Lettera del Consiglio Pastorale diocesano all’Arcivescovo

Lettera del Consiglio Pastorale diocesano all’arcivescovo in questo tempo di pandemia

Carissimo don Corrado,

a seguito dell’ultima sua lettera inviata all’Arcidiocesi e in prossimità della Pasqua, in tutto il Consiglio Pastorale è scaturito il desiderio di rinnovarLe la nostra gratitudine, il nostro affetto filiale e fraterno, la conferma della nostra preghiera per Lei e per il suo ministero.

La Parola di Dio ci è venuta incontro per rivolgerLe parole semplici e premurose.

Dio dialoga con il profeta Geremia in uno dei momenti più critici della storia di Israele, assediato dal nemico: «Che cosa vedi, Geremia?». A tale domanda egli risponde: «Vedo un ramo di mandorlo» (Ger 1,11). Il mandorlo, in ebraico, significa “il vigilante”; giocando sull’ambivalenza di questa parola, Dio dice a Geremia: «Hai visto bene, poiché io “vigilo” sulla mia Parola per realizzarla» (Ger 1,12).

In questi giorni di “tempesta”, di “assedio” per il Covid-19, le sue parole, ma in fondo anche i suoi gesti, ripresi e diffusi sui social, esprimono questa paterna e fraterna vigilanza verso le «membra vive» della sua e nostra amata Chiesa di Palermo.

«Veglia chi spera e chi ama».

Sì, è vero don Corrado, ne abbiamo contezza. Il suo ministero è segnato da questa certezza.

Nell’ultima sua lettera ci rimanda alla contemplazione di uomini e donne, samaritani di oggi, che, con la loro kenosi e fino al sacrificio della propria vita, stanno diffondendo nell’umanità il sapore e la bellezza della santità laicale.

C’è Dio che muore in loro, ma in loro c’è Dio che vince la morte e dona vita.

Percepiamo dentro questo tempo dell’umanità che lotta, soffre, piange, muore la celebrazione di una settimana santa: i riti santi si stanno svolgendo fuori dai luoghi sacri, ma dentro gli ospedali, nelle case dei familiari, nelle stanze di chi deve prendere delle scelte fondamentali per il benessere fisico ed economico della cittadinanza.

Zygmunt Bauman pensava che il nostro vivere è nell’instabilità, nell’incertezza; e paradossalmente siamo precari ma creativi.

Difatti, chi è discepolo di un Dio imprevedibile come il nostro impara ad abitare la precarietà, matura la libertà del cuore; fa la scelta preferenziale del fragile, dell’incerto, dell’irregolare, dell’essenziale, e sa che questo è lo spazio dove esercitare la sua creaturalità e dove camminare responsabilmente.

E così fuori dal tempio, ma anche forti di quanto appreso e vissuto dentro il tempio, Lei da padre e Pastore sollecita tutti noi, laici e clero, in questa precarietà contingente ed esistenziale, a «valorizzare quelle realtà e quei vissuti ecclesiali di solito meno sottolineati, se non addirittura trascurati».

Sì, don Corrado, è vero, all’interno delle nostre case stiamo riscoprendo il valore delle relazioni, della vita “ordinaria”, della ferialità, della preghiera con la Liturgia delle ore e con il Rosario, della lettura contemplativa della Parola, anche aiutati dai collegamenti con i vari mezzi di comunicazione.

Scopriamo così che nella social-agorà è possibile mediare la speranza con parole, segni e gesti della nostra fede.

Fino a giungere alla comprensione che nella celebrazione eucaristica è presente tutto il Corpo di Cristo: presiede il presbitero, ma in lui e attraverso di lui tutta la comunità è presente.

Stiamo acquisendo maggiore coscienza che è possibile e tangibile essere in diaspora e in comunione, distanti e uniti, soli e in relazione.

Tutti, credenti e non, stiamo re-imparando «la dolce legge della condivisione e della compassione», del farsi prossimo, del prendersi cura di chi soffre anche semplicemente restando a casa, o in piccoli gesti di carità operosa.

Come non mai il mondo ha e avrà bisogno di Resurrezione, di portatori sani di speranza, di ευαγγέλιο.

L’impegno di ciascuno di noi, membri del Consiglio Pastorale, a realizzare, insieme con Lei, con le nostre comunità parrocchiali e religiose, questa Parola di vita, seminata nel cuore di ogni uomo e di ogni donna.

Tanti auguri don Corrado.

La Vergine Odigitria e il Beato Pino Puglisi La proteggano e intercedano per Lei!

Palermo 2 aprile 2020

Il Consiglio Pastorale

 

Il ringraziamento dell’Arcivescovo ai membri del Consiglio Pastorale tramite la segretaria del Consiglio, Maria Butera

Carissima Maria,

sono profondamente commosso per questa sentita lettera che con affetto mi avete fatto pervenire come Membri del Consiglio Pastorale Diocesano.

Testimonia la grazia che avvolge e anima la nostra amata Chiesa Palermitana, particolarmente in questo tempo di distretta a causa del Coronavirus.

Ringrazio il Signore con Voi e per Voi.

Vi riporto e vi saluto con le parole conclusive delle tre serate di esercizi spirituali da me tenuti all’inizio di questa settimana:

Grazie per il coraggio che abbiamo manifestato, in questo periodo di tribolazione come il nostro, nel farci ‘pro-vocare’ da tali parole, umanamente e divinamente, ‘corpose’, ‒ Evangelo, conversione, fede ‒ per nuove e condivise ripartenze di vita, in vista dell’opera di ‘ricostruzione’ umana, spirituale, sociale, economica che ci deve vedere uniti e coinvolti con creativa lungimiranza.

Vi saluto e vi benedico nel Signore Gesù: «Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo» (Rm 15,13).

Buona ‘inedita’ Settimana Santa. Buona Pasqua.

Un abbraccio benedicente a voi tutti, che mi siete tanto cari.

Palermo, 3 aprile 2020

+ don Corrado, Arcivescovo