MESSAGGIO PER IL TEMPO DI AVVENTO dell’Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice

"L’Avvento rigenera il cuore all’originaria seduzione d’amore per il Signore. Risveglia dal torpore" (cfr Rm 13,11)

MESSAGGIO PER L’AVVENTO

Mons. Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo

 

 

Carissimi, carissime,

nell’iniziare con voi l’itinerario del tempo di Avvento, vorrei prendere spunto dal testo dell’Orazione-colletta della I Domenica:

O Dio nostro Padre,
suscita in noi tuoi fedeli la volontà
di correre con azioni di giustizia incontro al tuo Cristo che viene,
affinché, accolti alla sua destra,
possiamo partecipare al Regno dei cieli.

Il testo muove dallo struggente desiderio dell’uomo di avere una meta verso cui incamminarsi e di sapere come farlo. Come uno scrigno racchiude un tesoro prezioso, così la Colletta tratteggia una via aurea: il Signore che viene è la meta. Egli stesso mette in moto e traccia la modalità del cammino. Essere a mensa con lui, avere comunione con lui che riserva un posto al banchetto del Regno, condividere l’amicizia conviviale con gli altri suoi commensali radunati da tutti i popoli della terra. ‘Con-camminanti’ e commensali.

L’Avvento disegna il volto di una Chiesa che coniuga strada e mensa, sinodalità e sinassi: commensali di Colui che dalla dispersione ci rende suo popolo, sua appartenenza, eredi del banchetto del Regno: «Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20). Questa è la meta posta dinnanzi a noi.

Ma Colui che è venuto è fedele, viene e verrà. Il desiderio apre alla speranza, mette ali ai piedi per intraprendere il cammino incontro a lui. Il tempo liturgico ‘forte’ dell’Avvento, è un “tempo opportuno” che concentra la presenza amante di Dio nella vita delle nostre comunità cristiane. Come nell’incontro con Bartimeo che balzato in piedi si libera della coltre di pesantezza e di scoraggiamento che lo avvolgeva (cfr Mc 10,50), il Messia veniente apre i nostri giorni alla pienezza della vita e ci fa riprendere con slancio il passo verso di lui. L’Avvento ci apre all’attesa della gioia della Parusia, della venuta gloriosa del «Figlio dell’uomo» (Mt 24,37). Ci mette in cammino. Incontro a lui che sin da ora vuole prendere dimora in noi.

L’Avvento rigenera il cuore all’originaria seduzione d’amore per il Signore. Risveglia dal torpore (cfr Rm 13,11). La memoria della prima venuta riorienta la vita. Fa riconoscere il sopraggiungere continuo del Salvatore, la sua visita nei segni sacramentali della Chiesa e nei segni messianici che costellano silenziosamente il quotidiano di questo nostro mondo: ogni sofferenza condivisa, ogni oppressione riscattata, ogni vita consolata, ogni giustizia ristabilita, ogni arma deposta, ogni dialogo riaperto, ogni muro abbattuto.

Avvento è tempo di sguardo proteso verso il Veniente. Noi che lo riconosciamo nel suo Natale di condivisione della condizione umana, lo attendiamo glorioso nel giorno della Parusia. Mentre facciamo memoria della sua venuta nell’umiltà della condizione umana (il Natale), nella luce della sua ignominiosa morte e della sua fulgida risurrezione (la Pasqua), lo attendiamo Veniente nella gloria (la Parusia). Il tempo di Avvento ci dona uno sguardo vigilante e contemplativo. Ci fa fissare gli occhi su Gesù, per convertirci alla sua Signoria in noi e nella giornata umana che condividiamo nella comunità discepolare e con gli altri uomini e donne della casa comune che è la Terra.

La Chiesa in cammino nel tempo di Avvento è contemplativa, desidera essere raggiunta dallo sguardo del Crocifisso risorto, il Veniente. Entriamo insieme nel tempo di Avvento per essere comunità che lo riconoscono nel suo continuo venire in ogni uomo e in ogni donna, e in tutti quelli che, come Lui, hanno conosciuto l’umiliazione e la sofferenza: tutti i piccoli, tutte le donne e gli uomini vittime di creature che hanno distolto lo sguardo da Dio e sono caduti, ammaliati dal potere, nell’illusorio delirio di onnipotenza.

Etty Hillesum nel suo Diario annotava: «[…] questo capita a due passi da casa mia. So quanto la gente è agitata, conosco il grande dolore umano che si accumula e si accumula, la persecuzione e l’oppressione, l’odio impotente e il sadismo: so che tutte queste cose esistono, e continuo a guardare bene in faccia ogni pezzetto di realtà nemica. Eppure, in un momento di abbandono, io mi ritrovo sul petto nudo della vita e le sue braccia mi circondano così dolci e protettive, e il battito del suo cuore non so ancora descriverlo: così lento e regolare e così dolce, quasi smorzato, ma così fedele, come se non dovesse arrestarsi mai, e anche così buono e misericordioso. Io sento la vita in questo modo, né credo che una guerra, o altre insensate barbarie umane, potranno cambiarvi qualcosa» (30 maggio1942, p. 568).

In questo tempo liturgico, lo Spirito di Dio amante degli uomini fino a farsi uomo tra gli uomini, rigenera in noi nuove energie, nuove visioni (cfr Is 2,1). Le Scritture lo confermano: «Essi vedranno la gloria del Signore, la magnificenza del nostro Dio. Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti di cuore: “Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio”. Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa”» (Is 35,2b-4a.5-6).

“Vieni, Signore Gesù!”, accogli il nostro grido in questo tempo d’Avvento. Custodisci la tua Chiesa nella vigile e operosa attesa.

«Beato il popolo iniziato alla tua lode che cammina alla luce del tuo volto, tutto il giorno esulta nel tuo Nome, si gloria per la tua giustizia, Signore. Sei tu lo splendore della nostra forza, nel tuo amore esalti il nostro vigore, sì, del Signore è il nostro scudo, il nostro Re Messia del Santo di Israele» (Sal 89/88,16-19).

I Domenica di Avvento

Palermo, 27 novembre 2022