Raccontare il riscatto dalle mafie, il percorso culturale e di educazione, attraverso due figure esemplari, quella del beato don Pino Puglisi e quella di don Peppe Diana, uccisi entrambi dalla criminalità organizzata: è stato il tema scelto per il corso dedicato alla formazione dei giornalisti organizzato dall’OdG Sicilia, dall’Ucsi Sicilia e dall’ufficio Comunicazioni sociali dell’Arcidiocesi di Palermo lo scorso 8 ottobre presso la sede dell’Ordine dei Giornalisti in via Bernini, una sede confiscata alla mafia (era una delle villette a disposizione del boss Totò Riina).
Ad introdurre i lavori, il presidente dell’Odg Sicilia Roberto Gueli ed il vicepresidente Salvatore Li Castri, il segretario nazionale Ucsi nonché tesoriere dell’Odg Sicilia Salvatore Di Salvo, il presidente dell’Ucsi Palermo Michelangelo Nasca, il Direttore dell’ufficio Comunicazioni sociali dell’Arcidiocesi di Palermo Luigi Perollo.
Sono stati i giornalisti Francesco Deliziosi, caporedattore del Giornale di Sicilia, e Luigi Ferraiuolo, giornalista di Tv2000, moderati dalla vice presidente dell’Ucsi Palermo Sandra Pizzurro, a delineare il ricordo del Beato Giuseppe Puglisi e don Peppe Diana, il primo nel quartiere Brancaccio di Palermo, il secondo a Casal di Principe. Come ha ricordato l’UCSI, “le loro vite sono state un percorso di educazione, sono state l’esempio di una Chiesa presente e impegnata in prima linea, viva e attiva ad aiutare i più deboli e le vittime più giovani delle mafie e della mafiosità. Uccisi “in odium fidei”, perché il mafioso odia il Vangelo quando diventa strumento di liberazione”.
Preziose le parole dell’Arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice, cui è stata donata una targa per il suo costante impegno di Pastore: «Credo sia opportuno ripartire dalle parole pronunciate nel 1991 da don Peppe Diana, “Per amore del mio popolo”, parole importanti anche per i giornalisti che svolgono il loro mestiere un po’ come accade per noi preti, “per amore”; si opera per amore perché si crede nella gente e nella città o nei paesi in cui siamo chiamati a impegnarci. Quello della città è un concetto ampio, lo intendiamo come casa comune, così come ci ricorda Papa Francesco. […] Don Diana e Padre Puglisi stavano in mezzo alla gente, interpretavano il territorio che servivano mettendo al centro della loro azione la gente, il popolo, quel popolo che amavano. La loro è stata una fede operante perché quella cristiana è una visione della storia riscattata dal male perché il cristiano crede nel Cristo pasquale, colui che riscatta l’intera storia umana dal male».