Sono stati celebrati presso la chiesa Casa di preghiera per tutti i popoli della Missione Speranza e Carità di via Decollati i funerali di don Maurizio Francoforte, parroco della parrocchia S. Gaetano – Maria SS. del Divino Amore del quartiere Brancaccio, morto dopo una lunga malattia durante la notte della viglia del S. Natale. Era nato a Palermo il 7 marzo del 1962, era stato ordinato presbitero il 25 maggio del 2002. Don Maurizio lascia la testimonianza di una vocazione esemplare, “pane spezzato” a servizio della Chiesa di Palermo e del quartiere in cui operava sulle orme del Beato Giuseppe Puglisi. L’omelia dell’Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice che ha presieduto le esequie:
Missione di Speranza e Carità, Casa di preghiera per tutti i popoli
Esequie di don Maurizio Francoforte
27 dicembre 2024
Omelia Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice
Gli amici e i collaboratori di Paolo, i membri della comunità di Efeso, dove l’apostolo aveva trascorso un tempo significativo del suo ministero, piangono la sua partenza perché «aveva detto che non avrebbero più rivisto il suo volto. E lo accompagnarono fino alla nave» (At 20,38).
Anche noi siamo qui, in lacrime, per un saluto ancora più definitivo – sapendo che non vedremo più il volto sereno di don Maurizio – e per accompagnarlo ad un ‘oltre’ decisivo rispetto alla partenza che riguardava Paolo. Nel nostro dolore, ci consola il fatto che sappiamo anche noi, come Paolo, qual è la meta di questo viaggio. Per l’Apostolo si trattava, «avvinto dallo Spirito», della tappa a Gerusalemme (At 20,22).
Sì, ne siamo certi: don Maurizio è partito ma per la Gerusalemme del cielo, quella vera e definitiva.
I suoi occhi si sono chiusi troppo presto a questa vita terrena: alla sua bella famiglia: i suoi fratelli, le sue sorelle e tutti i suoi parenti; ai suoi affetti più belli e più cari nello Spirito; alla sua Comunità cittadina che ne ha apprezzato la dedizione e lo stile di fattivo servizio, proprio perché «sognava il bene di Brancaccio. Voleva il riscatto. Lo cercava con le opere, col sudore, con la speranza» (Roberto Puglisi).
I suoi occhi si sono chiusi anche alla sua amata Comunità parrocchiale San Gaetano – Maria SS. del Divino Amore; alla Comunità diocesana che ha servito con amore viscerale e alla quale, nel suo Testamento spirituale – a me indirizzato in data 17 dicembre 2024 –, si rivolge con queste parole: «[…] esprimo il sentimento di gratitudine e di amore per questa mia Chiesa e il mio desiderio per lei è di vederla volare alto; l’amore che nutro per la Chiesa lo posso ricondurre tutto ad un semplice gesto, quando deposte le mie mani nelle mani del mio vescovo, alla domanda “prometti a me e ai miei successori filiale rispetto e obbedienza?”, risposi Sì, lo prometto, una promessa che si traduce nella voglia di una totale donazione. Nel restituirti la mia stola rinnovo quel gesto anche adesso, portando con me questa amata Chiesa con l’impegno di intercedere per lei perché possa essere sempre di più testimone di Cristo su questo nostro territorio. Infine, chiedo a Dio attraverso le tue mani di custodirmi e benedirmi, come io ti custodisco e ti benedico come pastore, amico e fratello».
Ma, come dicevo, gli occhi di Maurizio si sono chiusi in tempi da noi giudicati troppo brevi. Eppure, la fede ci dice su cosa essi si aprono nel viaggio verso la Dimora eterna dove ora lo accompagniamo con tutto il nostro affetto e con la nostra fervida preghiera: «Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: «Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il “Dio-con-loro”» (Ap 21,2-3).
Don Maurizio ha lasciato la dimora terrena nella vigilia del Natale di Gesù, dell’Emmanuele, del Dio-con-noi. Si è congedato nella totale fiducia e certezza che il Verbo fattosi carne lo avrebbe definitivamente visitato e introdotto nella «dimora di Dio con gli uomini» dove «egli sarà il “Dio-con-loro”» (Ap 21,3).
Sopraggiunta nel Natale del Signore Gesù, la morte di don Maurizio, è a pieno titolo il suo dies natalis. Don Maurizio come cristiano e presbitero ha creduto nella resurrezione dei corpi in virtù della risurrezione di Gesù, e ha concepito il giorno della sua morte come il giorno della nascita alla Vita eterna, alla Luce eterna; come transumanza verso la Vita e la Luce Vera. Ha attraversato la malattia sostenuto dalla fede in Cristo risorto vincitore della morte. Sapeva e credeva «infatti che quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra, riceveremo un’abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli» (2Cor 5,1).
