“I trent’anni che Matteo Messina Denaro ha vissuto da fuggitivo sono gli stessi trent’anni che la città di Palermo e i suoi cittadini hanno invece attraversato scegliendo la via della libertà e della dignità, respingendo con tutte le forze le logiche della violenza e della prevaricazione e abbracciando con convinzione, come comunità, la logica di un nuovo civismo operoso e condiviso: questo innanzitutto dobbiamo ricordare oggi, nel giorno dell’arresto del boss, giorno che assumerà agli occhi della storia il valore simbolico della definitiva chiusura della più drammatica e dolorosa pagina della vita recente di Palermo, ma che non deve farci trascurare lo sforzo collettivo che questa città ha già fatto per allontanarsene radicalmente.
Trent’anni di latitanza sono stati possibili anche grazie a diverse forme di copertura, ma oggi possiamo essere certi di quanto più forte e convincente sia stato l’impegno dei tanti uomini e delle tante donne che non hanno smesso di impegnarsi per la liberazione dalle mafie, dentro la società civile come anche nelle istituzioni democratiche. Per questo come Chiesa di Palermo rivolgiamo oggi un pensiero alle tante vittime della mafia e ai tanti martiri della giustizia e della fede, testimoni che per primi hanno scelto quella strada di liberazione su cui migliaia di cittadini si sono poi messi coraggiosamente in cammino. La fiducia nel bene che insieme siamo stati capaci di non smarrire, si rinnova oggi come fiducia nella possibilità del cambiamento sociale e della conversione personale”.