TRIDUO PASQUALE, Giovedì della Settimana Santa
Nella Cena del Signore
14 aprile 2022
Omelia
Siamo venuti anche noi, come gli Apostoli in quell’ultima sera di Gerusalemme, a prendere parte alla Cena del Signore. La celebrazione di questa Cena è il limine che ci introduce al Triduo santo, agli eventi dei tre giorni pasquali di passione, morte e risurrezione del Signore. È la sera del Giovedì dei segni sacramentali dell’Amore – l’Eucaristia e la Lavanda dei piedi – che anticipano e svelano il Venerdì dell’Amore crocifisso, il Sabato dell’Amore sepolto, la Domenica dell’Amore risorto.
In questo vespro del Giovedì santo, che ci colloca già nel Triduo sacro (il giorno inizia la sera prima), vogliamo accogliere con gratitudine da Gesù stesso i due segni fondamentali che ha lasciato ai discepoli di ogni tempo per prendere parte alla sua Pasqua e rinascere nella sua Pasqua. Perché la Pasqua del Signore continui ad essere la nostra Pasqua, della Chiesa pellegrinante nel tempo.
Siamo particolarmente attratti dal racconto evangelico dell’istituzione dell’Eucaristia secondo la narrazione dell’Apostolo Paolo, e dell’istituzione della Lavanda dei piedi secondo Giovanni. Sono i due segni del Signore che introducono la mente del cuore nel mistero della sua morte per amore. Una morte avvenuta non certo per caso ma neanche per necessità, tanto meno per necessità divina, piuttosto accolta liberamente e consapevolmente. Per puro dono d’amore. Compimento dell’agire salvifico di Dio nella storia, nel corpo donato del suo Figlio venuto nel mondo, morto e risorto.
In quella sera, nello stesso contesto della cena, Gesù compie questi due gesti per introdurre i suoi commensali nella ‘logica’ che ha guidato la sua vita fino alla morte, affinché, dopo la sua Pasqua, diventi anche la loro logica. Perché agisca in loro.
Si tratta di avere comunione con Lui: «Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?» (1Cor 10,16). Essere in Lui. Essere Lui. Come Lui. Donare la vita! Donare sé stessi. Dunque il proprio ‘essere-corpo’: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me» (1Cor 11,24). Si tratta di imparare a coniugare il verbo essenziale della vita: amare! Vita è amare: «Chi non ama rimane nella morte» (1Gv 3,14)! e «Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore» (1Gv 4,8). «Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo» (Gv 17,3). Vita è coniugare all’infinito il verbo amare in tutte le sue forme: servire, abbassarsi, svuotarsi per raggiungere e accogliere l’altro nel punto più periferico, nella distanza massima: «Ho lavato i vostri piedi» (Gv 13,14). «La carità non si vanta, non si gonfia, tutto sopporta» (1Cor 13,4.7). «Svuotò se stesso prendendo la forma dello schiavo» (Fil 2,7). È la logica cara a Dio dell’admirabile commercium, del mirabile scambio, portata fino alle estreme conseguenze: «Fino alla morte e alla morte di croce» (Fil 2,7), fino alla discesa agli inferi (1Pt 3,19).
Il Crocifisso, sepolto e risorto è la ‘forma’ dell’Amore. Rivelazione di Dio Amore. Egli è l’Amore crocifisso. È l’eccesso dell’Amore di Dio per questo mondo. Per me, per te. Per noi. Un amore che non si stanca. Che non si pente. Neanche quando lo tradiamo o lo rinneghiamo; quando, scandalizzati dalla logica di Gesù, anche noi che gli apparteniamo assumiamo quella mondana. La giustifichiamo in noi e nella mentalità dominante.
Questo amore e questa logica di Gesù sembrano eccessivi anche a noi cristiani: «Non mi laverai mai i piedi» (Gv 13,8)! Lo rifiutiamo e lo tradiamo quando facciamo prevalere le relazioni di potere sul servizio, l’odio sull’amore, il rancore sul perdono, la divisione sulla comunione, l’autoreferenzialità sulla sinodalità, il conflitto sulla pace, l’indifferenza sulla cura, l’esclusione sull’accoglienza, il possesso sulla condivisione, l’assolutizzazione delle cose visibili sulle cose invisibili. Quando perdiamo la memoria di Lui chino sui nostri piedi, non riconosciamo più il suo corpo donato per noi peccatori sugli altari delle nostre chiese. E così si raffredda la fede che opera per mezzo della carità.
Eppure Egli ci ha amati fino alla fine (cfr Gv 13,1). Ci ama fino a tanto. I nostri piedi stasera sono testimoni di quest’eccesso d’Amore che, qui ed ora, ci raggiunge ancora e ci raduna in unità. Comunione donata gratuitamente, partecipazione alla sua logica, alla sua carità. Questo è il frutto della nostra partecipazione alla Cena del Signore: veniamo rigenerati dall’Amore. Rinasciamo all’amore di Dio, pronti con Lui e come Lui a svuotarci, ad abbassarci, a donarci. Pronti a condividere l’Amore di Dio con tutti.
O Divino Servo dell’umanità, «Tu sei l’aggressore per grazia, l’incredibile insurrezione / del rosso dello spirito nel nostro cuore spento» (Christian Bobin, Il Cristo dei papaveri, LXXXV).
“Trasformati di gloria in gloria”, preghiera per l’Adorazione eucaristica all’Altare della Reposizione
Vi proponiamo il testo della preghiera adattato per la nostra Diocesi dal Seminario Arcivescovile, un’occasione per condividere il cammino verso il 27° Congresso Eucaristico Nazionale (Matera, 21-25 settembre 2022)
Il prossimo 21-25 settembre, le Chiese italiane celebreranno il 27° Congresso Eucaristico Nazionale a Matera. Sarà l’occasione che ci porterà a riflettere nuovamente e a riscoprire il valore dell’Eucarestia nella vita delle nostre comunità e di ogni singolo credente, in modo tale che tutti “Torniamo al gusto del pane. Per una Chiesa eucaristica e sinodale”.
In comunione con le altre Diocesi, ci prepariamo anche noi a quell’evento, cominciando col condividere il medesimo schema di preghiera per il prossimo Giovedì Santo, durante l’adorazione eucaristica all’altare della reposizione. Il testo di preghiera è stato opportunamente adattato per la nostra diocesi dal nostro Seminario.
In allegato:
- TESTO PREGHIERA formato word
- TESTO PREGHIERA formato pdf