La Solennità di San Giuseppe e il Giubileo del mondo del Lavoro. L’Arcivescovo: “Sull’esempio di Giuseppe, operiamo con la sapienza della lentezza per saper discernere”

Mons. Lorefice: "La mafia continua ad essere un'azienda che offre lavoro". Nella Chiesa di San Giuseppe dei Teatini il solenne Pontificale dopo il tradizionale Triduo di Preparazione. Le iniziative coordinate dall’Ufficio diocesano per la Pastorale Sociale e del Lavoro. Coinvolte le organizzazioni degli artigiani, le associazioni di categoria, le organizzazioni sindacali e le diverse realtà delle aggregazioni laicali / OMELIA ARCIVESCOVO / PHOTOGALLERY

Nella Chiesa di San Giuseppe dei Teatini è stata celebrata la Solennità di San Giuseppe che quest’anno coincideva con il particolare Giubileo del mondo del lavoro. Un evento preceduto dal tradizionale Triduo di Preparazione e realizzato dalla Chiesa di San Giuseppe dei Teatini e dall’Ufficio diocesano per la Pastorale Sociale e del Lavoro. Coinvolte, come sempre, le organizzazioni degli artigiani CNA, Casartigiani, Confartigianato, CLAAI. Sono state presenti le diverse associazioni di categoria, le associazioni del mondo del lavoro, le organizzazioni sindacali e le associazioni delle aggregazioni laicali della nostra Arcidiocesi. Coinvolta, come sempre, anche la realtà del Progetto Policoro.

Da parte dell’Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice, l’invito a rileggere l’esempio di San Giuseppe per godere della sapienza della lentezza, condizione necessaria per sapere discernere. L’Arcivescovo ha poi sottolineato, durante l’omelia, la tragedia delle tante, troppe, morti sul lavoro e il dramma dei tanti lavoratori sottopagati e spesso sfruttati.

 

Solennità di S. Giuseppe, sposo della beata Vergine Maria

Chiesa di S. Giuseppe ai Teatini, Palermo 19 marzo 2025

Omelia Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice

Oggi ricordiamo Giuseppe – l’artigiano di Nazareth chiamato da Dio ad inserire il Figlio suo, Gesù, nella discendenza di Abramo e di Davide – nell’Anno giubilare, nell’Anno Santo indetto da Papa Francesco: un tempo per rimettere al centro l’Altro, gli altri, la Casa comune che ci ospita; Dio, la persona e la Terra. Un tempo per riappropriarsi del senso della vita e delle relazioni umane a partire da Dio. Un tempo per vagliare se i beni della Terra, destinati da Dio a tutti gli esseri viventi, arrivano realmente a tutti. Un tempo di relazioni riscattate dal male, dall’odio, dalla violenza, dalla brama di potere, dall’idolatria delle cose, dalla divinizzazione della ricchezza e dal culto ossessivo del profitto. Un tempo per la riconciliazione, il perdono e la pace. Un tempo per la cura e la custodia reciproca. Un tempo per rallentare e discernere.

Giuseppe viene detto da Matteo «giusto» (v. 19). Ora, alla luce della Scrittura, il giusto è colui che crede, come viene detto di Abramo nel primo libro della Bibbia (cfr Gen 15,6) e ribadito da Paolo Apostolo ai Romani: «Egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza» (Rm 4,18).

Giuseppe è un uomo di fede, un timorato di Dio, un amante e uno strenuo ricercatore della volontà di Dio. Abita in un villaggio dove lavora in proprio in una bottega e ama una donna con la quale vuole condividere la casa e la gioia di una famiglia. Un uomo e un lavoratore che conosce ben presto il travaglio e la contraddizione della vita. Gli accade qualcosa di imprevisto che stravolge la sua aspirazione e il suo progetto di vita: «Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta» (Mt 1,18). Ma Giuseppe, come scrive Papa Francesco nella lettera apostolica Patris corde, non teme «di lasciare a Dio il timone della barca» (n. 2) in balia delle onde. Chi crede non avrà tanta fretta, né riterrà alcun affare così grave e urgente da non concedere il tempo di portare Dio con sé.

Papa Francesco nel Messaggio all’Università di Palermo, l’8 febbraio 2025 afferma: «Vi affido una parola, che oggi è in controtendenza. Si tratta di un atteggiamento che ha distinto per secoli le culture del Mediterraneo: la lentezza. Il fascino della tecnica è intriso di velocità. Le cosiddette intelligenze artificiali ci seducono con la loro performatività».

