Sbarchi in Sicilia. Appello dell’Arcivescovo alla comunità diocesana per l’accoglienza dei migranti

Non c’è tregua negli sbarchi dei disperati che attraversano il Mediterraneo in cerca di libertà e lontano dalla guerra e dalla carestia.  Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati a seguito dell’ennesimo naufragio mancano all’appello un centinaio di persone dopo il primo naufragio. A questi si aggiungono circa 500 altri profughi dispersi dopo un secondo naufragio tra cui 40 bambini. Sulla barca senza motore trainata da un altro barcone, c’erano circa 670 persone. Infine, 45 altri corpi sono stati ritrovati dopo un terzo rovesciamento del barcone e ci sono numerosi dispersi. Le condizioni di salute dei migranti sbarcati a Trapani sono giudicate discrete. In particolare, però, per i 155 profughi che si trovavano sul barcone rovesciatosi al largo delle coste libiche si segnalano delle ferite dovute a quella drammatica circostanza e stati d’ansia per la perdita di propri cari.
E dopo l’ennesimo dramma, l’Arcivescovo di Palermo mons. Corrado Lorefice ha lanciato un appello alla comunità diocesana subito raccolto dalla Casa dei giovani che ha ospitato cinque minori a Casa Amaltea. La struttura fondata e diretta da padre Salvatore Lo Bue ha accolto cinque bambini provenienti dall’Eritrea. Si tratta di minori tra i 10 e i 15 anni di cui tre maschietti e due femminucce e due sono fratello e sorella, senza famiglia. I piccoli sono stati portati al Policlinico per una visita medica e poi sono arrivati a Bagheria dove sono stati rifocillati e accolti nella struttura protetta.
“Anche noi stiamo cercando di dare una piccola mano di aiuto – come indicato dal santo padre Francesco in segno di solidarietà ed accoglienza – afferma il vice direttore e coordinatore del progetto Casa Amaltea Biagio Sciortino – in questa operazione abbiamo anche coinvolto i Servizi Sociali del Comune di Bagheria”.