Lorefice: “Statuto Caritas deve andare al cuore missione Chiesa”

“Questo documento ha la pretesa di andare al cuore della missione della Chiesa a partire dalla carta che è il Vangelo che abbiamo ricevuto, cioè la bella notizia che Dio non è distante dalla vita degli uomini a maggior ragione se segnata dalla fatica e dall’emarginazione sia materiale, sia spirituale. La Chiesa non può che ripensare se stessa da ciò che le accade che deve essere rigenerata dalla grazia e dalla misericordia e dalla magnanimità di Dio ed è per questo che si ripensa dal segno che Gesù ci ha lasciato che è l’Eucaristia corpo spezzato per tutti”.

Con queste parole ha esordito l’Arcivescovo, mons. Corrado Lorefice in occasione della presentazione al Teatro Savio dello Statuto e della carta pastorale della Caritas, che rappresenterà la Magna carta della carità a Palermo. Lo stesso documento era stato consegnato il Giovedì santo al vicario generale, mons. Giuseppe Oliveri, ai vicari episcopali, al consiglio direttivo della Caritas e a tutti i fedeli.

“L’Arcivescovo ha voluto un nuovo Statuto unitamente ad una carta pastorale – afferma il pro direttore della Caritas diocesana fra Pino Noto – perché non è solo l’aspetto giuridico che ci interessa ma la “mens” che sta dietro tutta la realtà della carità. Il punto di riferimento dello Statuto lo troviamo al n. 8 della Costituzione conciliare “Lumen Gentium” dove si afferma che come Cristo è andato incontro ai poveri così la Chiesa oggi deve tendere verso gli ultimi attraverso la Caritas diocesana e quelle parrocchiali”.

Nel corso dell’incontro moderato dalla giornalista  Alessandra Turrisi, al quale sono intervenuti il pro direttore della Caritas, fra Pino Noto, il suo vice, don Sergio Ciresi e il prof. Antonio Bellingreri è stato ribadito il concetto che “La Caritas è un segno, un fermento evangelico, che ci riguarda tutti: il segno di una Chiesa interpellata dal suo Signore, chiamata ad annunziarlo sulla via di Cristo, «tra povertà e persecuzioni» e che sceglie di farsi ricordare ogni giorno il senso stesso del suo essere, per rimanere «Chiesa “santa”, al passo del suo Signore e Maestro: una Chiesa-ponte, senza barriere, dei poveri e per i poveri; una Chiesa “sentinella” che, nei crocevia della storia, annuncia il regno di Dio, invocandolo insieme ai poveri che raggiungono le nostre terre e ai nostri giovani spesso costretti a lasciarle per trovare lavoro e casa; una Chiesa che si impegna ogni giorno a rinnovarsi per assumere la “forma Christi”, così da offrire a tutti il Vangelo”.

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