Messaggio dell’Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice
in occasione della Giornata della Memoria della Shoah
Noi siamo una generazione che avrebbe dovuto rinnegare la guerra, i nazionalismi, la xenofobia, il razzismo, l’antisemitismo, ogni forma di violenza. E invece, proprio a motivo della perdita di memoria della Shoah e del conseguente insorgere di fronti negazionisti, questi nefasti eventi tornano a invadere i nostri giorni rendendoli cupi, forieri di paure, di divisioni e di odi. E la conseguenza è proprio la diffusione di una nuova ondata di antisemitismo, mentre si paventa, addirittura, la possibilità di utilizzo di armi nucleari e, dunque, di una guerra totale.
Fare memoria della Shoah, dei sei milioni di ebrei assassinati nei campi di sterminio nazisti, è più che mai urgente. «Senza memoria non si va avanti, non si cresce senza una memoria integra e luminosa», scrive Papa Francesco nell’Enciclica Fratelli tutti (n. 249). Senza memoria non è possibile sapere da dove si proviene, a che punto è giunto il cammino dell’umanità e verso dove si è diretti.
Per questo – innanzitutto – non bisogna perdere la memoria del male che ha flagellato e devastato la Casa comune nel secolo passato. Il Papa in questa enciclica, con la sua nota acribia, fa menzione di due eventi drammatici che mettono ancora oggi a dura prova la capacità e la volontà di fare memoria da parte del mondo occidentale: la Shoah (cfr FT, n. 247) e i bombardamenti atomici sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki (cfr FT, n. 248). Ma occorre guardare in faccia il male e riconoscerlo. Indignarsi, denunciarlo e bandirlo. Oggi invece si tenta di mascherarlo di razionalità, di ineluttabilità; di blandirlo, di giustificarlo. Di negarlo. Si torna a pianificare la violenza con stragi di inermi e a razionalizzare la guerra che distrugge intere regioni e popolazioni, civili inermi, soprattutto donne e bambini, anziani e ammalati. A riarmarsi di armi sempre più micidiali e perniciose.
Ma – inoltre – è urgente coltivare la memoria del bene. Non si tratta solamente di custodire la memoria degli orrori, ma anche il «ricordo di quanti, in mezzo a un contesto avvelenato e corrotto, sono stati capaci di recuperare la dignità e con piccoli o grandi gesti hanno scelto la solidarietà, il perdono, la fraternità. Fa molto bene – sottolinea sapientemente il Papa – fare memoria del bene» (FT, n. 249).
Questa Giornata della memoria della Shoah deve aiutarci a esercitare una coscienza umana lucida e «sempre più forte di fronte ad ogni volontà di dominio e di distruzione» (FT, n. 249). Sua Beatitudine Anastasios Yannatoulatos, arcivescovo ortodosso primate di Albania – recentemente scomparso ad Atene – nel 2015 a Tirana, durante l’Incontro internazionale di preghiera “La Pace è sempre possibile”, ebbe a dire: «Il contrario della pace non è la guerra, ma l’egocentrismo: individuale, collettivo, etnico, razziale. L’egocentrismo muove le varie forme di violenza che uccidono in diversi modi la pace. Questo è il principio che ispira e fornisce strumenti per grandi e piccoli conflitti; questo è ciò che colpisce l’uomo e le comunità con un odio che non finisce».
Le guerre tremende e insensate in atto nella Casa comune e, particolarmente, i conflitti a ridosso dell’Europa, lambenti le cinque sponde del Mediterraneo – tragico teatro di respingimenti e di lager per gli uomini e le donne in mobilità dall’Africa e dal Medioriente a motivo delle povertà e delle guerre – sono anche conseguenza e radicalizzazione di questo principio dell’egoismo che ha trovato, nel secolo scorso, avidi cultori e, oggi, nostalgici e agguerriti seguaci, propagatori di un humus di odio, di risentimento e di fatti impensabili di violenza «che ci fanno vergognare di essere umani» (FT, n. 248).
Fare memoria della gravità della Shoah – il male organizzato – , oggi, chiede a tutti, anche alle vittime stesse, di rinnegare il principio che, dal vecchio secolo, ha preso il sopravvento e che sta travolgendo «le comunità con un odio che non finisce».
«Coltivare la memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare» (Liliana Segre). Oggi più che mai è tempo di scegliere il bene! «Io credo che il bene ritorna, come ritorna il male» (Edith Bruck).
Ma, ne siamo certi – come scrisse il Cardinale Martini – «di fronte alla crisi nodale della nostra epoca che è la perdita del senso dell’invisibile e del Trascendente, la crisi del senso di Dio, lo Spirito sta giocando, nell’invisibilità e nella piccolezza, la sua partita vittoriosa» (Tre racconti dello Spirito, Milano 1997, 11).
+ Corrado Lorefice