“Torniamo ad ascoltare il brusio degli angeli, spesso soffocato dal rumore delle news salvifiche”

Il Messaggo dell'Arcivescovo Mons. Corrado Lorefice per il Santo Natale / MESSAGGIO / LINK VIDEOMESSAGGIO

Messaggio dell’Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice per il Santo Natale 2024

Noi cristiani a Natale gioiamo per la nascita di un bambino, per la venuta di Gesù. In lui riconosciamo che si realizza l’oracolo del Profeta Isaia: «Un piccolo fanciullo li guiderà» (Is 11,6).

Natale è la nascita del Figlio che solo Dio poteva donarci. Gesù, il bambino nato da Maria a Betlemme in una condizione di precarietà, è il fanciullo che chiede di essere ‘ammesso’ come Signore nella nostra vita. La vuole accompagnare come ‘nostro’ Salvatore.

A Natale si gioisce per Gesù, Colui che «porta la salvezza nella nostra perduta esistenza». Egli è il Dio Salvatore, il Dio della mia e della nostra vita. Dio-con-noi, l’Emmanuele.

Quanti messaggi oggi ci raggiungono. Quante vie di salvezza ci vengono proposte e che ‘ammettiamo’ nella nostra vita. Non sentiamo più «il brusio degli angeli» (P. L. Berger, Il brusio degli angeli), ma riponiamo le nostre attese nelle tante news salvifiche che ci chiedono adesione e fiducia incondizionata. Illudono di salvezza e creano solo dipendenza. Viviamo senza Dio eppure siamo idolatri. Schiavi di falsi dèi! Produciamo. Consumiamo. Accumuliamo. Esportiamo odio, divisione, violenza, guerra. Innalziamo muri. Pianifichiamo respingimenti. Distruggiamo ponti. Imperterriti, offriamo incenso a questi dèi! Ci raffreddano il cuore. Lo pietrificano. Lo ‘narcisizzano’. Produciamo. Consumiamo. Distruggiamo…

Maria, la Madre, l’umile ragazza di Nazareth, esulta in Dio salvatore che la rende protagonista feriale di salvezza e di riscatto dell’intera famiglia umana. Madre di umanità e della nuova umanità, gioisce nel Dio che «ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi» (Lc 1,51-53).

Questo è il Dio Salvatore che ci dona Maria a Betlemme. «E in questo Dio – come ricorda un noto teologo del secolo scorso –  possiamo e ci è lecito e dobbiamo esultare. Sugli altri dèi si può meditare, al destino ci si può piegare con viso rabbuiato, le proprie idee si possono seguire con sicurezza di sé, con un conforto creato da noi stessi, nel fanatismo: ma dov’è la gioia? La gioia è la cosa più rara e più preziosa del mondo. Di serietà fanatica ed entusiasmo e di zelo privo di humor ne abbiamo abbastanza nel mondo, ma di gioia? Segno che la conoscenza del Dio vivente è rara. In Dio, mio salvatore, se noi abbiamo trovato Lui o Lui ha trovato noi, esultiamo, dice Maria. Il Salvatore sarà sempre Colui che ci trova alla fine del nostro cammino, alla fine delle nostre arrampicate e dei nostri voli, alla fine del nostro ottimismo e del nostro pessimismo: là dove non sappiamo più che una cosa: se egli non mi aiuta, sono perduto» (K. Barth, L’Avvento. Il Natale).

Il Natale di Gesù è annuncio di gioia che risuona dal Cielo e parola di speranza e di salvezza che deflagra per la Terra: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (Lc 2,14).

Salvezza che irrompe dal Cielo per fecondare di pace salvifica la Terra. Natale è la storia umana vista con gli occhi e il cuore di questo Fanciullo che Dio ci dona. Nel quale Dio stesso si dona a noi come Emmanuele Salvatore.

Questo Fanciullo è la poesia di Dio che irrompe nella prosa umana. Papa Francesco nella Lettera sul ruolo della letteratura nella formazione (14 luglio 2024) afferma che uno dei compiti dei credenti è «“toccare” il cuore dell’essere umano contemporaneo affinché si commuova e si apra dinanzi all’annuncio del Signore Gesù ed in questo loro impegno l’apporto che la letteratura e la poesia possono offrire è di ineguagliabile valore» (n. 21). Quanta luce sprigionano le parole del poeta francese C. Bobin che ne L’uomo che cammina ha puntato lo sguardo sulla “Bella Notizia” trasportata dai passi di Gesù: «La morte è economa, la vita è prodiga. Lui parla solo della vita, con parole a lei proprie: coglie dei pezzi di terra, li raduna nella sua parola e il cielo appare, un cielo con alberi che volano, agnelli che danzano e pesci che ardono, un cielo impraticabile, popolato di prostitute, di folli e di festaioli, di bambini che scoppiano in risate e di donne che non tornano più a casa: tutto un mondo dimenticato dal mondo e festeggiato là, subito, adesso, sulla terra come in cielo».

«Sulla terra come in cielo». Questo è il Natale che voglio condividere con voi! L’Anno Santo indetto da Papa Francesco che si apre dinanzi a noi, ci faccia spalancare le porte del cuore a questo piccolo Fanciullo perché «diriga i nostri passi sulla via della pace» (Lc 1,79). Questo è l’impegno che ci chiede il Natale. Insieme: sulla Terra come in Cielo.

Cari e sentiti auguri: il Natale di Gesù dia forma alla nostra speranza, il Nuovo Anno giunga come brezza del Regno veniente.

+ Corrado Lorefice, Arcivescovo

 

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