Si è svolta nella Chiesa Cattedrale, presieduta dall’Arcivescovo Mons. Corrado Lorefice, la celebrazione della “Virgo Fidelis”, patrona dell’Arma dei Carabinieri. Quest’anno la ricorrenza coincideva con l’84° anniversario della Battaglia di Culqualber e con la Giornata dell’Orfano, istituita per ricordare i militari caduti e sostenere le famiglie che hanno subito una perdita. Le autorità sono state accolte dal Comandante della Legione Carabinieri “Sicilia”, generale di brigata Ubaldo Del Monaco; in chiesa anche il Comandante provinciale, Generale di Brigata Luciano Magrini e il comandante del 12° Reggimento “Sicilia”, Colonnello Angelo Franchi. “La Virgo Fidelis, per voi Carabinieri, è presenza discreta e sicura”, ha sottolineato l’Arcivescovo in un passaggio della sua omelia:
Festa della Virgo Fidelis Patrona dell’Arma dei Carabinieri, Chiesa Cattedrale, 21 novembre 2025
Omelia Acivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice
(Mc 3,31-35)
I parenti di Gesù erano venuti per prendere Gesù poiché, come si dice al v. 21, era “fuori di sé” (exéste). Ma Marco si premura di annotare che sono i suoi parenti a essere fuori poiché non sono attorno a Gesù, come si sottolinea al v. 32 e al v. 34, lo giudicano e lo reputano pazzo. Stare attorno a lui e ascoltarlo è fare la volontà di Dio. Gesù prende le distanze da quelli di casa, da quelli che presumono di conoscerlo, dai parenti secondo la carne e costituisce una nuova famiglia. Si radunano attorno a lui (perì autón) quelli che vogliono ascoltare dalla sua bocca le parabole del Regno e dunque quelli che vogliono accogliere in lui Dio stesso a differenza di quelli rimasti fuori, cioè di quelli che non lo ascoltano e non lo comprendono, anzi considerano Gesù un folle, lo stigmatizzano e lo giudicano. Quelli che stanno attorno a Gesù sono coloro che hanno la capacità di ascoltare. E ascoltare Gesù e la sua parola è fare la volontà di Dio. Non ascoltare Gesù è venir meno delle parole fondamentali della vita umana, per le relazioni umane a tutti i livelli, dalla famiglia, alle relazioni sociali o internazionali. Assistiamo al «“silenzio” delle parole che un tempo orientavano il senso dell’esistenza, della comunità» (M. Cacciari)
Sono le parole del Vangelo, le Beatitudini, il Samaritano, che oggi tacciono. Riascoltare il Vangelo, riaccogliere Gesù e la sua Parola di Vita, le sue parole umano-divine, oggi, significa forse imparare di nuovo a parlare: a nominare la vita, il dolore, la speranza, la libertà, la pace, la cura reciproca con quella sobrietà e quella verità che solo la parola abitata e fecondata dalla Parola di Dio può restituire. Siamo fuori, scollati, dalle parole ultimamente necessarie. Sebbene travolti dalle parole, siamo privi delle parole che generano vita, relazioni sane, costruttive, che ci fanno alzare lo sguardo verso un senso pieno della vita. «Io detesto – annotava Etty Hillesum – gli accumuli di parole. In fondo, ce ne vogliono così poche per quelle quattro cose che veramente contano nella vita» (Diario 1941-1942, Adelphi, Milano 2012, 579).
Se uno giace come morto per strada devi soccorrerlo, se ha fame dargli da mangiare, se è nudo vestirlo, se forestiero accoglierlo, se solo visitarlo. Se non lo fai, senti di essere venuto meno a una voce che ti chiamava a farlo. Se c’è la folla affamata, si condivide il pane. Se c’è chi proclama che la guerra è necessaria ed è razionale farla, e la fa, noi invece percorriamo l’unica logica che può dare vita al mondo e che lo rende umanamente e felicemente abitabile: la mitezza, la non-violenza, la riconciliazione e la pace. Queste parole non sono irrazionali. Non sono parole deliranti proferite da folli. Sono le parole necessarie ma non ascoltate. Rimosse, dimenticate.
Ma sono le parole che Gesù ci annuncia, che continua a proclamare. Che ci ri-consegna. Per questo dobbiamo ascoltarle. Vogliamo stringerci a lui. Metterci attorno a lui è ascoltarlo. Ascoltare Gesù significa fare la volontà di Dio e la volontà di Dio è che gli uomini abbiano vita in abbondanza, che gli uomini e le donne sono chiamati a radunarsi come un’unica famiglia nella pace.
I parenti di Gesù hanno preso con sé anche sua madre. Lei certamente già da principio era passata dalla maternità nella carne a quella nello Spirito; anzi questa fu il presupposto di quella. Infatti concepì nel ventre, perché già prima aveva accolto nell’orecchio il seme della Parola, custodendolo, lasciandolo radicare e crescere fino alla sua statura piena (cfr Lc 1,38.45; 2,19.51).
La Virgo fidelis per voi Carabinieri è presenza discreta e sicura. È con voi, non vi lascia soli. Anche voi siete tentati – come noi tutti – dentro il flusso di questo andazzo mentale del nulla, del vuoto, del vuoto delle parole e del “silenzio” della Parola eterna di Dio che è sulle labbra del Figlio di Maria, del figlio di Dio fattosi carne e venuto ad abitare in mezzo a noi. Siamo travolti da questo silenzio di parole di verità e di vita, bombardati da parole sempre più prive del loro significato, svuotate. Vuote.
Lei ‘la Fedele’ cammina con voi e con la sua vita, con il suo esempio di Donna che ha ascoltato la Parola di Dio, che si è fatta discepola fedele, che ha messo a disposizione di Dio e della sua opera di salvezza dell’umanità la sua vita, vi dice: “Sedete attorno a mio Figlio Gesù”. Stare seduti ai piedi di Gesù è la posizione tranquilla e attenta del discepolo, che, come Maria, ha scelto la parte migliore che non le sarà tolta (Lc 10,39.42).
Il cerchio di persone che lo ama e ascolta la sua parola sono i suoi familiari. Essi stanno dentro, mentre quelli di casa sono “fuori”. Il cerchio richiama un’armonia di unità rispetto a un centro comune a tutti e di uguaglianza tra quelli che stanno intorno. È lui il centro della nostra aggregazione, l’unico Signore che si è fatto servo. E questo diventa libertà per tutti e unico vincolo di appartenenza reciproca.
Con Maria continuiamo a spendere la nostra vita per le ‘parole grandi’, quelle «che veramente contano nella vita» (Etty Hillesum) e che accogliamo dalle labbra Gesù, Figlio di Dio. Per questo la Virgo fidelis, come a Cana, continua a dirci: «Fate quello che vi dirà» (Gv 2,5).

