“Diego, Giulio e Noemi. Sono con noi, siamo qui per loro, con loro. Pronunciamo questi nomi con grande affetto. Chiediamo anche che ci sostengano in questo nostro cammino”. L’Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice ha atteso che il corteo di ragazzi proveniente da Ballarò raggiungesse la Cattedrale per unirsi a loro e per parlare a loro: “Io sono qui – ha detto l’Arcivescovo – e dobbiamo esserci tutti, uniti. Non ci sono etichette, non ci sono barriere. Viviamo la stessa città e possiamo costruirla insieme. Non possiamo che essere tutti dalla stessa parte in questa battaglia”. Mons. Lorefice ha incontrato i giovani nello stesso punto dal quale, in occasione del Festino di Santa Rosalia di quest’anno, aveva tuonato contro i “mercanti di morte e di futuro” ma anche contro chi non si impegna abbastanza per contrastare lo spaccio del crack tra le strade del centro storico e delle periferie. L’Arcivescovo, in quella occasione, aveva ricordato Giulio Zavatteri, ucciso da un’overdose a 19 anni. Ieri in corteo c’erano il papà Francesco e il fratello Vincenzo a reggere lo striscione: “La Sicilia ha fatto crack”, lanciato dal Coordinamento per la riduzione del danno e la prevenzione dei rischi che ha organizzato il corteo. La manifestazione di ieri ha voluto anche lanciare un messaggio alle forze politiche per chiedere all’Ars l’approvazione entro l’anno del disegno di legge di contrasto alle dipendenze, un disegno di legge partito dal basso. “Ci deve essere una legge — ha detto ancora Mons. Corrado Lorefice che quella legge l’ha consegnata personalmente all’Ars lo scorso luglio — che aiuti ad accompagnare questi giovani che vivono dentro questa morsa e anche le loro famiglie. Chiediamo che venga approvata al più presto. Il crack è la volontà di qualcuno di dominare, di schiavizzare, di strumentalizzare i giovani. Noi diciamo no. L’Arcivescovo ha anche rinnovato l’appello a superare divisioni nell’azione di contrasto allo spaccio di stupefacenti.