La Via Crucis come pratica cristiana che rivive le varie tappe della Passione e morte del Cristo è abbastanza conosciuta e seguita dalle parrocchie nel periodo quaresimale; ma, grazie al Concilio Ecumenico Vaticano II, si è riscoperta l’importanza e la centralità della Risurrezione nella celebrazione del Mistero Pasquale, per cui la memoria della Croce senza quella della Luce della Risurrezione è una memoria incompleta.
Dopo la Via Crucis nel periodo quaresimale è opportuno celebrare nel periodo pasquale la Via Lucis, meno conosciuta e celebrata, nella quale si ricordano le apparizioni del Risorto e gli eventi della Chiesa nascente fino alla Pentecoste.
Come precisa la Congregazione per il Culto Divino e la disciplina dei Sacramenti, “La Via lucis può divenire altresì un’ottima pedagogia della fede, perché, come si dice, «per crucem ad lucem»; conduce alla speranza del raggiungimento della vera meta dell’uomo: la liberazione, la gioia, la pace, che sono valori essenzialmente pasquali. La Via lucis, infine, in una società che spesso reca l’impronta della “cultura della morte”, con le sue espressioni di angoscia e di annientamento, è uno stimolo per instaurare una “cultura della vita”, una cultura cioè aperta alle attese della speranza e alle certezze della fede.”
E in questo travagliato momento storico che viviamo abbiamo più che mai bisogno di costruire, soprattutto per i nostri giovani, una cultura della Vita, della Luce, della Pace, doni del Cristo Risorto: è quello che anima il Gruppo Ecumenico delle Donne GMP, promotore dell’iniziativa, insieme all’Ufficio per l’Ecumenismo e Dialogo interreligioso.
Riscoprendo insieme questo percorso si esperimenta anche un’occasione di crescita nell’unità dei cristiani, cioè di coloro che vogliono vivere, alla sequela di Cristo, la forza e la luce della sua Risurrezione e annunciarla con gioia a tutte le sorelle e i fratelli, come Gesù Risorto, apparso prima di tutti alle donne, ha chiesto, “Non temete; andate e annunziate ai miei fratelli che vadano in Galilea, là mi vedranno” (Mt. 28, 10).