La Parrocchia di San Giovanni Bosco è la chiesa dell’infanzia e della formazione cristiana di Giuseppe Puglisi. La famiglia Puglisi, originaria di Brancaccio, durante i bombardamenti della II Guerra mondiale, sfolla nel 1943 a Villafrati. I Puglisi, rientrati a Palermo nel 1945, prima ancora di abitare nella più conosciuta casa popolare sita in piazzale Anita Garibaldi, si stabilisce per tanti anni al civico 109 di via Messina Marine e frequenta la parrocchia San Giovanni Bosco dove il giovane Giuseppe si inserisce nell’Azione Cattolica, svolge il servizio di ministrante servendo all’altare e si forma cristianamente. Qui riceve la Cresima il 4 luglio 1955 e chiede al parroco Don Calogero Caracciolo di fargli da padrino. Sarà proprio don Caracciolo a presentare ai superiori del Seminario Arcivescovile di Palermo il giovane Giuseppe Puglisi e a prepararlo per gli esami di ammissione con l’aiuto dell’allora seminarista Giacomo D’Amico.
Don Caracciolo sostiene insieme alla famiglia Puglisi le spese degli anni del seminario. Giuseppe Puglisi è ordinato sacerdote il 2 luglio 1960 presso il santuario Madonna dei Rimedi a Palermo; presso la parrocchia di San Giovanni Bosco celebra la sua prima messa da presbitero e Don Caracciolo, suo padrino, organizza e sostiene un momento di festa al termine della celebrazione.
Nella sua formazione cristiana Don Puglisi, oltre ai genitori, ha come punti di riferimento il suo parroco e padrino Don Caracciolo e San Giovanni Bosco, così come testimoniato dai suoi stessi appunti e scritti. Dal parroco che tanto ammira, Puglisi, cerca di fare proprie l’amore per la parola di Dio, la grande cultura, la libertà di pensiero e la libertà dai condizionamenti di un certo tipo di politica del tempo. Tra le sue carte Don Puglisi conservò tanto caro un quaderno di quegli anni giovanili, in cui aveva appuntato circa 170 frasi tratte da testi sacri, scritti di santi e autori greci e latini. E, non a caso, il primo pensiero è proprio di Don Bosco: «Sacerdote! Datore di cose sacre, anello di congiunzione tra Dio e l’uomo, fiaccola posta sul moggio, pioniere che apre la strada del Regno dei cieli». Ancora di Don Bosco riportava in questo quaderno anche uno spunto operativo, che tenne bene a mente nel suo lavoro con i giovani a Godrano e a Brancaccio: «La ginnastica, la musica, le passeggiate sono efficacissimi mezzi. Essi giovano alla moralità e sanità»; e ancora, tratta dai suoi scritti, un’altra riflessione in cui Don Pino Puglisi commenta un pensiero di Don Bosco che lui farà proprio in tutta la sua vita: “Da mihi animas, coetera tolle”, “Dammi anime, prenditi il resto”. Ci spiega Don Pino: “Tutta la vita di San Giovanni Bosco si può raccogliere qui; qui è il segreto, la forza, la direzione della sua incommensurabile attività e della sua efficacia. Egli concepiva la sua vita come un apostolato senza confini e senza indugi per conquistare le anime. Egli fu un gran conquistatore d’anime: per questo egli viveva”.
Descrizione e spiegazione della tela
1 Riquadro a sinistra della tela: la formazione cristiana, ascolto della parola e chiamata. Sono raffigurati il primo parroco della parrocchia don Calogero Caracciolo e il cardinale Ernesto Ruffini nell’atto di consegnare il vangelo al giovane Pino Puglisi. Come i discepoli hanno udito la voce del Signore Gesù che li ha chiamati (“vieni e seguimi”), il giovane Pino Puglisi vive intensamente la sua giovinezza scandita, nella vita parrocchiale, dal partecipare e servire l’Eucarestia al guidare i più piccoli dell’Azione Cattolica; scopre dall’esempio del suo parroco la ricchezza della parola di Dio e viene notato dal cardinale Ernesto Ruffini durante una sua visita alla parrocchia S. Giovanni Bosco nel 1946. Il cardinale si accorge dell’entusiasmo di questo giovane attorniato dai bambini della parrocchia e non esita a porgere al giovane Pino la domanda “Perché non ti fai prete?”
