Presentato al Clero il Messale romano, strumento di preghiera e mistagogia

Recuperare l’Ars celebrandi, cioè l’arte del celebrare per guidare il popolo di Dio nella preghiera e nella mistagogia perché la liturgia concorra a tradursi efficacemente nella vita del cristiano. E’ quanto emerso nel corso dell’incontro di formazione del clero diocesano sul Messale romano che si è svolto nell’aula liturgica della Parrocchia Maria Santissima Mediatrice. A presentare la terza edizione del Messale, mons. Franco Magnani, direttore dell’Ufficio Liturgico nazionale che ha tenuto una doppia relazione ad una platea di presbiteri e diaconi. Presente anche il direttore dell’Ufficio liturgico diocesano, don Giosuè Lo Bue che ha presentato il relatore, e la professoressa Valeria Trapani, direttore della sezione di Musica sacra diocesana che hanno collaborato a diverso titolo nell’elaborazione del Messale.

“Il Messale non è nuovo nella sostanza – ha detto mons. Magnani – cambieranno le traduzioni ma non i gesti e soprattutto non cambierà la forma rituale complessiva. Il nuovo Messale coinvolge e interpella l’intera comunità cristiana grazie al presbitero presidente che deve affinare l’Ars celebrandi che deve essere recuperata per aiutare il Popolo di Dio nella catechesi mistagogica. Oggi è necessario continuare nell’approfondimento della Riforma liturgica dettata dal Concilio Vaticano II con la costituzione consiliare “Sacrosanctum concilium”.

Nel corso del suo intervento l’Arcivescovo, mons. Corrado Lorefice ha ribadito come “l’Eucaristia che celebriamo, sia un fatto serio della Chiesa che deve ripartire dall’annuncio della morte e risurrezione di Gesù Cristo. Una Chiesa che non deve rivendicare nulla dalla società, ma fare memoriale della Pasqua del Signore. La Chiesa inoltre, è arricchita dai doni e dai ministeri che si debbono svolgere per l’utilità comune e per accogliere il mandato dell’“Ite missa est”, cioè del mandato dell’annunciare con gioia il Vangelo di Gesù”. Per l’Arcivescovo, l’Ecclesiologia più matura del Concilio Vaticano II, non si trova solo nella “Lumen gentiun” ma anche nella “Sacrosanctun concilium” che parla dell’Eucaristia. “L’Eucaristia la dobbiamo sentire sulla nostra carne – ha proseguito – trattandosi non di un rito ripetitivo ma di un dono per fare crescere la comunità nell’amore trinitario. Il nostro sacerdozio ministeriale infatti, deve essere al servizio del sacerdozio battesimale del popolo a noi affidato”.

Il prossimo 10 novembre 2020, il Messale romano sarà presentato anche ai fedeli soprattutto a coloro che svolgono un servizio nella liturgia nelle parrocchie che si terrà nei sei vicariati di zona, dove sarà possibile confrontarsi con i relatori.