Nuovo raid vandalico contro il Centro Padre Nostro di Brancaccio

Vandalizzata la mostra fotografica sul Beato Giuseppe Puglisi. I responsabili del Centro: "Facciamo appello a tutte le istituzioni, questi atti vandalici sono segnali chiari"

(GdS.it, 24.01.2022) – Non sono trascorsi neanche 15 giorni da quando ignoti hanno fatto irruzione in una sede del Centro di Accoglienza Padre Nostro (il Centro Antiviolenza “Beato Giuseppe Puglisi”) di Via San Ciro  e 30 giorni esatti da quando ignoti hanno vandalizzato la foto installata a piazzetta Beato Giuseppe Puglisi che ritrae il giorno della visita di Papa Francesco e di Monsignor Corrado Lorefice alla Casa del Beato Giuseppe Puglisi, accolti da migliaia di persone.  “Nella notte tra sabato  e domenica  non c’è da dubitare che gli stessi mandanti abbiano fatto vandalizzare 4 pannelli, foto che compongono la mostra di quella storica visita di Papa Francesco a Palermo in occasione del XXV Anniversario del Martirio del Beato Giuseppe Puglisi”, denuncia il presidente del centro, Maurizio Artale.
“Si continua a leggere in questi atti, non in filigrana, un’insofferenza, un senso di ripugnanza in quello che il Centro di Accoglienza Padre Nostro fondato dal Beato Giuseppe Puglisi rappresenta: Legalità e Giustizia, evangelizzazione e promozione umana -continua -. In questa vigilia così delicata ed importante, che vede la politica impegnata a scegliere il nuovo Presidente della Repubblica, desidero fare un appello al Presidente Sergio Mattarella, affinché il suo ultimo atto da Presidente della Repubblica non sia l’apertura dell’anno giudiziario in Cassazione, ma una gentile visita in quello che è stato il luogo del Martirio del Beato Giuseppe Puglisi”.
E un altro appello Artale lo fa al  Prefetto di Palermo che, in occasione dell’ultimo atto vandalico, non ci ha fatto mancare la sua vicinanza personale e istituzionale affinché faccia installare delle telecamere di videosorveglianza a piazzetta Beato Padre Pino Puglisi, luogo di prima accoglienza di quel museo diffuso che rappresenta la casa dove visse e morì per mano mafiosa il parroco di Brancaccio”.