Apertura del Giubileo 2025 nell’Arcidiocesi di Palermo: “Mi ha mandato a predicare l’anno di grazia del Signore” (Lc 4,19)

Domenica 29 dicembre 2024 la Processione e la Celebrazione presieduta dall’Arcivescovo Mons. Corrado Lorefice / OMELIA ARCIVESCOVO / PHOTOGALLERY / LINK DIRETTA / Decreto dell’Arcivescovo sulle Chiese Giubilari nell’Arcidiocesi / "Spes non confundit": Bolla indizione Giubileo 2025

La Chiesa di Palermo, in comunione con la Chiesa universale, ha aperto domenica 29 dicembre 2024 il proprio cammino lungo l’Anno Giubilare indetto e aperto da Papa Francesco accogliendo la Croce del Giubileo nella Chiesa Cattedrale dopo una processione che si muoverà da piazza Sett’Angeli.

L’Arcivescovo, con un proprio Decreto, ha individuato le Chiese Giubilari nell’Arcidiocesi di Palermo.

 

Omelia Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice

La Madre Chiesa – come Anna che salì con il figlio Samuele alla «casa del Signore a Silo» per «condurlo a vedere il volto del Signore» (1Sam 1,22) – vuole che questo Anno Santo «per tutti, possa essere un momento di incontro vivo e personale con il Signore Gesù, “porta” di salvezza (cfr. Gv 10,7.9)». Un incontro che consenta di «recuperare il desiderio di stare alla presenza del Signore, ascoltarlo e adorarlo» (Francesco, Lettera a S.E. Mons. Rino Fisichella per il Giubileo 2025, 11 febbraio 2022).

Oggi, sulle labbra della Chiesa, risuonano le parole pronunciate da Anna al marito Elkana e riferite al figlio Samuele: «poi resterà là per sempre» (1Sam 1,22). Il Giubileo arriva come tempo opportuno per ritornare a vivere in Dio e con Dio, nella casa del Signore, per sempre. I segni che porremo in essere in questo tempo di grazia, di misericordia e di riconciliazione – a cominciare dal pellegrinaggio verso le chiese e i luoghi giubilari – devono esprimere la «dimensione spirituale del Giubileo, che invita alla conversione» (Francesco, Lettera a S.E. Mons. Rino Fisichella).

«Amati (agapetoi), vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente» (1Gv 3,1).

Questo versetto racchiude il motivo per cui siamo venuti a iniziare insieme questo Anno Giubilare nella chiesa Cattedrale, il Tempio Madre della Chiesa palermitana, della Casa spirituale (oikos pneumaticos) fatta di pietre vive (lítoi zõntes) cementate dallo Spirito, fondata sulla pietra viva (líton zõnta) che è Cristo (cfr 1Pt 2, 3-5): riattivare in ciascun battezzato, nelle nostre Comunità parrocchiali e Religiose e nelle nostre Aggregazioni laicali, la consapevolezza di quale amore il Padre, Dio, ci ha dato! Si tratta di riattivare in noi l’amore del Padre per noi nel suo Figlio venuto nel mondo: «Et Verbum caro factum est et habitavit in nobis» (Gv 1,14). Venendo tra noi, il Figlio unigenito ha riversato in noi lo Spirito che ci rende in lui figli amati come lui. Per questo il Santo Padre, Papa Francesco, prendendo le mosse dalla lettera ai Romani ha voluto che la speranza fosse il messaggio centrale del Giubileo: «La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5).

Come afferma il Papa nella Bolla di indizione del Giubileo Ordinario dell’Anno 2025 (9 maggio 2024), «la speranza cristiana, in effetti, non illude e non delude, perché è fondata sulla certezza che niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore divino: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? […]. [Nulla] potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rm 8,35.37-39). Ecco perché questa speranza non cede nelle difficoltà: essa si fonda sulla fede ed è nutrita dalla carità, e così permette di andare avanti nella vita. Sant’Agostino scrive in proposito: “In qualunque genere di vita, non si vive senza queste tre propensioni dell’anima: credere, sperare, amare” (Agostino, Discorsi, 198 augm., 2)» (n. 3).

Un Anno Giubilare serve a questo: a riattivare in noi la fede, il dono che già Dio ci ha fatto: essere suoi figli, destinatari del suo amore. Essere figli di Dio e vivere da fratelli e sorelle in Dio. Rinsaldare la fede, avere «fiducia in Dio – ci ricorda la Prima Lettera di Giovanni – e qualunque cosa chiediamo la riceviamo da lui perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quel che è gradito a lui. Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti dimora in Dio ed egli in lui. E da questo conosciamo che dimora in noi: dallo Spirito che ci ha dato» (1Gv 3,21-24).

