Preghiera per la pace nella veglia di Pentecoste, 22 maggio 1999).
«Passi il tuo Spirito, Signore, come la brezza primaverile che fa fiorire la vita e schiude l’amore; passi il tuo Spirito come uragano che scatena una forza sconosciuta e solleva le energie addormentate; passi il tuo Spirito sul nostro sguardo per portarlo verso orizzonti più lontani e più vasti; passi nel nostro cuore per farlo bruciare di un ardore avido d’irradiare; passi il tuo Spirito nei nostri volti rattristati per farvi riaffiorare il sorriso. Passi il tuo Spirito, Signore sulle nostre mani stanche per rianimarle e rimetterle gioiosamente all’opera; passi il tuo Spirito fin dall’aurora per portare con sé tutta la giornata in uno slancio generoso; passi all’avvicinarsi della notte per conservarci nella tua luce e nel tuo fervore. Passi il tuo Spirito su di noi, per farvi abbondare pensieri fecondi che rasserenano. Passi e rimanga in tutta la nostra vita. Amen» (Giovanni Vannucci).
In allegato, il sussidio per la Veglia di Pentecoste (da scaricare)
La Pentecoste in origine era la festa ebraica che segnava l’inizio della mietitura e si celebrava 50 giorni dopo la Pasqua ebraica. Nel Cristianesimo, invece, indica la discesa dello Spirito Santo su Maria e gli apostoli riuniti insieme nel Cenacolo. La Chiesa, in questa Solennità, vede il suo vero atto di nascita d’inizio missionario, considerandola insieme alla Pasqua, la festa più solenne di tutto il calendario cristiano.
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