Da qui la sua lucida e libera scelta dei testi biblici per le sue esequie. Scrive nel Testamento: «[…] ho trovato particolare consolazione nei brani che ho allegato sotto, mi piacerebbe che risuonassero nella Celebrazione di quel giorno […]. In particolare, desidero fortemente che il brano del Vangelo sia quello della risurrezione di Lazzaro (Gv 11,1- 45) che mi ha accompagnato nel periodo della mia malattia. Durante questo tempo, il Signore non si è privato di farmi vedere i suoi prodigi, risollevandomi più di una volta dalla debolezza e dalle difficoltà. Questo Vangelo ha alimentato la mia speranza, ricordandomi che come Cristo ha chiamato Lazzaro dalla tomba, anche noi nella sua potenza risorgeremo» (Appunti per la celebrazione). Non è un caso che la morte di don Maurizio sia sopraggiunta quando la Chiesa, nella Solennità del Natale del Signore, accoglie l’annunzio del IV Evangelista, del quale oggi facciamo memoria: «In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini» (Gv 1,4).
Il bastone che gli ha donato Fratel Biagio Conte e che don Maurizio ha voluto portare con sé nel sepolcro che lo accoglierà, è un segno tangibile di come egli ha vissuto la sua vita cristiana, la sua appartenenza alla Chiesa e il Ministero presbiterale: una transumanza verso la Vita senza fine, verso i pascoli eterni, che, prima di tutto – in virtù della rinascita battesimale – lo vedeva essere pecorella del gregge amato e condotto dal Signore e – in virtù del ministero presbiterale – segno del Buon Pastore, di colui che sta in mezzo alla sua gente, la accompagna, la conduce per pascoli ubertosi, l’aspetta, la sprona, già su questa terra, nella visione dell’abbraccio eterno dell’unico Buon e Bel Pastore.
Quel bastone è stato per don Maurizio sostegno, verga e guida. Lo ha sostenuto nella sua malattia, ma anche nel suo ministero pregno di passione d’amore per il Signore e la gente affidata alle sue cure. È stato verga di difesa della sua Comunità e di Brancaccio. Lo ha impugnato e fatto vibrare in alto quando, mercenari e lupi rapaci, sono venuti nel quartiere per predare o ostentare vuote e futili parole prive di fatti. Come guida, ha indicato la via, consumando i suoi calzari davanti, in mezzo, e dietro al suo popolo perché nessuno venisse disperso, illuso e rapito, o portato per pascoli di morte. «Venne tra la sua gente» (Gv 1,11), sono ancora le parole che risuonano nella Solennità del Natale del Signore. Venne tra noi fino a patire per noi. Fino a dare la vita. Un prete vero è impregnato da un moto di proesistenzialità per la sua gente. Esistere per altri.
Don Maurizio ha vissuto il suo ministero avendo tatuato nel cuore il martirio di Padre Pino Puglisi, del suo amato amico e confratello prete 3P. Come non ricordare la visita di Papa Francesco a Brancaccio sulle orme del Beato Puglisi? La gioia traboccante di don Maurizio nell’accoglierlo sulla soglia della chiesa di San Gaetano? Felice. Estasiato. Brancaccio non più periferia, al centro della Città, della Chiesa, del mondo intero.
Il Vangelo che prende forma lì dove risiedono e vivono i suoi primi destinatari. Una Comunità cristiana che è lievito, sale. Piccola tra i piccoli. Che segue il suo Signore nella forza della piccolezza, oggi come ieri sulle strade della ‘Galilea delle genti’, lì dove l’Evangelo diventa realmente “Bella notizia” che chiama libera e salva, presenza dell’Emmanuele, del Dio che mette tenda tra gli uomini e che «ama sempre tramite qualcuno» (G. Puglisi).
Don Maurizio, sei stato e rimarrai segno dell’Amore di Dio tra noi. Ministro, servo del Dio Amore, servo per amore; solo per amore di Dio e degli uomini e delle donne che egli ama. Un vero animatore vocazionale. Hai dato voce al Divino Chiamante. Lo sanno soprattutto i tanti giovani che hai accompagnato fino al tuo ultimo respiro.
Dio, Padre Buono e Misericordioso ti accolga, ti custodisca e ti benedica. Sono certo che dalla Dimora eterna custodirai e benedirai la tua amata Chiesa palermitana, il suo Presbiterio e, in particolare, il suo Vescovo che, senza alcun merito, hai amato «come pastore, amico e fratello».
Don Maurizio Francoforte, l’ultima intervista: “Io sono solo il viceparroco, il parroco è ancora don Puglisi” (Porta di Servizio, 19 novembre 2024) https://www.portadiservizio.it/2024/11/19/don-francoforte-io-sono-solo-il-viceparroco-il-parroco-e-ancora-don-puglisi/?fbclid=IwZXh0bgNhZW0CMTAAAR1n3_FmLAUmo2pq4QxZ-C7j8IDlmGVidD-uGe8NHfd-AnzZTEkzc_Or2As_aem_hgquw5pgZOx_KHh84OCrXw