2 Riquadro a destra della tela: il martirio. Sono raffigurati un uomo vestito di nero, senza volto e con un’arma in mano e Don Pino con il suo sorriso e le mani giunte che riflette il Cristo Crocifisso. Il ministero di Don Pino e la sua vita sono stati un tutt’uno di annuncio di quel Vangelo ricevuto da ragazzo. Una vita intrisa di Vangelo che, come luce, non può essere “sopportata” dalle tenebre raffigurate dall’uomo senza volto, la mafia, il male, le tenebre, che credono di vincere il Vangelo e chi lo annuncia uccidendo il “prete scomodo”. Ma Don Pino, con la sua vita e il suo dono, non ci consegna se stesso. Dietro Don Pino, la sua ombra ed ogni cosa che egli ha compiuto, ci dice che lui è un “cristiano”, un altro Cristo. La sua ombra in vita e in morte è lo stesso Gesù Crocifisso.
3 Sullo sfondo: la Chiesa parrocchiale di San Giovanni Bosco, nel quartiere Romagnolo di Palermo, dove è cresciuto Don Puglisi e dove è maturata la sua vocazione e la Chiesa parrocchiale di San Gaetano, nel quartiere Brancaccio di Palermo, dove Don Pino visse l’ultimo tratto della sua vita e svolse il suo servizio come parroco.
4 Ancora sullo sfondo sono presenti tante figure di giovani, sposi, famiglie, bambini, religiosi e sacerdoti, che ci ricordano il ministero di Padre Puglisi, il suo donarsi nell’ascolto, nella carità dell’accompagnamento spirituale e nel discernimento vocazionale. Vi sono rappresentati idealmente i giovani e le famiglie di Romagnolo come di Brancaccio, di Settecannoli, di Santa Macrina, dell’Istituto Roosevelt, di San Giovanni dei Lebbrosi, i giovani e le famiglie di Godrano, di Presenza del Vangelo, del Vittorio Emanuele II, del Centro Diocesano Vocazioni, del Centro Padre nostro, del Seminario, degli incontri del 2° giovedì del mese, di tutti i luoghi e contesti avvicinati e serviti da Don Pino. Quelle persone, famiglie, giovani, religiosi e sacerdoti vogliono rappresentare, insomma, quelli che sono stati accompagnati da Padre Pino in vita, ma ancora oltre, tutti quelli che oggi si ispirano a Padre Pino nelle proprie scelte, nella chiesa e nel mondo.
5 Al centro: Don Pino in gloria. Il servo buono e fedele, che ha conformato la sua vita a Cristo e si è fatto dono agli uomini è quel pastore che fa odore delle pecore e che brilla della luce di Cristo. L’aura dorata che contorna la figura di Don Pino che celebra i divini misteri è la santità di Dio in cui egli ora vive in eterno. Don Pino indossa il paramento liturgico rosso e regge con il braccio la palma del martirio. Nelle mani sorregge il calice del sacrificio della nuova ed eterna alleanza, di amore per Dio e per l’umanità.
5 In basso a destra: dedica del dipinto tratto dal Vangelo di Giovanni 12,24 e sintesi della vita e del dono del Beato Giuseppe Puglisi: “Se il chicco di grano caduto a terra non muore, rimane solo; se invece muore produce molto frutto”. Come Gesù Cristo, il ministero e il martirio di Don Pino divengono dono di vita per tutti noi.
(a cura di Don Giuseppe Calderone)