“Solidali nell’Accoglienza, nella Giustizia, nella Pace. Solidarity in Welcome, Justice and Peace”

Nella Cattedrale di Palermo la Veglia ecumenica in occasione del pellegrinaggio in Sicilia del Gruppo di Giustizia e pace del Consiglio Ecumenico delle Chiese (WCC). Le parole dell'Arcivescovo Mons. Corrado Lorefice

In occasione del Pellegrinaggio in Sicilia del Gruppo di Giustizia e Pace del Consiglio Ecumenico delle Chiese (WCC) si è svolta nella chiesa Cattedrale di Palermo una veglia ecumenica guidata dal tema Solidali nell’Accoglienza, nella Giustizia, nella Pace”  e promossa dallo stesso Consiglio Ecumenico Internazionale, con l’accoglienza e la partecipazione dell’Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice:

“Saluto con fraterno affetto e viva gioia i Pellegrini e le Pellegrine di Giustizia e pace del Consiglio Ecumenico delle Chiese e i Rappresentanti e le Rappresentanti delle Chiese che confessano il Vangelo qui a Palermo e i Rappresentanti e le rappresentanti delle altre fedi e culture. Benvenuti e benvenute a tutti, Sorelle e Fratelli.

Pochi giorni fa Papa Francesco, in occasione del suo discorso al Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, riferendosi alla guerra che oggi ci fa sentire tutti così letteralmente disarmati, così disorientati e angosciati, così si esprimeva: «Questa guerra, crudele e insensata come ogni guerra, ha una dimensione maggiore e minaccia il mondo intero, e non può non interpellare la coscienza di ogni cristiano e di ciascuna Chiesa. Dobbiamo chiederci: cosa hanno fatto e cosa possono fare le Chiese per contribuire allo “sviluppo di una comunità mondiale, capace di realizzare la fraternità a partire da popoli e nazioni che vivano l’amicizia sociale”?» (Francesco, Discorso ai partecipanti alla sessione plenaria del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, 6 maggio 2022; cfr FT, 154).

In un passaggio della lunga introduzione a Le querce di Monte Sole, don Giuseppe Dossetti affermava che la straziante vicenda del massacro nazista sull’Appennino bolognese – là dove lo stesso Dossetti scelse di essere sepolto – può insegnarci molto sulla nostra tentazione di lasciarci dividere, fino ad innalzare muri e a impugnare le armi, o sulla nostra determinazione a conservarci uniti. E continuava:

«Ci resta da dire ciò che dovrebbero fare, in ogni caso, i cristiani, i singoli e le Chiese.  […] La prima cosa da fare, in modo risoluto, sistematico, profondo e vasto, è l’impegno per una lucida coscienza storica e perciò ricordare: rendere testimonianza in modo corretto degli eventi. Occorre proporsi di conservare una coscienza non solo lucida, ma vigile, capace di opporsi a ogni inizio di ‘sistema di male’, finché ci sia tempo» (G. Dossetti, Introduzione, in Le querce di Montesole).

A noi tutti, oggi più che mai, è richiesta la chiara consapevolezza che anche le nostre Chiese cristiane, nella loro divisione e lontananza dal Vangelo, sono corresponsabili di questo decisivo snodo della storia che sembra catapultarci indietro, nel vecchio secolo, nel secolo che ha conosciuto le guerre mondiali.

