(Giornale di Sicilia / Davide Ferrara) A Palermo il nuovo anno scolastico si apre nel segno di padre Pino Puglisi. A 30 anni dall’omicidio di piazza Anita Garibaldi, a Brancaccio, dove il 15 settembre cosa nostra uccise il prete proprio sotto la sua abitazione sorprendendolo alle spalle, la città fa memoria attiva. Così a inaugurare il primo giorno di ritorno tra i banchi alla scuola Saladino del Cep, baluardo istituzionale del quartiere che raccoglie oltre 600 ragazzi tra scuola dell’infanzia, elementari e medie, è l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice. «Siamo donati ai ragazzi – ha detto Lorefice – dobbiamo accompagnarli e ascoltarli. Ciò che ci motiva è la passione educativa, come diceva un grande educatore, don Giovanni Bosco. Oggi, è importante far conoscere ai ragazzi l’operato di padre Pino Puglisi».
I ragazzi hanno fatto il classico mezzo orario fino alle 11, poi hanno incontrato l’arcivescovo per un seminario sulla figura e il messaggio del parroco che rivoluzionò la storia palermitana: «Pino Puglisi – ha sottolineato l’arcivescovo – ha detto che c’è stato qualcuno che gli ha voluto veramente bene, fino a dargli la vita».
Don Corrado ha poi puntato nuovamente il dito contro chi «propone false felicità. Pino Puglisi dice ai ragazzi che non devono farsi illudere – ha proseguito Lorefice – i nostri ragazzi sono preda dell’alcol e di queste nuove droghe che distruggono il cuore e la mente da parte di chi ha solo interesse di lucrare. Puglisi ha voluto la loro felicità perché ha indicato la via della vera libertà».
L’Istituto Saladino è una realtà all’interno del territorio che si pone come argine alla deriva sociale della periferia: «La scuola pubblica – attacca il preside Giusto Catania – è l’unico presidio dello Stato, in questo territorio dove c’è la necessità di una alleanza educativa tra territorio, scuola e famiglie. Padre Puglisi è morto perché voleva una scuola pubblica nel suo territorio, un messaggio forte nel momento in cui è in atto un piano di ridimensionamento della scuola in Sicilia. Salvarla è un modo concreto per arginare la criminalità mafiosa nei nostri territori».