Amarci. Amare sempre. Ovunque. Amare come Cristo ha amato. Donando sé stessi e ponendo i segni dell’Anno Giubilare del Signore, fino al segno di un amore più grande: dare la vita! (cfr Gv 15,13). Nella sinagoga di Nazareth – nel luogo di culto e di studio della Legge del Signore – Gesù inizia la sua missione pubblica con queste parole: «Mi ha mandato a predicare l’anno di grazia del Signore» (Lc 4,19).  Il Messia unto di Spirito esplicita così la consapevolezza che aveva maturato nei vent’anni della sua nascosta vita feriale e familiare, nella sottomissione ai genitori Maria e Giuseppe – come annota l’Evangelista nel brano pocanzi proclamato: «tornò a Nazaret e stava loro sottomesso» (Lc 2,51) –, lavorando nella bottega artigianale del suo “Custode”, prendendo parte alle gioie e ai dolori del villaggio.

La speranza non delude! Sul fondamento della verità dell’amore di Dio per noi e in noi, la speranza non è un mero auspicio autoconsolante. È forza di vita, fonte di motivazione, luce per discernere in profondità gli eventi sociali che richiedono fattiva responsabilità e creativa corresponsabilità. Il Giubileo è «per tutti occasione di rianimare la speranza» (Francesco, Bolla, n.1).

Gesù era salito al tempio e vi si ferma a lungo, vi si perde. Ma poi «tornò a Nazaret» (Lc 2,51), a casa, alle relazioni familiari, al lavoro, alle relazioni sociali del villaggio.  Animato dalle cose del Padre suo, apprese nel Tempio, si inabissa nel silenzio della quotidianità dove cresce «in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini» (Lc 2,52).

Il tempo dedicato al tempio è fonte di crescita nella fede e nella vita ordinaria della famiglia, della città che abitiamo, della Casa comune che tutti e tutte noi ospita. È accurato – oltre che accorato – il Santo Padre, quando ci esorta: «Pertanto, la dimensione spirituale del Giubileo, che invita alla conversione, si coniughi con questi aspetti fondamentali del vivere sociale, per costituire un’unità coerente. Sentendoci tutti pellegrini sulla terra in cui il Signore ci ha posto perché la coltiviamo e la custodiamo (cfr Gen 2,15), non trascuriamo, lungo il cammino, di contemplare la bellezza del creato e di prenderci cura della nostra casa comune» (Francesco, Lettera a S.E. Mons. Rino Fisichella).

Il giubileo si concretizza allorché noi mettiamo in atto, lì dove ci pone la responsabilità umana e l’appartenenza ecclesiale, i segni del Regno, della Nuova Creazione.

A Giovanni il Battista che inviò i suoi discepoli a chiedere a Gesù: «“Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?”. Gesù rispose: “Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, e beato colui che non si scandalizza di me”» (Mt 11,3-6).

Pellegrini di speranza, siamo chiamati a disseminare quelli che il Papa chiama «segni di speranza». Sulle orme di Gesù, come Gesù. Sul solco dei martiri che – come ci ricorda il Papa – «saldi nella fede in Cristo risorto, hanno saputo rinunciare alla vita stessa di quaggiù pur di non tradire il loro Signore. Essi sono presenti in tutte le epoche e sono numerosi, forse più che mai, ai nostri giorni, quali confessori della vita che non conosce fine. Abbiamo bisogno di custodire la loro testimonianza per rendere feconda la nostra speranza» (Bolla, n. 20). Nel solco dei nostri martiri e dei nostri Santi: di Mamiliano e Giuseppe Puglisi, di Rosalia e di Benedetto il Moro (in questa Cattedrale noi custodiamo e veneriamo i loro corpi) e di tutti i creativi testimoni della carità di ieri e di oggi, fino a Fratel Biagio Conte e a don Maurizio Francoforte che abbiamo appena riconsegnato all’abbraccio del Padre.

A tutti noi è richiesto di mettersi in cammino verso le chiese e i luoghi giubilari come oasi di spiritualità per «ristorare il cammino della fede e abbeverarsi alle sorgenti della speranza, anzitutto accostandosi al Sacramento della Riconciliazione, insostituibile punto di partenza di un reale cammino di conversione» (Bolla, n. 5). Ma altresì e soprattutto, questo tempo di grazia ci ordina di porre in atto, con assiduità, i segni della speranza, in particolare quelli che ci consegna il Papa:

  • un impegno infaticabile per la pace nel mondo, per scongiurare una guerra totale, e nelle nostre città e nelle nostre case; la promozione della vita; la prossimità ai detenuti, agli ammalati, agli anziani, alle persone con disabilità e alle loro famiglie; il rispetto e l’accoglienza dei migranti, l’amore preferenziale per le persone povere o impoverite a partire da quelle che «a volte possono essere nostre vicine di casa» (Bolla, n. 15). Le nostre comunità cristiane siano sempre pronte a difendere il diritto dei più deboli (cfr Bolla 13).
  • Il Papa – ma anche il vostro Vescovo – chiede anche un particolare slancio per l’accompagnamento, la cura e la formazione umana e cristiana delle nuove generazioni: «quando il futuro è incerto e impermeabile ai sogni, quando lo studio non offre sbocchi e la mancanza di un lavoro o di un’occupazione sufficientemente stabile rischiano di azzerare i desideri, è inevitabile che il presente sia vissuto nella malinconia e nella noia. L’illusione delle droghe, il rischio della trasgressione e la ricerca dell’effimero creano in loro più che in altri confusione e nascondono la bellezza e il senso della vita, facendoli scivolare in baratri oscuri e spingendoli a compiere gesti autodistruttivi» (Bolla, n. 12). Non possiamo essere ancora lontani dai giovani, distratti e indaffarati dalla nevrosi del fare, del produrre, dell’affermarsi, anche al costo di trascurare le nostre famiglie.
  • E inoltre, Papa Francesco, ci ricorda l’impegno per la comunione dei cristiani e per questo ci esorta a valorizzare la ricorrenza dei 1700 anni dalla celebrazione del primo grande Concilio ecumenico, quello di Nicea che «rappresenta anche un invito a tutte le Chiese e Comunità ecclesiali a procedere nel cammino verso l’unità visibile, a non stancarsi di cercare forme adeguate per corrispondere pienamente alla preghiera di Gesù: “Perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17,21)» (Bolla, n.17).

Carissime, Carissimi, riprendiamo forza e coraggio, entusiasmo e passione da questo nostro convenire – nella multiforme creatività di doni e ministeri suscitati dallo Spirito – nella nostra chiesa Cattedrale. L’Anno Giubilare dia un nuovo sguardo alla nostra Comunità diocesana perché possa porre attenzione al tanto bene che è presente nel mondo». Non cadiamo anche noi nella «tentazione di ritenerci sopraffatti dal male e dalla violenza». I «segni dei tempi, che racchiudono l’anelito del cuore umano, bisognoso della presenza salvifica di Dio, chiedono di essere trasformati in segni di speranza» (Bolla, n. 7). «L’immagine dell’àncora è suggestiva per comprendere la stabilità e la sicurezza che, in mezzo alle acque agitate della vita, possediamo se ci affidiamo al Signore Gesù» (Bolla, n. 25). Ci sostenga la Vergine Santa, Stella maris, «che nelle burrascose vicende della vita viene in nostro aiuto, ci sorregge e ci invita ad avere fiducia e a continuare a sperare» (Bolla, n. 24).

Siate ovunque lo Spirito e la vita spingerà i vostri passi, pellegrini gioiosi e fattivi di speranza!

La Croce del Giubileo è stata scelta valorizzando il patrimonio artistico della Chiesa di Palermo. Per tutto l’Anno Giubilare, essa rimarrà esposta nel presbiterio della Cattedrale per essere venerata dai pellegrini. Per l’occasione è stata realizzata una base in ferro battuto che termina con un’àncora, simbolo della virtù della speranza, già presente nel logo ufficiale del Giubileo.

Chiese Giubilari nell’Arcidiocesi di Palermo

L’Arcivescovo di Palermo, vista la Bolla di indizione del Giubileo Ordinario 2025, Spes non confundit del 9 maggio 2024, con la quale il Santo Padre annuncia che “è giunto il tempo nel quale spalancare ancora la Porta Santa per offrire l’esperienza viva dell’amore di Dio” e ricorda che “il pellegrinaggio esprime un elemento fondamentale di ogni evento giubilare”, considerato che la medesima Bolla invita a valorizzare a livello locale “luoghi santi di accoglienza e spazi privilegiati per generare speranza”, viste le Norme sulla concessione dell’indulgenza durante il Giubileo Ordinario dell’anno 2025, ha stabilito con proprio Decreto del 25 dicembre 2024 che per tutta la durata dell’Anno Santo, a partire dal 29 dicembre 2024 siano da considerarsi Chiese Giubilari, nell’Arcidiocesi di Palermo:

Chiesa Cattedrale – Maria SS. Assunta

Basilica Santuario Madonna della Milicia in Altavilla M.

Santuario S. Rosalia sul Monte Pellegrino Santuario Madonna dei Rimedi

Casa di Preghiera per tutti i Popoli – Missione Speranza e Carità di Via Decollati

Cappelle delle Carceri e degli Ospedali

Nelle suddette Chiese e Cappelle “tutti i fedeli veramente pentiti, escludendo qualsiasi affetto al peccato e mossi da spirito di carità e che, nel corso dell’Anno Santo, purificati attraverso il Sacramento della Penitenza e ristorati dalla Santa Comunione, pregheranno secondo le intenzioni del Sommo Pontefice, dal tesoro della Chiesa potranno conseguire la piena Indulgenza con la remissione e il perdono dei loro peccati. L’Arcivescovo esorta tutti i fedeli a vivere questo Anno Santo con fervore spirituale, nutrendo la fede e la speranza, accogliendo con cuore aperto l’amore e la misericordia di Dio e testimoniando con generosa audacia la carità verso i poveri, i prediletti del Signore.

IN ALLEGATO:

  • Decreto Arcivescovo
  • Spes non confundit – Bolla indizione Giubileo ordinario 2025