“Ritratti di Santi”: giovedì 31 marzo il quarto e ultimo appuntamento in Cattedrale con il Venerabile Francesco Paolo Gravina (1800-1854), “Il principe degli ultimi”

L’itinerario, organizzato dal Movimento Ecclesiale Carmelitano, proporrà meditazioni sui testi di P. Antonio Maria Sicari OCD

“Ritratti di Santi 2022” è l’itinerario proposta dal MEC, Movimento Ecclesiale Carmelitano attraverso meditazioni su testi di P. Antonio Maria Sicari ODC all’interno della cattedrale di Palermo che ospiterà quattro incontri lungo il mese di marzo, tutti con inizio alle 20.45 e con il patrocinio dell’Arcidiocesi di Palermo e la collaborazione dell’associazione “Il Giardino – Onlus”.

Giovedì 10 marzo: BEATA SANDRA SABATTINI (“La fidanzata santa”, 1961-1984)

Giovedì 17 marzo: BEATO ANGELO PAOLI (“Padre dei poveri e apostolo di Roma”, 1642-1720)

Martedì 22 marzo: TESTIMONE TAKASHI PAOLO NAGAI (“Il Santo di Urakami”, 1908-1951)

Giovedì 31 marzo: VENERABILE FRANCESCO PAOLO GRAVINA (“Il principe degli ultimi”, 1800-1854)

Un percorso quello dei Ritratti di Santi giunto quest’anno alla 33° edizione – era il 1986 quando ha avuto inizio – profili di santità curati da Padre Antonio Maria Sicari. Un appuntamento ultra decennale che si è ripetuto, nel tempo, in diverse città d’Italia e d’Europa: Adro (BS), Alcamo, Arese (MI), Catania, Enna, Firenze, Lecco, Paderno (BS), Palermo, Roè Volciano (BS), Roma, Trento, Treviso, Verona, Bruxelles e Bucarest.

Nato nel 1943, sacerdote dal 1967, P. Antonio Maria Sicari appartiene alla Provincia Veneta dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi, al cui servizio ha svolto l’ufficio di docente per alcuni corsi di teologia dogmatica e di spiritualità (presso lo Studio Teologico Carmelitano di Brescia), come pure il compito di maestro dei novizi e di superiore provinciale. Dal 1981 al 1989 è stato direttore della redazione italiana della rivista “Communio”, continuando anche negli anni successivi a scrivere articoli e saggi.

Nel 1993 P. Antonio Sicari ha fondato il Movimento Ecclesiale Carmelitano – un’esperienza di comunione tra religiosi e laici che, nel rispetto delle reciproche vocazioni, promuove la condivisione delle ricchezze dottrinali dell’antico carisma carmelitano – attualmente diffuso in varie città d’Italia e in nazioni come la Romania, il Belgio, il Libano, la Lettonia, gli Stati Uniti, la Colombia. Consultore della Congregazione per il Clero della Santa Sede dal 2003, P. Sicari ha pubblicato numerose opere di agiografia (quattordici volumi di “Ritratti di Santi”, per un totale di circa 140 profili) e di teologia spirituale ricevendo, nel 2011, il Premio Narducci – in occasione della Festa annuale del quotidiano “Avvenire”.

In questo tempo particolare, di pandemia e di guerra – afferma Carmelo Carollo, responsabile della Comunità palermitana del Movimento Ecclesiale Carmelitano – più che mai è in gioco la nostra storia umana e spirituale. Davanti a tanto dolore e sofferenza c’è il rischio di credere che non ci sia una via d’uscita. Ma non è così. Ad incoraggiarci sono proprio i santi. Sono quei fratelli maggiori nella fede, che irradiano la serenità, la gioia, la speranza, la carità, malgrado le prove e le contraddizioni della vita che hanno toccato pure loro. Paolo VI diceva: «L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni». Il vero testimone, il santo, accoglie la bellezza della vita e ogni circostanza avversa come luogo teologico di conversione per fare esperienza d’Amore dentro la storia con la totalità della sua persona. Tutto il contrario fa il falso testimone, costruisce la scusa per fuggire via, per accusare gli altri se le cose non vanno come dovrebbero, crea alibi interiori che accrescono le paure, estremizzano l’individualismo, disgregano l’unione e la comunione all’interno della comunità umana. Attenzione però, perché i santi con la loro testimonianza non si propongono di mostrare la semplice coerenza, piuttosto rimandano l’attenzione sul mistero di Dio. I santi ci ricordano che tutti nasciamo con una missione d’amore da compiere e che gli eventi, le guerre, le pandemie, non sono prigioni da cui fuggire ma ambiti certi dove realizzare la propria chiamata, luoghi dell’incontro tra l’umano e il divino. Come loro dobbiamo essere capaci di custodire sempre in noi una scintilla di Luce in mezzo alle tenebre. La nostra logica è sempre povera rispetto a quello che Dio ha in serbo per noi. Le opere di un uomo che ama Dio sono piene di obbedienza, un’obbedienza che dà senso anche alla morte.  Perdendo la vita per amore di Cristo la ritroviamo più ricca, vera ed eterna”.

Per informazioni:

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