“Fare della scuola un laboratorio di umanità”

Lo scorso 12 dicembre l'incontro dell'Arcivescovo con i dirigenti scolastici. Presente Giuseppe Pierro, Direttore Generale dell'Ufficio Scolastico Regionale

“Fare della scuola un laboratorio di umanità”. Questo il titolo scelto per l’incontro dell’Arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice con i Dirigenti Scolastici del territorio diocesano, presso l’Arcivescovado, in data 12 dicembre.

Sembra scontato che la scuola sia il luogo preposto ad educare al senso dell’umano, ma se consideriamo i tanti degradi che attraversano la realtà sociale, comprendiamo che da sola la scuola non può assolvere tale impegno educativo.

La filosofa e pedagogista Edith Stein, tra le voci che nel secolo scorso hanno contribuito ad elaborare un’antropologia fondante di una cultura umanistica, ha teorizzato il “nesso oggettivo tra umanità ed educazione”; a tal proposito scriveva: «L’umanità è una grande totalità, infatti deriva da una radice, è orientata a uno scopo, è intessuta in un destino»; in queste parole troviamo in sintesi la visione di complessità come chiave interpretativa della realtà, individuata al culmine di una terribile crisi umanitaria, a cavallo tra due guerre mondiali, in cui era fondamentale ritrovare il senso dell’umano.  All’elaborazione del paradigma della complessità contribuì, tra gli altri, in quegli stessi anni, anche il filosofo scienziato Teilhard de Chardin, che propose di considerare la realtà secondo un’evoluzione dell’infinitamente complesso che include materia, pensiero e spirito.

Oggi siamo in grado di riconoscere i sistemi educativi come organizzazioni sociali complesse che richiedono “cuore, mente e mani” per usare le parole di Papa Francesco, ma non riusciamo a gestire tale pluralità di nessi se non ancora secondo schemi lineari per cui per ogni aspetto problematico ipotizziamo un corrispondente intervento risolutivo unidirezionale, trascurando la totalità delle connessioni nella loro processualità.

Quando Papa Francesco, nel settembre del 2019, ha promosso il Global Compact on Education, certamente aveva chiara la prospettiva della complessità, sintetizzata nel proverbio da lui citato come sintesi di quell’appello: «Per educare un bambino serve un intero villaggio». In più occasioni ha poi ribadito la necessità di educare secondo un “nuovo umanesimo”, intendendo riproporre la domanda intorno all’essere umano, questione ancora aperta che, tuttavia, rischia di essere liquidata dalle pseudo-certezze che si impongono senza margini di contraddittorio, o perché poste sotto l’egida del progresso tecnico-scientifico o perché avallate dalla forza persuasiva dell’ideologia massificante. La domanda di senso sull’essere e sull’agire della creatura umana esige invece uno sforzo indagativo continuo che metta al riparo da nuovi e seducenti dogmi scientisti o ideologici che impediscono la riflessione su questioni tanto antiche quanto di pressante attualità, relative al nascere, al vivere e al morire. In particolare, in un videomessaggio rivolto nel novembre del 2011 al Pontificio Consiglio della Cultura, Papa Francesco affermava quanto più volte poi ribadito: «Il mondo, oggi più che mai, ha bisogno di ritrovare il senso e il valore dell’umano in relazione alle sfide che si devono affrontare». In questo suo sguardo di realtà, si coglie la portata della sfida educativa, e quindi culturale, che si pone nell’attuale congiuntura storica e che attende risposte creative a partire dalla specifica esperienza umana di “sentire col cuore”, come ha sottolineato l’Arcivescovo Corrado Lorefice, il quale ha indicato nella figura di Don Lorenzo Milani e in quella di Padre Pino Puglisi due modelli di consapevolezza riguardo al reale bisogno educativo. Entrambi questi straordinari educatori, ha affermato l’Arcivescovo di Palermo, seppero tradurre in processo generativo la loro passione educativa perché “profumavano” delle creature alle quali rivolgevano la loro cura, “sporcandosi le mani”, lasciandosi coinvolgere nel loro bisogno, per poterle spingere in alto, verso un progetto di crescita finalizzato a renderle consapevoli della loro dignità individuale e sociale.

L’attuale sfida educativa è tale perché si tratta di andare contro corrente rispetto alle derive della mentalità individualista, efficientista, materialista. L’impegno educativo richiede, contrariamente alle forze dispersive dell’umano, la riscoperta del “ruolo di cura”, come ha sottolineato, nel suo intervento, il Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia, Giuseppe Pierro, esprimendo l’auspicio di una sinergia ulteriore tra l’istituzione scolastica e l’azione pastorale ecclesiale, nella convergenza della finalità di promozione umana che certamente vede i Dirigenti scolastici come primi promotori di prassi educative orientate verso un “nuovo umanesimo”, inteso come fondazione di senso che possa realmente innovare tutto il sistema scolastico.

I Dirigenti e le Dirigenti presenti all’incontro hanno molto apprezzato il contesto di ascolto reciproco nel quale hanno potuto esprimersi in uno scambio informale, fuori dalla pressione cui è sottoposta la complicata gestione delle scuole chiamate a rispondere alle crescenti emergenze sociali con un surplus di efficientismo, quando invece al bisogno educativo andrebbe dato supporto attraverso l’attivazione di sinergie in termini di corresponsabilità.

Certamente a quanti dirigono le scuole va rivolta un’attenzione particolare proprio in considerazione del carico di responsabilità del quale sono investiti, in un tempo in cui la scuola risulta particolarmente gravata da tanti oneri e poco sostenuta nei termini di quella “alleanza educativa” che vede come prima interlocutrice la famiglia, ma che non pare approdare ad esiti vantaggiosi, per evidenti difficoltà a trovare modalità relazionali di reale supporto reciproco. In tale situazione, chi dirige una scuola spesso sperimenta una condizione di solitudine che merita uno sforzo sociale di comprensione, al di là delle aspettative dei destinatari del servizio scolastico la cui funzionalità, va ricordato, non consiste nel customer satisfaction dei sistemi aziendalistici, come forse erroneamente l’”utenza” ha finito per credere, disorientata dal modello produttivo, ma richiede piuttosto una “collegialità” fatta di condivisione dello sforzo educativo.

L’incontro ha costituito un’occasione per fare emergere temi che interessano il “cantiere educativo” verso cui la Chiesa di Palermo indirizza cura e attenzione, in considerazione delle tante problematiche della città che aspira a diventare comunità educante nei confronti di bambine e bambini, ragazze e ragazzi, a partire dal tessuto sociale e istituzionale. È questo il senso del cammino sinodale al quale è chiamata la comunità ecclesiale, aperta al territorio per ascoltarne le istanze e raccoglierne i bisogni, al fine di promuovere la vita buona che il Cristo è venuto ad offrire al mondo intero.

 

Stefania Macaluso

Responsabile Ufficio Pastorale per la scuola Arcidiocesi di Palermo