Ordinazione Diaconale di tre alunni del Seminario Arcivescovile “San Mamiliano”

Antonino D'Alia, Giuseppe Notte e Sergio Scozzaro hanno ricevuto l'Ordinazione Diaconale per l'imposizione delle mani e la preghiera dell'Arcivescovo Mons. Corrado Lorefice / OMELIA ARCIVESCOVO

Sono tre gli alunni del Seminario Arcivescovile “San Mamiliano” ordinati Diaconi, sabato 18 ottobre nella Chiesa Cattedrale,  per l’imposizione delle mani e la preghiera dell’Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice: Antonino D’Alia della Parrocchia San Giovanni Apostolo in Palermo, Giuseppe Notte della Parrocchia Santa Maria Maddalena in Ciminna e Sergio Scozzaro, della Parrocchia San Francesco d’Assisi in Misilmeri.

Ordinazione diaconale di Antonino D’Alia, Giuseppe Notte, Sergio Scozzaro

Omelia Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice

Carissimi Antonino, Giuseppe e Sergio, voi non avete preferito «le cose di questo mondo» (2Tm 4,17). I vostri anni di Seminario sono stati un tempo prolungato di scavo in profondità su voi stessi – di scarnificazione della vostra coscienza – con il “piccone dalla punta di diamante” che è la Parola di Dio, amata, pregata, studiata, assimilata, condivisa, praticata, così da plasmarvi discepoli di Gesù Cristo. Un discepolato gioiosamente radicale è il presupposto fondamentale per assumere il ministero, per essere cooperatori dell’Apostolo nella corsa del Vangelo, per «portare a compimento l’annuncio del Vangelo» (2Tm 4,17). Non si possono desiderare e assolutizzare «le cose di questo mondo» se si è discepoli, tanto meno se si viene chiamati dalla Chiesa al ministero.  Sono nette le parole della 2Tm che abbiamo ascoltato nella prima Lettura: «Dema mi ha abbandonato, avendo preferito le cose di questo mondo» (2Tm 4,10), soprattutto se le leggiamo alla luce delle parole riferite poco prima a Timoteo: «Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero» (2Tm 4,5).

Voi avete perseverato e oggi il vostro Vescovo – nel giorno in cui in e con questa assemblea santa invocherà lo Spirito Santo e imporrà le mani sul vostro capo –, vi unisce al suo ministero di Apostolo della Chiesa che è in Palermo. Come abbiamo ascoltato nella prima Lettura potrò dire anch’io di voi, carissimi Antonino, Giuseppe e Sergio: «Luca è con me», Marco «mi sarà utile per il ministero» (2Tm 4,11). Utili al ministero. Votati, consacrati al ministero. Al servizio del Vangelo, facendovi servitori nella e della comunità discepolare. Cooperatori nel ministero perché anche oggi altri siano chiamati a credere che Gesù Cristo è il Signore, l’Unto, il Messia di Dio inviato «per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore» (Lc 4,18-19). Servi del Vangelo destinato a tutti, in questo tempo di fame di Vangelo, della bella notizia che «Il Signore è vicino a chiunque lo invoca, a quanti lo invocano con sincerità» (Sal 144,18). Pellegrini-testimoni di speranza, come ci suggerisce la grazia dell’Anno  Santo voluto da Papa Francesco e portato avanti da Papa Leone.

Vi ha chiamati il Signore e avete risposto. Vi ha chiamati perché c’è una messe abbondante. Il grano è già maturo. Perché il Signore stesso ha già seminato e fatto crescere nei cuori degli uomini e delle donne, affaticati e oppressi, il desiderio di Lui, di Dio, del suo amore, della sua pace, della vita in abbondanza che solo lui sa dare, della vita eterna e della comunione eterna. Vi ha chiamati «a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove sta per recarsi». Dove lui sta per recarsi attraverso di voi. In voi, «a due a due». Non c’è spazio nel ministero per la singolarità, per l’individualismo. Il ministero è servizio, è diakonia che si presta insieme. Gesù nel Vangelo odierno si distacca fisicamente dai suoi discepoli: «Andate» (Lc 10,3), ma li unisce a sé nell’esperienza di fede dell’annuncio del Regno.

Oggi, carissimi Antonino, Giuseppe e Sergio, con questa pagina di Vangelo Gesù traccia a voi la roadmap del Ministero che assumete nella Chiesa in virtù del sacramento dell’Ordine nel grado del diaconato.

Gesù sa che potreste fare della missione il luogo delle vostre pretese, che potreste trasformarla in un viaggio di piacere, pervertirla in un privilegio. Che potreste ridurre la grandezza della predicazione del Regno di Dio alla piccolezza della ricerca di piccoli agi e comodità e allora vi dice: «Mangiate quel che vi vien messo davanti, non passate di casa in casa» (Lc 10,8). Sa che sarete tentati di egoismo, di fare della missione la vostra impresa personale, individualistica, e per questo vi chiede comunione e mutua collaborazione (cfr Lc 10,1); sa che sarete tentati di aggressività, rigidità, supponenza, proselitismo, violenza, e vi manda come pecore in mezzo a lupi (Lc 10,3); sa che sarete tentati di accumulare, di premunirvi per il futuro, e vi dice di non prendere borsa né bisaccia (Lc 10,4); sa che sarete tentati di trasformare l’annuncio del Regno in opera filantropica di portare soldi, cibo e abiti e vi dice di non portare, nemmeno per voi stessi, né cibo, né soldi, né sandali, né due tuniche (cfr 9,3; 10,4); sa che sarete tentati di distrarvi, di dissiparsi in chiacchiere e relazioni futili, e vi dice di nemmeno fermarvi a salutare lungo la via (cfr Lc 10,4). Vi chiede di bruciare le parole cortesi, formali, melliflue, per non ritardare l’annuncio urgente del Regno. Sa che sarete tentati di farsi servire invece di servire e vi dice di curare i malati, di dare pace e diffondere benedizione (cfr Lc 10,5.9); sa che sarete tentati di ritorsioni e ripicche verso chi non vi accoglie e vi dice di lasciare a Dio il giudizio e di ribadire l’annuncio che il Regno è vicinissimo (10,10-12). Vi chiede di assumere la ferita dell’amore attraverso la scelta della verginità e del cuore puro. Di amare tutti, gratuitamente, come lui ci ha amato.

A voi oggi il Signore ripete: «Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato.  Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica» (Gv 13,15-17). Lasciatevi conformare a Lui Maestro-Signore-Servo dalla grazia del sacramento. Per sempre suoi servi. Solo servi.