La fede ci rende capaci di questa controtendenza, ci prepara alla ‘sapienza della lentezza’, del rientrare in se stessi per discernere il bene anche degli altri. Il testo evangelico registra proprio il ‘rallentamento’ di Giuseppe: «Mentre però stava considerando queste cose [Mentr’egli meditava tali cose]» (Mt 1,20). Nel pieno del suo ‘travaglio’ gli arriva un messaggio celeste: «non temere» (Mt 1,20). Così supera l’ansia, l’agitazione. E guadagna! Fa cassa! Diventa socio dell’economia salvifica di Dio. Produce economia divina ed ecologia umana. Resta umano e produce umanità. Percorre vie umane. Traccia vie di futuro. Accoglie Maria. La ama prendendola con sé. E in lei accoglie Dio stesso che rivela definitivamente il suo nome nel Figlio fattosi uomo, Gesù, nome che rivela l’identità del nascituro e il compimento del piano di Dio: “Il Signore salva”. Collaboratore di Dio, socio di Dio.

Il Signore custodisce l’amore umano, gli affetti, il lavoro, la casa. Rende sposi, spose, padri, madri, genitori, custodi ed educatori saggi dei figli. Lavoratori onesti. Professionali. E così si costruisce la Città degli uomini, la Casa comune e l’unica famiglia umana che la abita, nella giustizia, nella solidarietà e nella pace.

A voi che qui rendete presente il mondo del lavoro, a noi tutti, la figura di Giuseppe di Nazareth, uomo giusto, timorato di Dio, nell’Anno giubilare incentrato sul tema Pellegrini di Speranza, ha molto da dire per divenire ‘artigiani di segni di speranza’. Attendere è il mestiere più difficile.

Non possiamo nascondere che la qualità del lavoro non è migliorata, ed è sotto i nostri occhi che deflagrano a macchia d’olio crisi occupazionali senza precedenti, anche perché, in nome del profitto degli investitori finanziari, si preferisce delocalizzare in aree del mondo a basso costo di manodopera e a bassa frequenza sindacale.

Tante famiglie piangono. Per molti lavoratori e lavoratrici si prospetta un futuro nero a causa di modelli economici che calpestano le persone senza porsi problemi. Il gioco finanziario continua a mietere vittime e a lasciare sul lastrico persone e territori. Anche per questo a Palermo, in Sicilia, la mafia – malefica struttura di peccato e di oppressione – continua ad essere ‘azienda’ che offre ‘lavoro’!

C’è una sorta di ‘usa e getta’ nei confronti dei lavoratori che rende evidente un progetto di economia ‘incivile’ e disumana. Inoltre in tema di sicurezza sul lavoro, siamo ancora qui a contare le vittime, anche a motivo di codici degli appalti aggirati o sempre più deboli e di subappalti ‘sospetti’.

Inoltre, il crollo demografico e la fuga all’estero non fanno ben sperare per il domani. Il Rapporto italiani nel mondo 2024 curato dalla Fondazione Migrantes dimostra una crescente fuga all’estero dove vive una comunità composta da oltre 6.134.000 italiani: comunità sempre più giovane e dinamica. Il Sud resta la principale terra di partenza. La nostra Isola in particolare.

Ma è anche vero che dalle feritoie delle macerie spiccano raggi di speranza, come ha scritto recentemente Bruno Bignami direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della CEI: «Ci sono imprenditori migranti che aprono partite Iva e ci provano. Ci sono giovani agricoltori che tornano alla terra con entusiasmo e stile innovativo. Ci sono start up che si fanno strada e fanno scuola. Ci sono cooperative sociali che creano opportunità per chi normalmente è escluso. Ci sono imprese che scommettono sulla sostenibilità. Ci sono imprenditori che si tengono stretti i loro dipendenti riconoscendo il valore delle loro competenze. Ci sono diocesi che continuano a investire sulla formazione giovanile “peer to peer” grazie al Progetto Policoro» (Giubileo 2025: semi di speranza nel lavoro, in SIR, 14 Gennaio 2025).

Ci sono, dunque, i segni di un cambio culturale che dice no a un’economia che muove denaro h24 e che non conosce soste e ferie. Tanti giovani pronti a lavorare ma che osano dire che il lavoro non può diventare totalizzante e che vedono l’urgenza di alternare festività e ferialità. Nasce il bisogno di far entrare dalla porta quello che si è gettato insipientemente dalla finestra. Una esigenza di rallentamento, di riconoscimento della persona, di riposo dell’umanità che ha i chiari contorni di un’istanza giubilare che va raccolta, promossa e rilanciata attraverso scelte concrete dell’economia e del mondo del lavoro. Il Giubileo ci può aiutare a riscoprire che «il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato» (Mc 2,27).

