Quello dell’Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice al termine del Pontificale per l’Immacolata Concezione è stato l’abbraccio di un pastore che da cinque anni (è stato ordinato Vescovo e si è insediato il 5 dicembre del 2015) condivide con il suo popolo «gioie e dolori, soprattutto in questo tempo di pandemia nel quale molte delle nostre case sono segnate dalla sofferenza per la malattia e per le conseguenze sociali ed economiche».
Un abbraccio ricambiato per bocca del Vicario generale dell’Arcidiocesi Mons. Giuseppe Oliveri che ha definito l’attuale Arcivescovo «un dono di Dio fatto alla Chiesa di Palermo: Monsignor Corrado Lorefice ci guida con il coraggio della verità, la sollecitudine della carità e la fiducia nella preghiera; egli è anche (citando il profeta Ezechiele) una sentinella contro il rischio di vivere una fede tiepida, che relativizza l’annuncio del Vangelo».
Nella sua omelia l’Arcivescovo ha voluto sottolineare il valore della disponibilità totale, senza riserve, di Maria al progetto che il Signore aveva disegnato per lei: «Maria ha fatto sì che la Parola di Dio non restasse inefficace, ha testimoniato con il suo sì che nulla è impossibile a Dio, ha permesso al Dio eterno, trascendente, infinito, invisibile e illimitato fuori dallo spazio e dalla materia di prendere corpo e farsi carne nel grembo verginale di una donna. Di fronte a questo mistero non resta altro che prostrarsi in ginocchio e adorare qualcosa che ci sovrasta; con la consapevolezza che la Parola di Dio si manifesta anche nella realtà umana, dal momento che è accaduto che il Verbo si sia incarnato, che il figlio di Dio si sia fatto carne venendo ad abitare in mezzo a noi. Come non riconoscere in Maria – ha proseguito l’Arcivescovo – la donna che attraverso il suo sì ha permesso la nascita di una nuova generazione, quella di figli
chiamati a vivere non sotto la paura ma nella libertà, quella di figli non più soggetti all’inganno del demonio bensì partecipi del progetto di Dio per l’intera umanità».
Mons. Corrado Lorefice nella sua omelia ha voluto anche fare memoria del Cardinale Salvatore Pappalardo che il 6 dicembre del 1970 iniziò il suo ministero episcopale a Palermo e di cui il prossimo 10 dicembre ricorre il 14° anniversario della morte:
«Questa Chiesa che il Cardinale Salvatore Pappalardo ha servito per tanti anni è stata capace, sotto la sua guida, di cooperare alla realizzazione dell’impossibile di Dio; in particolare questa Chiesa è stata capace di tenere alto il testimone del Concilio Vaticano II che la vuole segno di fraternità per tutto il genere umano, che la vuole messianica dentro la storia, capace di testimoniare i valori messianici che corrispondono ai più alti valori umani: i valori dell’unità, della comunione, della pace, della giustizia e della libertà. Il Cardinale Pappalardo nella Chiesa palermitana ha vissuto in anni molto duri, negli anni in cui la peste della mafia imperava, seminava paura e morte; in quegli anni grazie a lui, grazie alla sua guida, la Chiesa palermitana ha realmente cooperato alla realizzazione dell’impossibile di Dio, questo Dio che vuole il popolo degli uomini nella gioia, radunato come un’unica famiglia dove non esista l’ingiustizia, la lacrima, il pianto, la violenza, la sopraffazione. Noi oggi ricordiamo il Cardinale Salvatore Pappalardo perché la Chiesa palermitana sia all’altezza di questo compito avendo dinanzi a sé la figura fulgida dell’Immacolata, della discepola per eccellenza, perché possa continuare anche oggi alla realizzazione dell’impossibile di Dio».