Lettera dell’Arcivescovo al Presbiterio

Carissimi Confratelli, ancora una volta desidero rendermi a voi vicino con paterna premura e affetto fraterno in questo momento così delicato per tutta l’umanità e in modo particolare per la nostra nazione.

Ci troviamo, da una parte, ad essere obbligati a seguire le disposizioni necessarie a contenere l’infezione del nuovo “coronavirus” e a ridurre ‒ per quanto è possibile ‒ i rischi di diffusione, dall’altra, non possiamo dimenticare la nostra identità di testimoni gioiosi della Pasqua di Cristo, il Vittorioso sulla morte. Per nostra intima missione siamo propagatori di speranza.

Il principio fondamentale è aiutare i nostri fedeli laici a comprendere la necessità di rimanere a casa e di evitare comportamenti che possano mettere in pericolo la propria e l’altrui salute.

Da parte nostra non vanno favoriti, nella maniera più assoluta, assembramenti, né vanno inviati messaggi che possano essere erroneamente intesi come una convocazione.

Come vi ricordavo nel Messaggio del 9 marzo, raggiungiamo i nostri fedeli e “prendiamoci cura gli uni degli altri attraverso un uso sapiente dei tanti mezzi di comunicazione che sono a nostra disposizione”.

Nella misura in cui sia possibile assicurarne la diligente custodia, manteniamo aperte le chiese come segno della prossimità di Dio in mezzo al suo popolo e per dare la possibilità a chi si trovasse di passaggio – per esigenze di lavoro, o sanitarie, o di acquisto di generi di prima necessità – di sostare brevemente in preghiera. Laddove non fosse possibile assicurare la vigilanza, si valuti l’opportunità di chiudere la chiesa.

Tenendo conto di quanto premesso, nelle chiese dove è in uso, si sospendono comunque le adorazioni eucaristiche permanenti e/o prolungate.

Continuiamo a celebrare a porte chiuse in comunione con tutto il popolo di Dio, seppur in sua assenza.

Per ciò che riguarda la comunione fuori dalla Messa, pur non potendoci sottrarre alla richiesta del singolo fedele (purché non sia per mero devozionismo), si fa divieto di convocare singoli o gruppi. Essa però va sempre assicurata da noi sacerdoti agli ammalati in forma di viatico.

Quanto alle celebrazioni della Settimana Santa, sarà data debita comunicazione in base all’evolversi della situazione e attenendoci alle indicazioni che verranno date dal Governo e dalla CEI.

In data odierna i Vescovi italiani hanno comunicato l’indizione di una Giornata In preghiera per il Paese che si celebrerà il 19 marzo. Vi invito a prendere visione del sussidio che verrà pubblicato sul sito della CEI.

Vi comunico, infine, che è stata disposta la chiusura degli Uffici di Curia fino al prossimo 31 marzo. Le prenotazioni per l’Ufficio matrimoni sono state posticipate.

Per tutto il resto si rimanda alle precedenti Disposizioni e al Messaggio alla Chiesa di Palermo del 9 marzo scorso.

Vi saluto, carissimi Confratelli, in questo tempo di forzata separazione e limitazione, con le parole delle Costituzioni dell’Ordine Certosino: «Separati da tutti, siamo uniti a tutti, per stare a nome di tutti al cospetto del Dio vivente».

Con la mia benedizione. + Corrado Lorefice Arcivescovo

Palermo, 12 marzo 2020