(a cura di Stefania Macaluso) – Ascolto e dialogo, i passi del cammino. Sfide educative ed ecclesiali. Questo il tema del convegno nazionale promosso dall’UNESU, l’Ufficio Nazionale per l’educazione, la scuola e l’università, congiuntamente con il Servizio Nazionale per l’insegnamento della religione cattolica. Direttori e direttrici dei rispettivi Uffici, provenienti da varie diocesi, si sono incontrati a Mestre, dal 2 al 4 maggio, per riflettere insieme sull’orizzonte di realtà verso cui si proietta il mondo della scuola. Fortemente segnata dalle varie crisi che attraversano la società, l’educazione è nel cuore della chiesa cattolica che guarda alle comunità scolastiche come luoghi elettivi di esperienza relazionale e si interroga su quale apporto offrire, coerentemente con il cammino sinodale aperto al mondo della scuola. L’impegno educativo dei docenti cattolici si connota per l’ascolto e il dialogo, premesse fondanti dell’azione pastorale che va rivolta ai cambiamenti, ai bisogni crescenti e a quanto di emergenziale interferisce o concorre con il processo umanizzante. Su questi presupposti si basa il discernimento cui è chiamata la pastorale scolastica riguardo a prassi e obiettivi.
Sui contenuti offerti dai relatori, rinvio al sito CEI UNESU https://educazione.chiesacattolica.it/educazione-agora-del-cammino-sinodale/
Per quanto ho potuto riscontrare di significativo per vagliare lo stato dell’arte della Pastorale scolastica nella nostra Arcidiocesi, sono grata dell’opportunità di incontro e di scambio che mi è stata data partecipando al convegno. Penso che la sintesi del programma pastorale cui orientarci stia nelle parole di papa Francesco scelte come ispiratrici del convegno stesso:
La pace si costruisce mediante l’educazione, la formazione della sapienza, di un umanesimo che comprende come parte integrante la dimensione religiosa.
Siamo chiamati ancora a leggere i segni dei tempi. In questi frangenti tragici di guerra, non possiamo che riformulare e riaffermare l’unica vera finalità dell’educazione, quella di umanizzare l’essere umano, renderlo cioè coerente con la sua dignità di creatura chiamata a trascendere sé stessa, a trovare la ragione di senso del suo essere viandante nello spazio e nel tempo della propria esistenza. Lo scenario di guerra è una grave disconferma dei processi messi in atto in tale direzione. Direi un fallimento delle cosiddette società avanzate, già segnalato dalle allarmanti manifestazioni di razzismo e di antisemitismo, fenomeno, quest’ultimo, al quale è stata dedicata una sezione del convegno. Urge un’attenta indagine su simili derive socio-culturali che hanno determinato l’arresto, anzi l’involuzione umanistica dei paesi tecnologicamente iper-progrediti. Dobbiamo ora interrogarci su quali valori, o disvalori, abbiamo fondato la proposta educativa all’interno delle società del benessere.
Le parole di papa Francesco richiamano il mondo, e noi cattolici per primi, a indagare su come e perché abbiamo smarrito le premesse valoriali su cui assicurare la pace. Nelle sue parole trovo l’indicazione chiara: educazione – sapienza – umanesimo, una stretta correlazione che probabilmente si è scardinata sotto la pressione del materialismo che lentamente corrode e finisce per spegnere ogni dimensione spirituale. Da qui la ripartenza per un cammino di pastorale scolastica: accendere negli educatori la consapevolezza di essere “funzionari dell’umanità”, per usare la definizione che il filosofo Edmund Husserl attribuiva agli intellettuali, quando, consapevole della minaccia di un secondo conflitto mondiale, intravedeva nella necessità di rifondare la scienza la condizione per ricostruire un’Europa pacificata.
Alla luce delle tante analisi ascoltate, in ordine agli ordinamenti scolastici e alle prassi pedagogiche, penso che sia necessario tornare a interrogarsi su una possibile rifondazione dell’educazione ricompresa nel suo vero fine, quello di accompagnare verso l’assunzione di consapevolezza del senso ultimo di ogni conoscenza, del valore per la vita cui ogni ricerca è finalizzata.