Siamo qui perché insieme vogliamo assumerci la comune responsabilità della ricerca dell’orizzonte di pace in cui ogni azione autenticamente umana deve collocarsi, affinché giustizia e pace possano giungere a ‘baciarsi’ (cfr Sal 84,11) dentro la contraddizione cocente dei nostri giorni. Sappiamo però con certezza una cosa che ho imparato da un ‘maestro’ di vita, e mi riferisco a Dietrich Bonhoeffer: non è possibile sfuggire alla dimensione costitutiva della responsabilità personale dentro la temperie della storia, all’assunzione del peso delle cose, anche della colpa propria e dell’altro, del coinvolgimento pieno e senza sconti nelle vicende tragiche della storia collettiva. Fino alla «sostituzione vicaria», all’assunzione della responsabilità dell’azione in luogo di un altro, secondo l’essere di Cristo, il quale è vissuto «solo come colui che ha assunto e porta in sé l’io di tutti gli uomini»: «il suo vivere, fare, soffrire, nella loro interezza, furono sostituzione vicaria» (D. Bonhoeffer, Etica). Senza questo moto sofferto e necessario, senza questo mettersi in gioco senza la sicurezza di posizioni precostituite, si rischia la sterile accademia.

In questa nostra chiesa cattedrale viene custodito il ‘corpo donato’ di don Pino Puglisi, martire della fede e della giustizia. Dai testimoni e dalle testimoni autentici delle nostre Chiese apprendiamo il passo del comune cammino che ci attende perché la corsa del Vangelo possa continuare nella casa comune degli uomini e delle donne che è la terra, nell’ottica di un ecologia e di un umanesimo integrale che dia un orizzonte di futuro e di speranza a tutti. Un futuro di accoglienza, giustizia e pace.

Tutto è interconnesso. La pandemia ce lo ha insegnato, richiamandoci alla percezione acuta del destino comune del mondo, del nostro essere sulla stessa barca, che – dal mio punto di vista – è anzitutto la barca dei disperati che salgono su barconi fatiscenti sfidando il Mediterraneo in cerca di dignità e di giustizia, di risurrezione, di Pasqua. «L’avete fatto a me», ricorda Gesù (Mt 25,40). Ora anche la barca di chi fugge dalla guerra scoppiata in Europa.

Assistiamo ancora alla sconfitta della pace nel mondo perché si abita la terra nella logica del dominio che calpesta sempre i più poveri e genera povertà, disuguaglianze, ingiustizie, guerre: «Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-am­bientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura» (Francesco, Laudato si’, 139).

Ecco cosa siamo chiamati a comprendere, «finché c’è tempo». Rinnoviamo il nostro impegno a costruire la comunione tra le chiese, ad essere umili e caparbi facitori di giustizia, di accoglienza e di pace e a pregare con insistenza «per tutti, quando – come ebbe a scrivere don Giuseppe Dossetti pochi giorni dopo lo scoppio della guerra dello Yom Kippur – le speranze nella sapienza e nelle risorse di questo mondo sono tutte così manifestatamente destinate a essere prive di ogni esito positivo» (Lettera dalla Terra Santa, 10 ottobre 1973)”.

 

“L’emergenza immigrazione è una realtà ancora molto presente  e inquietante nel nostro mondo perché molteplici , inquietanti  e dolorose ne sono le cause. La Pace, dono del Cristo Risorto e dello Spirito Santo disceso sulla Chiesa è un grande valore che in tanti paesi è continuamente minacciato e vilmente e barbaramente offeso. I cristiani sono chiamati a perseguirla continuamente nei rapporti interpersonali e sociali, ma non vi po’ essere pace senza l’accoglienza dell’altro nella sua diversità, il rispetto verso di esso e la sue cultura e la sua religione e quindi senza l’osservanza della giustizia, del riconoscimento dei diritti e doveri da custodire reciprocamente. Uniti da questa convinzione e grati per la visita del Consiglio Ecumenico delle Chiese, hanno partecipato all’iniziativa  i membri delle varie chiese cristiane presenti a Palermo : Chiesa Anglicana in Sicilia,  Chiesa Cattolica, la Chiesa Evangelica della Riconciliazione, Comunità Evangelica Luterana di Sicilia, Chiesa Metodista e Valdese di Palermo – Noce, Chiesa Evangelica Valdese – Via Spezio, Chiesa Ortodossa Rumena, Chiesa Ortodossa Russa,  Chiesa Ortodossa del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli”.