“È importante che il Vangelo risuoni attraverso non solo l’annuncio verbale, ma attraverso quelli che il Signore invia a due a due perché la loro stessa vita possa entrare nelle case con la parola augurale: “Pace”. Ad affermarlo l’Arcivescovo, mons. Corrado Lorefice in apertura dell’assemblea pastorale di inizio anno che si è svolta contemporaneamente, ma in sedi dislocate, nei sei vicariati di zona. L’assemblea si è tenuta nel rispetto delle norme sul distanziamento anti covid-19.
“Oggi abbiamo la gioia di vivere l’assemblea pastorale diocesana – ha proseguito Lorefice – che sta suscitando in noi la gioia di una nuova creatività ed energia. Il Vangelo è una persona che ci raduna anche in questi tempi di pandemia che grazie ai social rappresenta una bella opportunità”.
A tenere la relazione sulla quale poi si è riflettuto comunitariamente, don Angelo Passaro, presidente dell’Associazione biblica italiana e docente presso la Facoltà teologica di Sicilia “San Giovanni Evangelista”. “Il tema assegnato Chiesa discepola in ascolto della Parola: la scelta ecclesiale dell’evangelizzazione nel tempo della fragilità. «La Parola di Dio si diffondeva» (At 6,7) solo a pensarlo suscita tante risonanze” – ha esordito il relatore -. “Parlare di Atti senza parlare del Vangelo non è possibile. Luca nella sua duplice opera Vangelo e Atti ha un progetto che è sedimentazione del Tempo. Si inizia con i profeti, poi con Gesù che è al centro, e nella Chiesa. L’atto della Parola è relazione e Gesù porta a compimento la Parola di Dio in modo unico e definitivo. Anche se il popolo non ascolta – ha proseguito – Dio parla di nuovo perché è misericordioso e porta a termine tutte le promesse antiche creando discontinuità”.
Quindi don Passaro ha suggerito una chiave di lettura degli Atti. “Occorre chiedere al Signore di vivere nell’amore di Gesù che è Parola in cammino e che insegna ai suoi, cosa vuol dire essere discepoli, cioè affidarsi a colui che dice una Parola, che è insegnamento sia per loro, sia per la gente lungo il cammino. Luca pone sulla bocca di Gesù gli insegnamenti del camminare e annunciare il Vangelo. Il cristiano è colui che esce a seminare la Parola anche a costo di fallire – ha detto ancora – e infatti, la forza della Parola sta nella sua debolezza, come la croce che è debolezza e attraverso di essa si afferma”. Per don Passaro non dobbiamo inventarci nulla, ma ascoltare e mettere in pratica la Parola, quella che ci pronuncia Gesù, con parresia. “La sua Parola è straordinariamente sovvertitrice e ci offre una chiave di lettura che supera la legge e guarda al bene dell’uomo”.
In conclusione don Passaro ha fatto un riferimento escatologico: “Il giudizio di Dio sulla storia è quello dei poveri di Jahvè a cui nessuno dà Parola perché sono emarginati, ma rappresentano il suo corpo”.