Le Chiese di Sicilia si confrontano sul tema drammaticamente attuale dei corridoi umanitari: si tratta dei trasferimenti di rifugiati che, trovandosi in paesi terzi, vogliono raggiungere altri paesi. In questi casi si mette in moto un processo che permette di spostarsi con mezzi leciti evitando lo sfruttamento dei trafficanti di esseri umani, quello appunto dei corridoi umanitari. Un problema complesso già messo in atto dalle Nazioni Unite cui si affianca la Caritas per dare l’opportunità ad un numero di persone di un futuro migliore in altri paesi, oppure dare opportunità a giovani studenti di completare gli studi e magari avviare un’attività professionale. La metodologia Caritas è educare la comunità e avviare l’integrazione affidando singoli o interi nuclei familiari a una famiglia che se ne prenda cura. Questo metodo ha già dato ottimi risultati con migranti provenienti da Turchia, Giordania, Etiopia, Niger… Il referente Caritas ha poi fatto il punto sulla situazione dei profughi dall’Ucraina la cui Caritas è ancora attiva, mentre il peso dei profughi è attualmente supportato da Caritas Polonia, Caritas Romania, Slovacchia e Moldavia. Oliviero Forti ha informato i Vescovi della scelta della Caritas di privilegiare la raccolta fondi per aiutare i profughi, evitando raccolte di vestiario o alimenti che sono difficili da gestire, e di avviare la macchina organizzativa per l’accoglienza anche in Sicilia.
“In Ucraina scorrono fiumi di sangue e di lacrime. Non si tratta solo di un’operazione militare, ma di guerra, che semina morte, distruzione e miseria. Le vittime sono sempre più numerose, così come le persone in fuga, specialmente mamme e bambini. In quel Paese martoriato cresce drammaticamente di ora in ora la necessità di assistenza umanitaria. Rivolgo il mio accorato appello perché si assicurino davvero i corridoi umanitari, e sia garantito e facilitato l’accesso degli aiuti alle zone assediate, per offrire il vitale soccorso ai nostri fratelli e sorelle oppressi dalle bombe e dalla paura”. Queste le parole di Papa Francesco pronunciate durante la preghiera dell’Angelus domenica scorsa. I Vescovi delle Chiese di Sicilia si sono uniti all’appello del Santo Padre perché cessino le ostilità e la parola possa tornare al dialogo per dirimere le divergenze nel rispetto della libertà e dell’autodeterminazione delle nazioni.