“Oggi più che mai – rispetto a cinque anni fa quando mi sono recato presso la casa di reclusione dell’Ucciardone per la mia prima messa da vescovo – vorrei essere lì tra di voi. A maggior ragione in questo momento di massimo isolamento che, a causa del coronavirus, accentua la sofferenza per la restrizione delle visite dei vostri affetti più belli, la paura e l’incertezza sulla vostra condizione in questo tempo di epidemia, la precarietà rispetto alle cose di prima necessità”.
Lo scrive l’Arcivescovo, monsignor Corrado Lorefice, nella sua “Lettera alla sorelle e ai fratelli detenuti” il quale aggiunge: “Vorrei farvi giungere come dono il profumo della zagara che esplode a Primavera nei giardini della nostra meravigliosa Isola. Così da sentire insieme il profumo di quella primavera di quasi 2000 anni fa quando nel giardino del Golgota, dove era stato scavato il sepolcro che aveva rinchiuso il corpo spento di Gesù, è esploso l’amore crocifisso che ancora oggi vivifica e profuma il mondo. Il freddo dell’inverno non può bloccare la primavera. La Risurrezione di Gesù ci raggiunge ora come il profumo di zagara inonda a primavera tutte le case, anche quelle di reclusione. Lui non lascia soli. E’ presenza, vicinanza, supera anche le porte sbarrate. Compagno che sopraggiunge sempre e sta accanto. Ho desiderato entrare nella vostra cella per raggiungervi e parlare a ciascuno di voi, al vostro cuore sofferente. Vi ho aperto il mio cuore con queste parole che non sono astratte o di circostanza. Anch’io come voi sono un peccatore perdonato che ha conosciuto il Signore Gesù e lui mi ha cambiato la vita. Mi ha liberato”.