Farci compagni di Giuseppe di Nazareth – a maggior ragione se siamo cristiani, discepoli di Gesù, il Figlio di Dio che lui ha amato e custodito – ha una grande portata spirituale, umana, sociale ed economica.  Oggi più che mai è «tempo di credere».

Vorrei concludere con una citazione che prendo in prestito da un famoso libro di don Primo Mazzolari intitolato proprio Tempo di credere (sequestrato per ordine del Ministero della cultura popolare nel marzo 1941 e poi diffuso in forma clandestina): «“Chi crede non ha fretta”. Ci ha guastati l’educazione tecnica, il sintetismo chimico, che, staccandosi dal naturale, il quale ha un’andatura lenta, graduale ma sicura, ci ha portato verso l’artificioso e il violento. Tutto rapido: treni rapidi, maturazione rapida, guerra rapida … Un quadro non è ancora abbozzato, e vogliamo pronto il capolavoro: l’azione è ancora pensiero, e ne vogliamo gli effetti: non ci siamo ancora messi in strada e vogliamo essere arrivati. Dio è l’Eterno e noi pretendiamo di costringerlo ad agire coi nostri criteri effimeri, mentre il tempo che si fa storia, gli obbedisce secondo un ritmo d’eternità. La speranza è un credito fatto a Dio oltre ciò che l’uomo può vedere e capire».

Spes non confundit, la speranza riposta in Dio non fa confondere, non delude, non depista da ciò che è essenziale: dall’umano, dall’essere umani animati dalla carità e non dal profitto. Per una famiglia umana che vive nella Casa comune tracciando sentieri di pace e di bene nella custodia del desiderio e della certa speranza dei Cieli nuovi e della Terra nuova.

 

Chiesa di San Giuseppe dei Teatini in Palermo

FESTA DI SAN GIUSEPPE 2025

Triduo di preparazione

Domenica 16 marzo, “Giornata di preghiera per le vocazioni

  • ore 10.00 – 11.30, Sante Messe
  • ore 18.30, Preghiera a San Giuseppe
  • ore 19.00, Santa Messa per i fidanzati presieduta dal P. Henrique Nunes Oliveira C.R.

Lunedì 17 marzo, “Giornata di preghiera per la pace nel mondo

  • ore 10.00, Santa Messa
  • ore 18.30, Preghiera a San Giuseppe
  • ore 19.00, Santa Messa per la pace presieduta dal P. Josè Antonio Sabino, CGM. Con la partecipazione della comunità parrocchiale

Martedì 18 marzo, “Giornata di preghiera per le famiglie

  • ore 10.00, Santa Messa
  • ore 18.30, Preghiera a San Giuseppe
  • ore 19.00, Santa Messa per le famiglie con il rinnovo delle promesse matrimoniali presieduta dal P. Adam Marek C.R.
  • ore 20.30, Concerto della Società Musicale di San Giuseppe della Parrocchia di San Gaetano a Ħamrun (Malta).

Mercoledì 19 marzo

GIUBILEO DEL MONDO DEL LAVORO

Festa del Santo

  • ore 8.00 – 9.30, Sante Messe
  • ore 11.00, Santa Messa Pontificale presieduta da S.E.R. Mons. Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo. Celebrazione giubilare del mondo del lavoro a cui sono invitati i lavoratori e le loro famiglie, le varie associazioni di categoria e le organizzazioni sindacali presenti nella nostra Arcidiocesi.
  • Animerà la liturgia il coro della nostra chiesa collaborato dalla Società Musicale di San Giuseppe della parrocchia di San Gaetano a Ħamrun (Malta).
  • ore 14.30, apertura della chiesa per la preghiera personale.
  • ore 17.30, Santa Messa animata dalla Società Musicale di San Giuseppe della Parrocchia di San Gaetano a Ħamrun (Malta), presieduta dal P. Adam Marek C.R.
  • ore 19.00, Santa Messa presieduta dal P. Carmine Mazza, Preposito Provinciale dei Teatini; la liturgia sarà animata dal Coro della parrocchia di S. Maria di Monserrato a Palermo.

Al termine di ogni celebrazione ci sarà la Benedizione del Pane offerto dalle organizzazioni degli artigiani: CNA, Confartigianato, C.L.A.A.I., Casartigiani